Tempi gennaio 13, 2014
Papa Francesco ha parlato al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede di tutte le sue «preoccupazioni», dalla guerra in Siria alle persecuzioni dei cristiani fino ai «bambini che non potranno mai vedere la luce»
redazione
Papa Francesco ha incontrato oggi il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per il tradizionale scambio di auguri e ha colto l’occasione per «scambiare alcune riflessioni, che sgorgano anzitutto dal mio cuore di pastore, attento alle gioie e ai dolori dell’umanità».
LA FAMIGLIA. Innanzitutto il Pontefice ha ripreso le sue stesse parole utilizzate nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: è la fraternità il fondamento e la via per la pace, ha ricordato, e «la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia». È in questo senso che bisogna leggere anche «le parole del mio amato predecessore Benedetto XVI, il quale sottolineava come “il lessico familiare è un lessico di pace”». Ecco perché, ha insistito il Papa, di fronte alla crisi dell’istituto della famiglia – con sempre più «famiglie divise e lacerate, non solo per la fragile coscienza del senso di appartenenza che contraddistingue il mondo attuale, ma anche per le condizioni difficili in cui molte di esse sono costrette a vivere, fino al punto di mancare degli stessi mezzi di sussistenza» – occorre che i responsabili delle nazioni offrano «politiche appropriate che sostengano, favoriscano e consolidino la famiglia!».
ANZIANI E GIOVANI. Papa Francesco ha poi ribadito il suo no alla “cultura dello scarto” un tema già affrontato in passato in particolare in merito al ruolo degli anziani e dei giovani nella società. «Capita che gli anziani siano considerati un peso, mentre i giovani non vedono davanti a sé prospettive certe per la loro vita. Anziani e giovani, al contrario, sono la speranza dell’umanità» dal momento che «i primi apportano la saggezza dell’esperienza; i secondi ci aprono al futuro, impedendo di chiuderci in noi stessi». Dunque «è saggio non emarginare gli anziani dalla vita sociale per mantenere viva la memoria di un popolo. Parimenti, è bene investire sui giovani, con iniziative adeguate che li aiutino a trovare lavoro e a fondare un focolare domestico» ha detto il Santo Padre rievocando l’entusiasmo dei partecipanti alla Gmg di Rio de Janeiro.
SIRIA E MEDIO ORIENTE. Inevitabile inoltre per il Pontefice sottolineare la speranza «che abbia finalmente termine il conflitto in Siria» e che «la Conferenza “Ginevra 2”, convocata per il 22 gennaio p.v., segni l’inizio del desiderato cammino di pacificazione». Sempre riguardo al Medio Oriente, papa Francesco ha espresso «preoccupazione» anche per «le tensioni che in diversi modi colpiscono la Regione», con particolare riferimento esplicito alle «difficoltà politiche in Libano» e al momento cruciale dell’Egitto, «bisognoso di una ritrovata concordia sociale», e dell’Iraq, «che stenta a giungere all’auspicata pace e stabilità». «Soddisfazione» ha espresso invece il Santo Padre per «i significativi progressi compiuti nel dialogo tra l’Iran ed il “Gruppo 5+1” sulla questione nucleare».
I CRISTIANI PERSEGUITATI. Dialogo, superamento della superficie conflittuale, riconoscimento della dignità dell’altro, unità e comunione nelle differenze. Questi i princìpi che secondo papa Francesco devono guidare i rapporti tra le nazioni nel centenario della Prima Guerra Mondiale. «In questo senso è positivo che siano ripresi i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi», ha detto il Pontefice, «e faccio voti affinché le Parti siano determinate ad assumere decisioni coraggiose per trovare una soluzione giusta e duratura» al conflitto. Molta «preoccupazione» ha espresso però il Papa anche per «l’esodo dei cristiani dal Medio Oriente e dal Nord Africa», sempre più spesso vittime di «atti di intolleranza, se non addirittura di vera e propria persecuzione». Tra le situazioni in Africa dove la pace è a rischio il Santo Padre ha poi nominato la Nigeria, la Repubblica Centroafricana, il Mali e il Sud Sudan.
ESSERI UMANI “SCARTATI”. La pace, però, secondo papa Francesco non è minacciata solo dalle armi e dalla violenza, ma anche dalla fame e dall’aborto. In una parola: dalla cultura dello scarto. «Non possono lasciarci indifferenti – ha detto – i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei bambini, se pensiamo a quanto cibo viene sprecato ogni giorno in molte parti del mondo, immerse in quella che ho più volte definito la “cultura dello scarto”. Purtroppo, oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni superflui, ma spesso gli stessi esseri umani, che vengono “scartati” come fossero “cose non necessarie”. Ad esempio, desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l’umanità».
LAMPEDUSA. Analogamente, ha proseguito il Santo Padre, «non può trovarci insensibili il dramma delle moltitudini costrette a fuggire dalla carestia o dalle violenze e dai soprusi, particolarmente nel Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi Laghi». In proposito papa Francesco ha ricordato il suo viaggio a Lampedusa e la sua denuncia della «generale indifferenza davanti a simili tragedie, che è un segnale drammatico della perdita di quel “senso della responsabilità fraterna”, su cui si basa ogni società civile».
«LA NATURA NON PERDONA». Infine, anche «l’avido sfruttamento delle risorse ambientali» rappresenta un pericolo per la pace nel mondo, ha poi concluso papa Francesco. «Pure in questo caso va chiamata in causa la responsabilità di ciascuno affinché, con spirito fraterno, si perseguano politiche rispettose di questa nostra terra, che è la casa di ognuno di noi. Ricordo un detto popolare che dice: “Dio perdona sempre, noi perdoniamo a volte, la natura – il creato – non perdona mai quando viene maltrattata!”. D’altra parte, abbiamo avuto davanti ai nostri occhi gli effetti devastanti di alcune recenti catastrofi naturali. In particolare, desidero ricordare ancora le numerose vittime e le gravi devastazioni nelle Filippine e in altri Paesi del Sud-Est asiatico provocate dal tifone Haiyan».