Domenica 28 agosto è stata approvata la bozza della nuova Costituzione irachena. Il testo, in particolare, afferma che “l’Islam è una fonte principale di diritto” e che “nessuna legge può essere contraria agli standard dell’Islam”. Ciò ha causato i timori e le apprensioni dei cristiani che vivono in Iraq. Giovedì 25 agosto Benedetto XVI ha incontrato il Ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, per chiedere che la Costituzione rispetti la libertà religiosa.
“A causa di qualche articolo presente nella bozza approvata avremo delle difficoltà”, ha rivelato in alcune dichiarazioni concesse giovedì 1 settembre al Servizio di Informazione Religiosa (SIR) della Conferenza Episcopale Italiana. “La speranza è che le pressioni delle potenze estere possano far cambiare il testo”, ha confessato il Patriarca. “Chi potrà dire che una legge è contro l’Islam?”, ha chiesto. “Solo un giudice musulmano. Le leggi sono fatte dagli uomini e possono essere cambiate secondo le circostanze. Chiedo ai leader delle potenze straniere, alla Santa Sede, di fare pressioni per emendare questi articoli e per garantire i diritti di tutti”, ha concluso.
Alcuni giorni prima, l’Arcivescovo di Kirkuk, nel nord dell’Iraq, monsignor Louis Sako, aveva dichiarato all’Istituto di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre” che, se la bozza di Costituzione del Paese non riuscisse a difendere le libertà civili per le minoranze religiose, ciò potrebbe provocare un esodo di massa dei cristiani. In un’intervista alla “Catholic charity for persecuted Christians”, l’Arcivescovo Sako ha affermato che se la Costituzione abbracciasse la legge islamica i suoi fedeli rischierebbero di perdere la propria libertà.
“Siamo molto preoccupati – ha rivelato -. Se non c’è nulla che assicuri ai cristiani i loro diritti, se ne andranno in altri Paesi. Stiamo chiedendo alla gente di rimanere in questo Paese, ma il problema è che non possiamo dare loro una prospettiva per il futuro. Nessuno di noi sa cosa accadrà”. In questo contesto, l’Arcivescovo Sako ha affermato che i cristiani hanno molta difficoltà a far sentire la propria voce. “Quali saranno i nostri diritti?”, ha chiesto l’Arcivescovo. “I cristiani erano qui ben prima dell’arrivo dell’Islam e degli Arabi. Siamo una popolazione locale, non siamo stranieri.
Dov’è la democrazia che abbiamo tanto desiderato?”. Una Costituzione che riconoscesse il primato della sharia renderebbe molto difficile la vita ai cristiani. Il prelato ha detto che i cristiani subirebbero ogni tipo di pressione, da quella affinchè le donne cristiane indossino l’hijab (il velo) alle restrizioni alla costruzione o alla ristrutturazione delle chiese. I cristiani avrebbero anche scarsa tutela giuridica, contrariamente ai musulmani.
Queste osservazioni giungono più di un mese dopo la firma, da parte del Vescovo Andreas Abouna, Vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, e dei leader di altre dieci comunità cristiane, di una lettera in cui si chiedeva che la Costituzione riconoscesse i diritti delle minoranze religiose e si abbandonasse il riferimento alla sharia come chiave della Costituzione. Nel frattempo, l’Arcivescovo Sako ha esortato l’Occidente a pregare per l’Iraq durante le prossime settimane, che saranno particolarmente critiche.