di Massimo Introvigne
Esistono diversi tipi di “satanismo”. Il primo è quello dei movimenti organizzati con capi riconosciuti, sedi, pubblicazioni. Questi movimenti sono in genere piccoli. In Italia esistono una decina di movimenti satanisti organizzati, con meno di 200 membri complessivi. Sono i gruppi più facili da controllare per le forze dell’ordine, quindi meno inclini a commettere reati gravi. Non si devono confondere con il satanismo lo spiritismo, la magia, o i culti neopagani. In questi ultimi casi chi partecipa non intende adorare il Demonio e quindi – pur rimanendo il giudizio della Chiesa negativo – non si può parlare di satanismo.
Tentare di evocare il Demonio è frequente in questi gruppi: i loro stessi dirigenti lamentano però spesso di non avere ottenuto risultati. Da questo primo quadrante del satanismo italiano ne va distinto un secondo, composto da bande di balordi – in genere giovani -, quasi sempre in contatto con la droga, che, ricavando confusamente informazioni dalla stampa, da Internet e da una certa musica (di cui circolano in modo clandestino versioni assai peggiori di quelle più note), si costruiscono un “satanismo fai da te”. Questi gruppi non sono organizzati, non hanno pubblicazioni, sedi, gerarchie nazionali e si rendono noti quando commettono reati.
Dal numero di reati identificati si può ipotizzare che qualche migliaio di persone sia coinvolto in queste attività. I reati più comuni sono le profanazioni di cimiteri e chiese, la sottrazione o il furto di ostie consacrate (da cui la giusta cautela dei sacerdoti), i sacrifici di animali. Le esperienze straniere – soprattutto quella americana, da anni studiata e monitorata dall’Fbi – mostrano che solo una percentuale minima arriva a commettere reati gravissimi. Le autorità americane rilevano in media una banda all’anno che arriva all’omicidio e talora alla serie di omicidi.
Considerata la diffusione del fenomeno anche in Italia, era purtroppo prevedibile che prima o poi pure da noi dai piccoli reati una fra le tante bande di balordi “satanici” passasse al reato gravissimo, come è avvenuto a Busto Arsizio. Ma è anche prevedibile che questi casi rimangano pochi, così che il panico non è giustificato. L’unica relazione dei groppi del secondo quadrante con quelli del primo è l’occasionale lettura da parte dei satanisti “fai da te” di pubblicazioni di satanisti “ufficiali”. In oltre trent’anni di satanismo moderno, in nessun Paese del mondo sono mai emersi contatti organizzati fra i due ambienti.
Il satanismo “fai da te” è per definizione disorganizzato, non obbedisce ai “grandi vecchi” né a “terzi livelli”, si auto-recluta. La presenza di qualche migliaio di balordi del “satanismo fai da te” appartiene alla fenomenologia di un disagio giovanile, non necessariamente legato a problemi di povertà economica, che si manifesta di volta in volta nelle droghe, nell’estremismo politico, nel satanismo, nel lancio di sassi dai cavalcavia (un’attività iniziata negli Stati Uniti da giovani che si dicevano anche satanisti), e talora in tutte queste cose insieme.
Un satanismo classico e organizzato, che pure non ha contatti organizzativi con le bande dei balordi, non è immune dalle responsabilità ideologiche tipiche dei cattivi maestri. La musica che circola clandestinamente, e che inneggia a bambini sventrati, giovani stuprate e talora perfino al nazismo, costituisce un fenomeno pericoloso e illegale, e la sua repressione, per quanto difficile, costituisce una misura di prevenzione legittima e auspicabile.
In generale, il satanismo fa parte di un più complesso problema di disagio e di crisi di valori, che non può essere semplicemente affidato alla risposta penale, ma coinvolge le istituzioni educative, culturali, religiose.