Consigliera e celeste protettrice dell’Europa
La sua prima vittoria avviene il 29 giugno 1444, quando sconfigge a Torvyol un’armata turca quattro volte superiore al comando di Alì Pascià. Per ben venticinque anni Scanderbeg riuscirà a sbarrare le porte dell’Europa ai seguaci di Maometto. Con un piccolo esercito che mai supererà i ventimila uomini, il condottiero albanese annienta successive spedizioni ottomane di gran lunga superiori sia in numero che in armamento, tanto da far dire a Maometto II che il suo sogno di conquistare Roma si era infranto. Chiamandolo “Scudo della Cristianità” e “Atleta di Cristo”, Papa Eugenio IV arrivò a ipotizzare una nuova crociata contro l’islam guidata proprio da Scanderbeg, progetto ripreso da Pio II e mai portato a compimento.
Da dove traeva Scanderbeg l’ispirazione e la forza per portare avanti un’impresa al limite dell’inverosimile? Un’impresa qualificata dal celebre storico tedesco Ludwig von Pastor “degna di un romanzo, se non ci fossero documenti storici incontestabili”? Sicuramente dalla sua spiccata devozione per la Madonna di Scutari, alla quale rivolgeva ferventi preghiere prima di ogni battaglia. “Egli pregava nel santuario della Madonna con un amore devoto ed entusiasta”, racconta lo storico Georges F. Dillon.
Si tratta di un affresco dipinto su un sottile strato di intonaco, di 31 cm di larghezza per 42,5 cm di altezza, custodito nella chiesa di Shkoder (Scutari), risalente al secolo VI. Di origini ignote, l’icona era venerata come protettrice della nazione albanese.
Nel marzo 1467 i turchi prendono d’assalto Scutari. Il santuario della Madonna è parzialmente distrutto (sarà poi raso al suolo dai comunisti nel 1948). Con grande stupore della gente, però, qualche giorno prima della caduta l’affresco era sparito inspiegabilmente, lasciando un enorme buco sul muro. Si pensò che qualcuno lo avesse prelevato per impedire che cadesse nelle mani dei seguaci di Maometto.
Poco dopo, il 25 aprile, era il giorno del mercato nel paesino di Genazzano, a 48 chilometri da Roma sulla Prenestina. Contadini e borghesi si accalcavano in allegra confusione per le viuzze tortuose. D’un tratto, le campane della chiesa dei Padri Agostiniani dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, allora in restauro, cominciarono a suonare senza apparente motivo. La tradizione racconta che una nuvola, scendendo dal cielo, andò a posarsi su un muro incompleto.
Dissolta la nuvola, davanti agli occhi sbalorditi dei genazzanesi apparve una bellissima Madonna col Bambino Gesù in braccio. L’affresco, dai contorni irregolari come se qualcuno lo avesse strappato, restava prodigiosamente sospeso nell’aria, appena toccando la parete con l’angolo inferiore destro (“in precarie condizioni di stabilità”, secondo il Rapporto della Commissione canonica del 1936).
Racconta lo studioso Raffaelle Buonanno, “La Madonna si è posata ad una piccola altezza da terra, ad una distanza di circa un dito dalla parete nuova e rustica della cappella di San Biagio, e lì rimase, sospesa senza alcun supporto”. È questo l’avvenimento che viene commemorato ogni anno, appunto il 25 aprile, col nome di “Venuta della Madonna”.
Il mistero comincia a chiarirsi quando arrivano a Genazzano due personaggi in abiti tipici dell’Albania. Dicono di chiamarsi Gjergj e De Sklavis e di essere stati condotti in Italia da un’ispirazione divina. Attestano che quel quadro è proprio la Madonna che si trovava nel Santuario di Scutari, fatto poi confermato da altre testimonianze. Inizialmente battezzata dagli italiani Madonna del Paradiso o Madonna del Muro, poi è prevalso il titolo di Madonna del Buon Consiglio, dal nome della chiesa dove si era posata.
Sin dalla sua “venuta”, la Madonna del Buon Consiglio iniziò a fare prodigi. Dal 27 aprile al 14 agosto 1467 sono riportati ben 161 miracoli, secondo il «Codex Miraculorum» conservato nel Santuario. Immenso era il concorso di popolo che veniva dai paesi vicini e poi da ogni parte d’Italia e del mondo a pregare la Santa Immagine. Papa Paolo II volle rendersi conto dell’accaduto, e inviò a Genazzano una commissione presieduta da due vescovi, Gaucerio di Gap e Nicola di Fara, la quale emise parere positivo.
Nel corso della storia, numerosi santi e beati si sono recati in pellegrinaggio al santuario di Genazzano. Due Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, hanno pregato ai piedi della prodigiosa Immagine. S. Pio X ne conservava un quadretto sulla scrivania.
La devozione di Plinio Corrêa de Oliveira per la Madonna del Buon Consiglio di Genazzano nasce in tenera età. All’epoca in cui studiava presso il Collegio San Luigi dei Padri Gesuiti, soleva rifugiarsi nella cappella per confidare le sue afflizioni davanti a una riproduzione della Santa Immagine. Più tardi egli dichiarerà di aver ottenuto proprio in queste occasioni le forze spirituali necessarie per lanciarsi nella grande battaglia della Contro-Rivoluzione.