Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân
Newsletter n.517 – 7 luglio 2014
Pubblichiamo una nostra traduzione italiana del discorso dell’Arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone, alla “March for Marriage” tenutasi a Washington il 19 giugno 2014 (www.marriagemarch.org). L’Arcivescovo Cordileone è anche Presidente della Sottocommissione episcopale per la difesa del matrimonio e della famiglia.
(Traduzione di Benedetta Cortese)
Nella tradizione della nostra fede, i ragazzi all’età della scuola media o della scuola superiore ricevono il sacramento della Confermazione, amministrato di solito dal Vescovo. Ad una cerimonia per il sacramento della Confermazione che ho celebrato di recente in una grande parrocchia ispanica, due ragazzi hanno condiviso alcune riflessioni su cosa significasse per loro la Confermazione. Essi dissero che la Confermazione dava loro la grazia di “costruire una civiltà di verità e amore”. Io stesso non avrei potuto dire meglio! Questo, cari amici, è il motivo per cui siamo qui. Ambedue sono necessarie, tutte e due insieme, se desideriamo avere una società viva e sana: verità e amore.
Questo è il lascito che abbiamo ricevuto dai nostri padri nella fede. Vorrei attirare l’attenzione dei giovani fedeli in Gesù Cristo sulle prime generazioni di cristiani che nella città di Roma erano spesso presi come capro espiatorio dal potere pagano del governo romano. Ma quando una pestilenza colpì la città e le classi benestanti scapparono sulle colline per salvarsi, furono i cristiani a curare gli ammalati a rischio della loro stessa vita. E non solo i malati cristiani: tutti i malati, indipendentemente dalla religione, da dove vivevano ed anche da cosa pensassero dei cristiani stessi.
Lo storico Eusebio disse dei cristiani del suo tempo: “Ogni giorno, alcuni di essi assistono nella morte e seppelliscono molte persone che non hanno nessuno che si curi di loro. Atri raccolgono da tutte le parti della città le moltitudini stremate dalla carestia e distribuiscono loro del pane”. Allo stesso modo, L’imperatore Giuliano si lamentava con un sacerdote pagano: “[Essi] aiutano non solo i loro poveri, ma anche i nostri”.
E’ questo amore nel servizio della verità, specialmente la verità della persona umana, che ha caratterizzato le vite dei santi della nostra tradizione di fede: ospedali, orfanatrofi, scuole, accoglienza dei poveri e dei bisognosi – dando senza preoccuparsi di ricevere qualcosa in cambio, cercando in ogni essere umano, specialmente nel povero e nel bisognoso, un figlio amato da Dio, che Dio chiama a volgersi dal peccato a Lui stesso, così da poter essere salvo.
Nel 1839 Jeanne Jugan incontrò uno di questi figli amati da Dio, una vecchia donna cieca e storpia di cui nessuno si curava. Quella notte, Jeanne prese quella donna, la portò a casa sua e la fece dormire nel suo letto. Da questo profondo incontro nacquero le Sorelle dei Poveri che anche oggi amano, curano e aiutano nelle loro case centinaia di anziani bisognosi di cura e dignità. Queste stesse Suore oggi rischiano di essere impedite a diffondere l’amore di Gesù ai bisognosi per il loro rifiuto di accettare disposizioni sanitarie che contrastano con le loro convinzioni morali, convinzioni fondate sulla verità della dignità umana.
Prendiamo spunto da quanto di meglio hanno ispirato i nostri predecessori nella fede e non dai frequenti fallimenti e peccati dell’umanità. Come loro, sappiamo proclamare e vivere nel nostro tempo la verità con carità e compassione come ci è richiesto oggi: la verità di una famiglia unita basata sull’unione di un papà e di una mamma nel matrimonio e dei loro bambini come il bene fondamentale della società. Ogni bambino viene da un uomo e una donna ed ha il diritto, un diritto naturale, di conoscere e di essere conosciuto, di amare e di essere amato dalla mamma e dal papà. Questo è un grande bene pubblico che il matrimonio produce e protegge. La domanda allora è: la società ha bisogno di una istituzione che affidi i figli alle mamme e ai papà perché li guidino nel mondo o no? Se sì, questa istituzione è il matrimonio – nient’altro fornisce questo bene fondamentale ai figli.
Sì, questa è una verità fondamentale, che noi dobbiamo testimoniare mediante le nostre vite vissute in conformità ad essa, e che dobbiamo proclamare con amore. Amore per quei milioni di madri e padri single che si battono per raccogliere i pezzi delle loro vite e riuscire a creare case amorevoli per i loro figli – essi hanno bisogno del nostro amore e del nostro sostegno. Amore per i mariti che lottano con fedeltà, per le donne che si sentono abbandonate e spinte ad abortire, per i giovani che si sforzano di credere in una visione eroica dell’amore che dia senso alla castità, per ogni singola persona che non riesce a trovare un compagno o una compagna con cui vivere, per le coppie senza figli che provano a convivere con l’infertilità, per la moglie che si trova ad assistere il marito ammalato nel letto matrimoniale, per il giovane che prova a navigare tra i problemi della identità sessuale e può sentirsi abbandonato dalla Chiesa, forse anche per un certo trattamento ricevuto da coloro che si professano credenti. A tutti dico: sappiate che siete figli di Dio, che siete chiamati ad un amore eroico e che con l’aiuto di Dio potete farcela, che noi vi amiamo e vogliamo sostenervi nel vivere la vostra chiamata.
Non dimentichiamo: dobbiamo proclamare questa verità con amore, specialmente verso coloro che non sono d’accordo con noi su questi punti e, soprattutto, verso chi ci è ostile. Dobbiamo essere premurosi, tuttavia, senza dipingere i nostri oppositori con grandi pennellate. Dobbiamo riconoscere che dall’altra parte di questo dibattito ci sono persone di buona volontà e che stanno sinceramente cercando di promuovere quanto essi ritengono giusto ed equo. E’ una buona volontà indirizzata male.
Ma anche coloro dai quali abbiamo ricevuto offese – e io so bene che alcuni di voi hanno avuto molte sofferenze per essere stati dalla parte del matrimonio – noi dobbiamo amarli. Questo è quanto hanno fatto i nostri predecessori nella fede e che anche noi dobbiamo fare. Certo, è facile essere risentito quando sei sistematicamente e ingiustamente dipinto come un bigotto e vieni punito per stare pubblicamente dalla parte della verità del matrimonio come un bene per la società; si è tentati di rispondere allo stesso modo. No. Per coloro tra noi che sono cattolici, abbiamo appena sentito il comando del nostro Maestro proclamato alla Messa di ieri l’altro: “amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano” (Mt 5:44). Non dobbiamo permettere alla retorica del risentimento di catturarci dentro una cultura dell’odio.
Sì, dobbiamo mostrare l’amore attraverso tutto ciò e anche di più. L’amore è la risposta. Ma l’amore nella verità. La verità è che ogni bambino deriva da un padre e da una madre, e privare deliberatamente un bambino di conoscere e di essere amato da sua madre e da suo padre è una evidente ingiustizia. Questa è la nostra natura e nessuna legge può cambiarla. Chi detiene il potere può scegliere di cambiare la definizione di matrimonio nella legge anche contro tutto quello che abbiamo realizzato mediante la nostra partecipazione al processo democratico, ma la nostra natura non cambia. Se la legge non corrisponde alla nostra natura, se c’è un conflitto tra legge e natura, quale prevarrà?
Prendiamo coraggio da quanto abbiamo visto accadere nel movimento pro life. Nei primi anni Settanta, ai tempi della infausta sentenza Roe vs. Wade della Corte, il sostegno pubblico all’aborto è rapidamente cresciuto. E’ come oggi con la ridefinizione del matrimonio: i dati hanno mostrato un gap generazionale, sicché molti predicevano l’imminente fine dell’opposizione all’aborto. Invece, talvolta, accade qualcosa di inaspettato. Un gruppo relativamente piccolo di fedeli mantenne la linea della santità della vita umana nell’utero materno ed oggi, due generazioni dopo, il movimento pro life è fiorente come mai prima. Oggi abbiamo la maggiore generazione pro life di giovani adulti dai tempi dell’infame sentenza Roe. La gente è riuscita a capire che è una vita umana quella che sta dentro l’utero della mamma e che l’aborto fa male alle donne; ha anche capito che è bene avere cara la vita umana e che attorniando la mamma di amore e aiuto può essere fatta la scelta più felice, la scelta per la vita.
La gente ha anche capito che un bambino viene da un papà e da una mamma, è che è un bene per il bambino essere collegato con suo padre e sua madre. Queste verità ci possono sembrare ovvie, ma non lo sono per tutti nella foga della controversia. La gente capirà che la verità del matrimonio è nella nostra natura ed è una chiave dello sviluppo individuale e sociale. Tutti dobbiamo guardarci intorno e vedere che la nostra società è spaccata e ferita in molte maniere; c’è un grande lavoro da fare per portarla a guarigione.
Sì, è molto complesso e ci sono tante cose da fare: dobbiamo sistemare la nostra economia; corrispondere un salario vitale per le famiglie della classe lavoratrice; correggere il nostro sistema dell’immigrazione; migliorare le nostre scuole, specialmente quelle con bambini con insuccessi scolastici e provenienti dalle famiglie più povere. Sì, dobbiamo fare tutto questo e anche di più. Ma nessuna di queste soluzioni avrà effetto duraturo se non ricostruiamo una cultura del matrimonio, una cultura che riconosca e sostenga il bene di famiglie integre, fondate sul matrimonio tra un uomo una donna impegnati ad amarsi fedelmente l’un l’altra e con i loro bambini. Niente giustizia, nessuna pace, nessuna fine della povertà senza una forte cultura del matrimonio e della famiglia. Questa nobile causa è un invito ad amare che non possiamo tralasciare, a cui non possiamo rinunciare e che alla fine sappiamo trionferà.
Rincuoriamoci: la verità espressa con amore ha un potere sul cuore umano. Siamo qui oggi per la Marcia per il Matrimonio, per prendere la fiaccola e passare ad una nuova generazione la verità sul matrimonio, non solo l’astratta verità, ma la realtà vissuta che fa la differenza nella vita dei bambini. Così, cari amici, non dobbiamo cedere: la verità non viene meno e noi non verremo meno. Prendiamo esempio dall’eredità che abbiamo ricevuto, poniamo la nostra fiducia in Dio e costruiamo una civiltà della verità e dell’amore.