Notiziario di un gruppo di volontari libanesi membri di “Oui pour la vie”, associazione di volontariato con sede a Damour in Libano, legalmente riconosciuta e operante in favore dei più poveri. http://www.ouipourlavielb.com/en/mission
padre Damiano Puccini
In Libano ancora sono due milioni i profughi dalla Siria e dall’ Iraq e il problema principale è che nessuno riconosce loro il diritto di poter ritornare nelle loro terre di origine, ormai invase e semi distrutte.
Queste persone vivono sempre ai limiti della sussistenza e, anche se grazie a Dio nonostante le temperature torride dell’estate, in media sui 40 gradi, non c’è stata carenza di acqua in quanto durante lo scorso inverno la neve è rimasta a lungo sulle montagne. Invece il cibo e le medicine ormai scarseggiano.
Inoltre da circa una settimana diverse migliaia di persone manifestano nel centro di Beirut per la mancata rimozione dei rifiuti che nella capitale da circa due mesi non vengono raccolti. Ci sono stati anche tafferugli e tutti questi movimenti possono determinare per lo Stato una situazione non facilmente gestibile.
La crisi economica è molto forte in Libano, anche per la presenza di tutti questi profughi, ormai più della metà degli abitanti effettivi. I nostri volontari di Oui pour la Vie regolarmente visitano i rifugiati e rinunciano fino ad un terzo delle loro risorse personali per condividerle con questi più bisognosi.
La nostra associazione è composta da una cinquantina di volontari che in gruppi di 2 o 3 assistono una decina di famiglie ciascuno, per un totale di circa 150 nuclei composti da 6/7 persone ciascuno. Sono i più poveri, di qualsiasi origine o appartenenza, disponibili talvolta a condividere a loro volta il necessario con altri e ad aiutarci a trovare altre situazioni simili alle loro. Per questo infatti abbiamo contatti con altre famiglie, ma non disponiamo dei mezzi per sostenerle. Nonostante il prezzo delle verdure sia lievitato, in media noi paghiamo circa un 30 dollari a settimana per ogni famiglia, solo per il cibo.
Ci impegniamo anche ad aiutare i bambini siriani o iracheni per la scuola, affinché possano sostenere gli esami da privatisti. In più, offriamo un piccolo compenso ad universitari non del nostro gruppo, ma disponibili a dare poi ripetizioni ai ragazzi.
Una signora che aiutiamo regolarmente, ci stupiva confidandoci che lei, al secondo o terzo cucchiaio della minestra, si sente in colpa al pensiero delle altre famiglie che non hanno cibo. Molto spesso lei dà una parte degli aiuti che riceve ad altri rifugiati, che hanno tanti bambini.
Una famiglia, che di fatto vive in una baracca, sotto un sottile tetto di lamiera e dormendo per terra su di un telo, è venuta nella nostra sede per restituirci un sacco contente aiuti alimentari per un altro nucleo familiare. Infatti uno dei nostri volontari in visita lo aveva dimenticato da loro. Abbiamo poi riscontrato non avevano preso niente per se’, restituendo tutto il cibo.
Un uomo, affetto cancro, ormai in fase terminale, non voleva vedere nessuno. Uno dei nostri volontari lo ha supplicato di potergli cantare una canzone. Colpito da questo gesto, quest’uomo ha accettato che il giovane continuasse per un’ora a cantare, alla fine gli ha permesso di mettere una pomata su una delle sue ferite e, dopo averlo ringraziato con un bel sorriso, è deceduto.
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