Corriere del Sud 30 novembre 2013
Il “lato oscuro” del leader dei diritti civili tanto amato anche da molti cattolici
Giuseppe Brienza
Martin Luther King, nato “Michael King”, ad Atlanta il 15 gennaio 1929, è morto a soli 39 anni a Memphis, il 4 aprile 1968. Politico, attivista e pastore protestante (battista) statunitense, è stato nel 1964 il più giovane Premio Nobel per la pace del mondo.
Il “mito svelato”: Garrow ed il gruppo della Stanford University
Pochi sanno che, negli anni 1980, i lavori di un gruppo di ricerca istituito alla Stanford University per la pubblicazione dell’Opera omnia di King, sono stati bruscamente interrotti perché l’editore, già pronto da tempo, ha improvvisamente rinunciato alla stampa delle opere annunciate. Dopo i primi giorni di lavoro, infatti, i membri, discepoli e ammiratori fedelissimi del leader nero, si sono detti, testualmente, «increduli, sconvolti, avviliti» da quanto andava profilandosi sotto i loro occhi. Ma cosa era successo?
Ha scritto Vittorio Messori che, i componenti del gruppo di lavoro della Stanford University, hanno «scoperto che buona parte di ciò che King ha lasciato — dai discorsi ai libri era stato copiato da altri autori: spesso, senza citare affatto la fonte; talvolta, limitandosi a una piccola nota che non faceva però sospettare l’imponenza del plagio. David Garrow, vincitore di un Premio Pulitzer per una biografia del pastore dall’impegnativo titolo di Portando la croce, ha dichiarato: “La scoperta è stata per me un forte trauma. Perché l’ha fatto? La cosa è ancor più sconvolgente perché non rientra nell’immagine dell’uomo che ho conosciuto e amato”» (V. Messori, M.L. King, in La sfida della Fede, SugarCo, Milano 2008, p. 488).
Il «Movimento per i diritti civili»
Com’è nata la leadership di M. L. King a capo del «Movimento per i diritti civili»? Tutto è partito dal “caso dell’Arkansas”, del 1957, che vide l’esclusione, da parte del governatore “sudista”, di nove studenti negri dall’High School di Little Rock per evitare incidenti coi circa 2000 studenti bianchi iscritti. Il politico a capo della comunità fra le più conservatrici degli Stati Uniti ricorse alla Guardia nazionale, da lui dipendente, per impedire l’accesso alla scuola da parte dei negri.
Il Presidente Eisenhower non poteva certo permettere che gli ordini del governo federale fossero disattesi da un governo “locale” e, pertanto, inviò un reparto dell’Esercito americano per scortare da casa a scuola gli studenti neri con soldati in pieno assetto di combattimento. Tale imposizione provocò incidenti che portarono appunto Martin Luther King a mettersi a capo di un “Movimento per i diritti civili” che, in primo luogo, avrebbe dovuto tutelare gli “American Negroes”.
King, alla maniera di Gandhi, scelse fin da subito di ricorrere a metodi di lotta non violenti come il boicottaggio di autobus, la convocazione di “marce per la pace” di soli negri, sit-in davanti ai ristoranti e ai locali riservati ai bianchi etc. Alla fine del 1957 il Congresso americano si vide quindi costretto ad approvare una legge sui diritti civili che dichiarava illegale la discriminazione dei negri nelle liste elettorali.
MLK fu ucciso da un colpo di fucile di precisione sparatogli alla testa il 4 aprile 1968 mentre stava sul balcone di un Motel a Memphis, Tennessee. Anche nella morte violenta il pensiero politicamente corretto lo accomuna a Malcolm Little (1925-1965), detto Malcolm X, assassinato a New York durante una conferenza.
Quest’ultimo, lungi dall’essere l’eroe che spesso ci si presenta, fu dapprima un delinquente, poi un fondamentalista islamico. In prigione dal 1946 al 1952 per furto, Little studiando da autodidatta fu attratto dai Black Muslims, movimento fondato da Elijha Muhammad, di cui divenne leader per 12 anni, cioè fino all’espulsione, che avvenne nel dicembre 1963. L’anno successivo, divenuto Malcolm X per rivendicare le sue ascendenze non-americane, fondò la Islam Nation, la “nazione dell’Islam”, andando in pellegrinaggio alla Mecca.
In The Autobiography of Malcolm X (1965) egli parla espressamente del suo passaggio da rapinatore e trafficante di droga del ghetto di Harlem a rivoluzionario islamista in servizio permanente effettivo. Eppure, da ultimo il regista americano Bryan Singer, nello scrivere il soggetto del noto film X-men (Usa 2011), ha esplicitamente modellato i suoi eroi sulle due figure a suo avviso fondamentali della storia americana, Martin Luther King appunto, e Malcolm X, «in sostanza mossi da ideali comuni, ma lontani nei metodi e nella Weltanschauung più profonda» (Armando Fumagalli-Luisa Cotta Ramosino, Scegliere un film 2011, Edizioni Ares, Milano 2011, p. 385).
Il libro più noto di King, «The Strength to Love»
Il libro più noto di King è The Strength to Love (Harper & Row, New York 1963), La forza di amare una raccolta di sermoni e preghiere che, anche in Italia, si rivelò negli anni 1960 un best seller straordinario, apprezzato soprattutto negli ambienti cattolici e, persino, ecclesiastici. Eppure, come ha rivelato il gruppo di ricerca americano, «anche quel libro è in gran parte la cucitura di sermoni e libri di altri autori, il cui contributo è però taciuto da King» (V. Messori, M.L. King, in La sfida della Fede, op. cit., p. 488).
Recentemente abbiamo poi visto l’ennesima edizione cattolica di questo libro che, dal 1 settembre 2011, è stato addirittura venduto “in abbinata” con il settimanale Famiglia Cristiana a soli 6,90 € in più (cfr. Martin Luther King, La forza di amare, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2011). Dalla “quarta di copertina” di questa popolare ed economica edizione troviamo “dichiarazioni d’amore” per il leader nero del seguente tenore: «Dalle pagine dei discorsi di M. L. King emerge un completo sistema di vita morale: un pensiero illuminato dalla dottrina cristiana dell’amore operante attraverso la non-violenza… King non era ostinatamente fedele a una astratta ideologia: con incrollabile fermezza seguiva la voce della coscienza nel diritto cammino verso l’abolizione della segregazione dei neri».
E ancora: «Rosa Parks, nera dell’Alabama che non poteva sedere nell’autobus dei bianchi, cantava: “Se non posso sedere fra gli altri / secondo la legge della mia terra/ camminerò per strada/camminerò con la pioggia e con il sole finché la legge/non sarà cambiata /nella mia terra”. Con la forza della non violenza King e il suo popolo ottennero uno storico pronunciamento della Corte suprema che apriva la strada ai diritti civili ai neri».
Eppure la sua figura, oltre a quanto finora detto, non è stata “rosa e fiori” anche per altri gravi motivi morali. Quello di scabroso che molti non sanno di Martin Luther King… La sua abitudine di avere avventure extra-coniugali era ben nota nella società americana “che conta” degli anni Sessanta. Uno dei suoi ammiratori, Michael Eric Dyson, ha dichiarato ad esempio che King raccontava spesso «barzellette oscene», «condivideva donne con amici», ed era uno «sessualmente sconsiderato», «sexually reckless» secondo l’espressione diretta di Dyson (cfr. The Unknown Martin Luther King, Jr., a cura di Benjamin J. Ryan, American Renaissance, Gennaio 2009).
Secondo Taylor Branch, uno dei biografi di King, durante il giorno il leader nero parlava a grandi folle, citando la Sacra Scrittura e invocando la volontà di Dio ma, di notte, aveva frequentemente rapporti sessuali con donne del suo uditorio. Sempre secondo Branch, durante una lunga festa nella notte fra il 6 ed il 7 gennaio 1964, una microspia dell’FBI registrò la distinta voce di King che aveva rapporti con una donna e, la notte prima della sua morte, tradì la moglie Coretta Scott (1927-2006), che aveva sposato giovanissima, nel 1953, andando a letto con alcune donne.
L’informazione che King sia stato fedifrago in articulo mortis è tratta dalla mastodontica biografia scritta da un testimone diretto di molte delle sue avventure, Ralph Abernathy (1926-1990), intitolata And The Walls Came Tumbling Down (Harper & Row, New York 1989, pp. 638). Abernathy è stato il suo miglior amico ed era presente con King nella notte precedente al suo assassinio.
King giustificava le sue infedeltà coniugali in una maniera che, oggi, a dir poco potrebbe essere definita maschilista e sessista. «Io sto lontano da casa dai 25 ai 27 giorni ogni mese. Avere rapporti è una forma di riduzione dell’ansietà», avrebbe dichiarato stando al libro sopra citato The Unknown Martin Luther King, Jr.
Ma oltre che “scabroso”, il pensiero di King, risulta anche eretico dal punti di vista cattolico. Nel suo scritto “What Experiences of Christians Living in the Early Christian Century Led to the Christian Doctrines of the Divine Son ship of Jesus, the Virgin Birth, and the Bodily Resurrection” (“Quali Esperienze dei Cristiani che vissero nel Primo Secolo Cristiano portarono alle Dottrine Cristiane della Divina Condizione di Figlio di Gesù, della Nascita Verginale, e della Resurrezione Corporale”) il pastore nero nega infatti che Gesù Cristo è il divino Figlio di Dio. Ciò affermando, egli mette in discussione evidentemente una serie di verità consolidate nel cristianesimo tout court, come quella per cui Dio è da ogni eternità, che Egli Gesù Cristo sia nato da una vergine e, infine, che il Salvatore sia risuscitato dai morti.
In realtà, che il “mondo” si sia sempre fabbricato i suoi “santi laici” non è una novità. Quello che sconcerta, piuttosto, è che molti degli appartenenti alla famiglia dei redenti dal Sangue di Cristo, cioè i cristiani, assecondino tali “dottrine”. Per esempio, una chiesa parrocchiale tenuta da una congregazione storica fondata da un santo vero come Don Vincenzo Pallotti (1795-1850), è giunta persino a raffigurare sulla facciata laterale esterna del Tempio, con un mosaico di grandi dimensioni, proprio Martin Luther King. Ed, a peggiorare le cose, c’è il fatto che accanto al leader nero campeggia un altro mosaico raffigurante Madre Teresa di Calcutta e, alla sinistra della fondatrice delle Suore della Carità, spunta anche Gandhi (vedi foto). Mi riferisco alla chiesa di Santa Maria Regina Pacis, sita nel centro di Ostia (Roma), oggetto quindi di una “operazione artistico-spirituale” che rasenta la blasfemia.
Come ha giustamente denunciato un’agenzia d’informazione cattolica, infatti, «Madre Teresa non faceva filantropia, ma vera carità cristiana e infatti aiutava i poveri attingendo forza da ore e ore di adorazione eucaristica fatta in ginocchio, adorando Colui che è l’unica Via, l’unica Verità e l’unica Vita: Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, Salvatore e Redentore del mondo. Gandhi e Martin Luther King, le cui vite private peraltro furono tutt’altro che esemplari, avranno anche fatto battaglie giuste, ma parziali e mancanti, perché non erano nella piena Verità» (Fabrizio Cannone, Gandhi e Martin Luther King cattolici?, in Corrispondenza Romana, Roma 16 luglio 2013).