[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Questo santo, nato verso il 522 e morto all’incirca nel 560 a meno di quarant’anni, era figlio di Clodomiro re dei franchi. Dunque, nipote di Clodoveo (il primo re franco battezzato) e della di lui moglie Clotilde (santa). Morì suo padre e lo lasciò ancor piccolo.
I suoi zii volevano fargli la pelle per impadronirsi del trono, ma alcuni servi riuscirono a farlo fuggire e a nasconderlo in Provenza. Quando raggiunse la maggiore età, la fazione che voleva detronizzare gli attuali regnanti cercò di convincerlo a reclamare il suo diritto. Gli offrivano il loro aiuto, cioè armi ed armati. Ma Clodoaldo non ne voleva più sapere di congiure, troni, omicidi e lotte per il potere.
Durante il suo esilio aveva maturato una vocazione religiosa e vi diede seguito facendosi ordinare sacerdote. Ormai non faceva più ombra a nessuno e i parenti usurpatori si affrettarono a offrigli ricchezze e beni perché se ne stesse tranquillo. Clodoaldo accettò tutto, ma solo per poterlo devolvere in opere di beneficenza. Si ritirò nel borgo di Nogent, dove morì dopo alcuni anni.
Sulla sua tomba si manifestarono subito numerosi miracoli, tant’è che il luogo prese ben presto il suo nome. La gente non diceva più, infatti, di andare a Nogent, bensì da s. Clodoaldo. A Saint-Cloud, come ancora si chiama. Il santo veniva invocato soprattutto contro le scrofole, ributtante malattia della pelle che tutti i re di Francia, unti col sacro crisma in Reims, potevano guarire con la sola imposizione delle mani «Il re ti tocca, Dio ti guarisce», era la formula». Tale cerimonia durò fino a Carlo X, nei primi decenni dell’Ottocento.
il Giornale – 7 settembre 2000