da SoS ragazzi n.2 Luglio 2019
Il vero secolo buio per le donne? L’Ottocento
di Francesco Mastromatteo
Uno dei paradossi della cultura occidentale è quello di diffamare costantemente il Medioevo, a dispetto dei risultati raggiunti da tempo dalla ricerca più rigorosa.
Un pregiudizio che perdura nella cultura di massa, anche dalla gente “colta”, perché come ha rilevato lo storico Antonio Brusa, stereotipi e leggende nere “non sono prodotti spontanei di una società ignorante. Al contrario, furono, in tempi passati, elaborati nel cuore stesso dell’accademia, e da quella fonte hanno penetrato gli aspetti più nascosti e insospettabili della società”.
Eppure l’accademia più prestigiosa ha ormai fatto piazza pulita di molti luoghi comuni sette-ottocenteschi, studiando senza paraocchi ideologici un’era molto più complessa e feconda di quanto non la concepissero illuministi e positivisti.
E’ il caso di Jacques Le Goff, uno dei maggiori medievisti di sempre, scomparso nel 2014 dopo una vita dedicata allo studio dell’Età di Mezzo.
Sul tema del rapporto uomo-donna, secondo Le Goff, è già Tommaso D’Aquino a sottolineare l’uguaglianza tra Adamo ed Eva: “Egli afferma, a grandi linee, che Dio ha creato Eva da una costola di Adamo e non l’ha creata dalla testa o dai piedi; se l’avesse creata dalla testa, ciò avrebbe voluto dire che Egli vedeva in lei una creatura superiore ad Adamo, al contrario, se l’avesse creata dai piedi, l’avrebbe considerata inferiore: la costola si trova a metà del corpo, e la scelta quindi stabilisce l’Uguaglianza, nella volontà di Dio, di Adamo e di Eva. Io ritengo che l’idea ce la donna sia uguale all’uomo abbia determinato la concezione cristiana della donna e abbia influenzato la visione e l’atteggiamento della Chiesa medievale nei suoi confronti”.
La santità cristiana, secondo lo storico di Tolone, avrebbe costituito un fattore di promozione sociale: “Durante i primi secoli del Medioevo, il modello maschile della santità è la figura del vescovo: i santi sono nella maggior parte dei casi dei vescovi – trasposizione della gerarchia celeste nella gerarchia terrestre. Si impone, in seguito, lentamente la santità delle badesse, ricordiamo ad esempio Ildegarda di Bingen, badessa renana del XII secolo, grande mistica, ma anche coraggiosa studiosa razionale, la cui autorità e il cui prestigio, esercitarono un notevole potere all’epoca. Infine, a partire dal XIII secolo, con la comparsa del misticismo, in modo eclatante, le donne si impongono di nuovo nell’universo della santità.
Una scrittura, quella delle sante mistiche, che con tutta evidenza privilegia l’interiorità, l’esperienza di sé”. Una spera, questa, da cui gli uomini della cristianità latina erano generalmente esclusi, a differenza di quanto avvenne in Oriente.
Quanto al potere laico, per Le Goff “le donne hanno avuto senza alcun dubbio un ruolo politico molto importante durante il Medioevo”, anche se le cose sono peggiorate più in là nel tempo, parallelamente con il rafforzamento dei regni nazional, particolarmente intenso nel suo paese: “Perché in Francia, in virtù della legge salica, le donne sono state escluse dalla successione diretta al trono? Vi è stato un abbozzo di teorizzazione all’inizio del XIV secolo, dopo la morte dell’ultimo figlio di Filippo il Bello, per escludere il re d’Inghilterra dalla successione al trono.
Poi, alla fine del regno di Carlo V, nel XV secoli, si «inventa» la legge salica, applicata nel regno di Francia. Ma quest’idea non riusciva a imporsi nel sistema feudale, che non vedeva sistematicamente escluse le donne. Bianca di Castiglia, nel XIII secolo, ha tenuto senza impedimenti le redini del regno”.
Donne sempre discriminate sul piano morale? “Si dice spesso che in caso di adulterio non vi è eguaglianza tra uomo e donna.
Ora, in un certo numero di casi molto particolar, e spesso molto famosi, l’uomo è stato severamente condannato dalla Chiesa, pensiamo al re di Francia Roberto il Pio o a Filippo Augusto. Roberto il Pio nei primi anni dell’XI secolo, dovette separarsi dalla seconda moglie, Berta di Blois, poiché il clero lo considerava bigamo (la prima moglie era ancora viva) e incestuoso (i due erano consanguinei in terzo grado). Il Papa Innocenzo III, invece, eletto nel 1198, lanciò l’interdetto contro il regno di Filippo Augusto, che aveva ripudiato nel 1193 la moglie, Ingeborg di Danimarca, e aveva sposato Agnese di Merania.
Negli statuti urbani del XII secolo in Italia e del XIII in Francia, si trovano articoli sulla punizione dell’adulterio che prevedono dure pene sia per gli uomini che per le donne. Così, ad esempio, le Consuetudini di Tolosa del 1293 che raccomandano e illustrano in un disegno la castrazione di un marito adultero…”.
Lo sviluppo positivo nei confronti della figura femminile, per Le Goff, nasce anche in campo artistico: “Una delle mie convinzioni più salde, confortata dai progressi degli studi storici è che il Medioevo, era di tenebra e violenza, sia stato anche e soprattutto un momento decisivo per la modernizzazione dell’Occidente. Si pensi ad esempio all’evoluzione dell’interesse estetico, nell’Antichità volto soprattutto alla celebrazione di un ideale maschile e che nel Medioevo evolve verso la celebrazione del corpo – e soprattutto del viso – della donna. Non credo ci si debba vedere una «strumentalizzazione», come si dice oggi, della donna, donna-oggetto, semplice oggetto del desiderio.
No, credo che vi sia stata una vera e propria promozione della donna, attraverso, in particolare, le rappresentazioni del corpo di Eva, occasione insperata per gli artisti che finalmente potevano rappresentare la donna nuda, e il volto di Maria. Da Eva arriviamo a Maria, o per meglio dire tutto inizia veramente con Lei: dal Suo si al Signore, che diventa paradigma del libero consenso di ogni donna: “Credo che tale rispetto della donna sia una delle grandi innovazioni del cristianesimo; pensiamo alla riflessione che la Chiesa ha condotto sulla coppia e sul matrimonio, fino a giungere alla creazione di tale istituzione, ora tipicamente cristiana, formalizzata dal quarto concilio Lateranense del 1215, che ne fa un atto pubblico (da cui la pubblicazione dei bandi) e, cosa fondamentale, un atto che non può realizzarsi se non con il pieno accordo dei due adulti coinvolti”.
Il culto mariano, dunque, ha portato beneficio alla condizione reale della donna? Le Gorff non ha dubbi: “Credo comunque che la Vergine, opposta alla donna peccatrice, Eva, sia divenuta in realtà l’immagine della donna riabilitata e salvatrice.
Se si pensa che il culto mariano è contemporaneo alla trasformazione del matrimonio in sacramento, di una promozione dell’infanzia, della famiglia nucleare, come mostrano la natività nella pittura, bisogna vedere nella Vergine la grande ausiliatrice del destino terreno della donna”.
Per essa, dunque, il vero secolo buio è l’Ottocento: “Sono profondamente convinto che non vi sia stata peggiore condizione femminile di quella della donna in Europa nel XIX secolo.
La cosa peggiore per la donna è stata la diffusione e il trionfo dei valori borghesi. E praticamente la borghesia non esisteva prima del XIX secolo. Nel Medioevo vi sono nobili e contadini e certo non sono essi a mostrarsi più duri con le donne. Facciamo dunque attenzione alle illusioni, diffidiamo dell’idea che il progresso sia irreversibile, costante, in movimento lineare dai tempi passati all’epoca contemporanea.
Oggi il numero di donne che ha accesso alle più alte sfere del potere è molto ridotto. In Occidente non vi sono più donne Primo ministro di quante fossero nel Medioevo regine o reggenti”. Parola di storico agnostico e progressista …