A proposito della posizione dello speaker repubblicano al Senato Usa
di William Kristol e Eric Cohen
Il tema in questione è infatti il finanziamento pubblico per le ricerche sulle cellule staminali embrionali che vengono create e distrutte nei laboratori. Questo genere di ricerche è stato e continua a essere legale. Mentre il presidente sostiene il bando sulla clonazione umana, non ha invece proposto di mettere fuori legge la distruzione degli embrioni creati mediante la fecondazione in vitro. Più semplicemente non vuole che si utilizzino soldi federali per finanziare o promuovere queste pratiche.
Per quanto gli scienziati si lamentino che il governo americano frustri i loro sforzi, il fatto singolare è che oggi non esistono virtualmente limiti legali nel campo delle biotecnologie. Ed è in questo clima che Frist cerca di rimuovere uno degli ultimi vincoli che sussiste. In maggio, la Camera bassa ha approvato una legge che autorizza l’impiego di fondi pubblici per le ricerche sulle staminali embrionali. Questo significa che l’esecutivo federale promuoverebbe ciò che molti americani considerano un «grave male»: la deliberata distruzione, «sponsorizzata dal governo», della vita umana nascente .
Sostenendo questo disegno di legge (in settembre sarà al vaglio del Senato, ndr), Bill Frist si è mostrato incoerente. Nel suo intervento, egli ha spiegato che «l’embrione è vita umana sin dal primo stadio di sviluppo». Poi ha detto che, come uomo di fede e di scienza, crede che «la vita inizi al concepimento». Infine, quasi stesse tenendo un altro discorso, ha chiesto che il governo federale partecipi, con i soldi dei contribuenti, all’eliminazione degli embrioni. Se c’è il via libera dei genitori, usare e annientare gli embrioni “risparmiati” – sostiene Frist – è eticamente lecito.
Ma se gli embrioni meritano rispetto proprio perché vita, come Frist dice di credere, non dovrebbe importare molto se i ricercatori ottengono o meno il permesso dei genitori per manipolare gli embrioni medesimi. Nessuno ha questa autorità. La contraddizione di Frist è evidente: promuove la distruzione degli embrioni e nel contempo si proclama “pro-life”. Ma fa anche un passo più in là quando sostiene che le politiche devono adattarsi ai tempi e che «i vincoli fissati nel 2001 rallenteranno la nostra capacità di individuare i rimedi per alcune malattie». Seguendo questa logica, i risultati che la ricerca otterrà in futuro giustificherebbero lo spostamento continuo dei limiti morali.
Questo schema, in sintesi, mina il bando alla clonazione umana e apre la porta al finanziamento pubblico, come magari un giorno Frist potrebbe volere per le stesse ragioni che lo muovono oggi a interessarsi della legge sulle staminali. Se il rispetto dovuto agli embrioni è così esiguo che il governo dovrebbe promuoverne la distruzione con i soldi dei contribuenti, perché allora non finanziare la clonazione umana per la ricerca? Spostare i limiti del lecito è esattamente ciò che i sostenitori della ricerca sugli embrioni vogliono fare.
Coloro che difendono la clonazione, ad esempio, sostengono che dobbiamo permetterla per produrre cellule staminali «controllate», da utilizzare nei trapianti per evitare il pericolo del rigetto. Ma se questa sarà la partita di domani, oggi (con il dibattito sulle cellule staminali, ndr) si vuole creare un precedente: ovvero, fare sì che il consenso popolare sulla ricerca, sia sugli embrioni sia sui feti, o sulla clonazione, non dipenda da considerazioni etiche, ma dalle aspettative scientifiche. E il senatore Frist, con il suo discorso, si è trovato ad essere alleato di coloro che aveva detto di voler fermare.
William Kristol direttore del «Weekly Standard» Eric Cohen direttore del Biotechnology and American Democracy program dell’Ethics and Public Policy Center (per gentile concessione del «Weekly Standard»)