Bernaldino da Feltre

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Bernardinio_Feltre

di Rino Cammilleri

Il nobile Martino Tomitano nel 1456 entrò tra francescani di Padova col nome di Bernardino, assunto in onore di s. Bernardino da Siena (il trascinapopoli che l’aveva convertito). Dopo avere studiato giurisprudenza e aver convinto il riottoso genitore (di cui era il primogenito) a lasciargli fare il frate, gli venne assegnata la predicazione. Girò l’Italia, a volte anche a piedi scalzi, e divenne così famoso da dover essere protetto dagli armigeri contro la calca dei fedeli che gli si assiepavano intorno.

Attraversò intemperie, guerre, fame, a volte espulsioni da parte delle autorità (contro l’avidità delle quali egli non esitava a scagliarsi), non dirado persecuzioni da parte di usurai ed ebrei. Piccolo e gracile, minato dalla tubercolosi, spesso ammalato, la sua parola radunava folle immense. Spietato contro l’usura e le ingiustizie, fu promotore dei Monti di Pietà a favore dei poveri: da esperto giurista qual era, sostenne la necessità di un pur minimo interesse sui mutui.

Per questa sua attività era malvisto da non pochi. Fu cacciato da Firenze nel 488 e, da Milano, da Ludovico il Moro nel 1491 (Bernardino aveva umiliato in un pubblico dibattito l’astrologo di corte). Mentre era provinciale dei frati veneti, nel 1483 la Repubblica di Venezia fu colpita da interdetto dal papa Sisto IV. Bernardino obbedì al papa e si guadagnò l’esilio da parte del doge. Morì a Pavia nel 1494. La sua icona lo affianca al monte con tre cime sormontato da una croce, emblema dei Monti di Pegno da lui istituiti. E patrono dei bancari, dei prestiti su pegno e, ovviamente, dei Monti di Pietà.

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