[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32]
di Rino Cammilleri
Di questo santo si sa pochissimo. Comunque, state tranquilli: quel poco che di lui si conosce lo troverete qui, continuando a leggere queste righe. Fu senz’altro il settimo vescovo di Reims e sicuramente visse verso la fine del IV secolo. Narra una certa tradizione che Donaziano venne a Roma, dove si trovava in visita al papa. Fu travolto da una piena del Tevere, una delle tante.
Pare che, in altri tempi, fosse quasi una consuetudine, per i romani, dover fare i conti col loro celebre fiume. Contro le inondazioni generalmente c’è poco da fare; anche oggi, in pieno industrialismo tecnologico. Figurarsi allora.
I romani erano soliti, in quei casi, raccomandarsi ai santi di passaggio (che nella Città Eterna, fortunatamente per loro, non mancavano mai). Una volta, per esempio, fu s. Caterina di Svezia, figlia di s. Brigida, a provvedere con la sua intercessione. Nel caso di Donaziano, però, le cose andarono diversamente. Infatti, egli nei gorghi del fiume ci annegò.
La storia a questo punto si fa curiosa, perché si operò un’inversione che è degna di essere conosciuta. Infatti, una volta tanto non fu il santo a intercedere per i fedeli, bensì furono questi a provvedere a lui.
Andò così: quando il fiume si fu ritirato e si cominciò a riparare i danni, facendo la conta dei dispersi ci si accorse che mancava il vescovo di Reims. Qualcuno testimoniò di averlo visto portar via dal fiume. Per ispirazione divina si decise di gettare sui flutti una ruota di carro con sopra cinque ceri accesi. L’oggetto galleggiò fino al corpo del santo, il quale tornò in vita grazie alle preghiere collettive.
il Giornale – 14 ottobre 1999