Dal sito Uccr 3 dicembre 2014
La redazione
«Le nozze gay non tolgono nulla agli etero», ha commentato con la sua solita superficialità il direttore del quotidiano della destra conservatrice, Vittorio Feltri. Una frase retorica che elude il cuore della questione spostandola all’ambito sentimentale. Eppure la famiglia e il matrimonio «non sono stati mai tanto attaccati» come al giorno d’oggi, ha affermato di recente Papa Francesco.
Rispondiamo a Feltri (e ai suoi epigoni): che cosa “tolgono”? Non c’è nessuna omofobia e nessuna avversione alle persone nella “chiusura” alle nozze gay, si tratta di un concetto puramente giuridico. Come ha spiegato la docente di diritto pubblico presso l’Università di Rennes, Anne-Marie Le Pourhiet, «il matrimonio è definito come l’unione di un uomo e di una donna e lo scopo della istituzione legale è quello di garantire la stabilità della coppia e la tutela della loro prole. Questo è sancito dall’articolo 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo».
Permettere il matrimonio per situazioni differenti da quelle per cui è stato previsto (non solo tra coppie omosessuali, ma anche incestuose o gruppi poligamici) significa «distorcere la definizione del matrimonio facendogli perdere il suo significato e la sua funzione».
Ecco cosa “tolgono” le nozze gay: tolgono il significato e il fondamento giuridico del matrimonio e, dunque, la stabilità (non soltanto giuridica) della famiglia. Per chi è convinto che si tratti di un “pregiudizio religioso” dovrebbe andare a leggere cosa ha affermato il laicissimo marxista ed editorialista di “Spiked”, Brendan O’Neill, alla House of Lords il 15/05/13.
In realtà è molto semplice da capire: eliminando dai criteri per la formazione del matrimonio quello della complementarietà sessuale tra non consanguinei, allora, non esiste più una base di principio per negare o resistere all’estensione della licenza di matrimonio a tutte le possibili forme di relazioni tra individui adulti legati da un sentimento, per questo diciamo che il matrimonio perde le fondamenta e la sua ragione d’esistere.
Nell’aprile 2013, riflettendo in questo senso, ci siamo spinti oltre scrivendo: «con quale autorità lo Stato deve permettere il matrimonio solo a persone che si amano e non riconoscere anche la relazione tra due amici legati soltanto da un grande affetto? Cosa potrà mai importare allo Stato della qualità del sentimento che si prova per un’altra persona, sono entrambi consenzienti e vogliono beneficiare entrambi del loro affetto, anche se non è amore. Perché dunque negare il matrimonio anche a due amici? Chi osa dire che l’amicizia vale meno dell’amore?».
Quelle che sembravano provocanti supposizioni si sono purtroppo rivelate profezie. Nel settembre scorso, infatti, in Nuova Zelanda, dove è presente una legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, due giovani uomini, Travis McIntosh e Matt McCormick, si sono sposati. Ma lo hanno fatto da eterosessuali dichiarati (e decisi a rimanerlo) uniti semplicemente da una grande amicizia e dalla passione del Rugby: unirsi in matrimonio era infatti l’unica condizione per partecipare al concorso indetto dalla radio locale “The Edge” per poter vincere due biglietti per il Rugby World Cup 2015, il cui accesso è stato però riservato solo a coppie omosessuali maschili regolarmente sposate.
Il matrimonio dei due amici ha fatto infuriare il mondo Lgbt, improvvisamente diventato “bigotto e conservatore” secondo le critiche che vengono da loro rivolte ai difensori della famiglia. L’attivista Lgbt Neill Ballantyne ha ad esempio affermato che il matrimonio di Matt e Travis è un “insulto”, perché la battaglia per le nozze omosessuali è stata fatta perché solo agli omosessuali “veri” esse fossero riservate.
Come ha sottolineato ironico “Il Foglio”, siamo alle indagini poliziesche sulle intenzioni, sulle attività sessuali e sugli avvenimenti in camera da letto: altro che nuovi diritti per tutti! Fino a prova contraria, nessuno chiede a una coppia eterosessuale se decide di sposarsi per i regali di nozze o per altro. Il matrimonio come Lgbt comanda, invece, esige autentici voti d’amore e certificate attività erotiche (non si capisce verificati da chi).
La reazione furiosa delle comunità Lgbt, in realtà, rivela la consapevolezza che, avendo minato il fondamento giuridico del matrimonio, quella del matrimonio tra amici per sfruttare i relativi benefici è solo un’anticipazione di dove potranno condurci i paradossi dei “diritti Lgbt”.
Già un nuovo caso sta facendo discutere: il 37enne Chris Sevier ha chiesto alla Florida (e poi allo Utah) di poter convolare a nozze con il suo Pc portatile: «È il mio oggetto del desiderio. Se non è amore, che sentimento è questo che io provo? Voglio gli stessi diritti dei gay», ha detto.
L’implosione del matrimonio (e del suo scopo) è la conseguenza ovvia e diretta della mancanza di fondamenti su cui basarsi.