[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
Fu s. Girolamo a occuparsene, scrivendo la vita di S. llarione. Infatti, quest’ultimo era maestro di Esichio, il quale si era tatto monaco tra il 328 e il 354 a Majuma, cittadina presso Gaza in Palestina. Esichio accompagnò il suo maestro una prima volta in Egitto nel 359 e una seconda volta nel 362 o 363.
Sappiamo, grazie al resoconto redatto da s. Girolamo, che Esichio rientrò a Gaia. Qui restaurò il suo monastero, poi raggiunse ancora S. llarione in Sicilia, nel 365. Insieme, infine, si recarono a Epidauro, in Dalmazia, e da qui a Cipro. Finalmente, lasciata Cipro, Esichio fece rientro definitivo a Gaia. Ma non si rassegnò a staccarsi del tutto dal suo maestro. Infatti, ogni tanto riandava a trovarlo a Cipro.
I digiuni di spiritualità non devono stupirsi di tanto attaccamento (viaggiare continuamente a quel tempo non era cosa facilissima): i problemi, le difficoltà, i dubbi sulla via dello spirito sono pressoché infiniti, e solo uno sperimentato insegnante – possibilmente in contatto diretto con il Padreterno – può aiutare, non c’è nessun altro.
Certo, si può anche smettere in ogni momento e tornare indietro. Già, ma a che fare? Anche nella via dello spirito c’è il punto di non ritorno, quello che conviene forzare giusto se si vuole almeno sopravvivere. O se non si vuoI vivere di rimpianto e di pirandelliani «se».
llarione venne a morte; ma aveva fatto testamento a favore del suo discepolo: gli aveva lasciato, pensate un po’, i suoi abiti, un vangelo e un cilicio. Quanto bastava per il corpo e l’anima. Esichio fece l’ultimo viaggio e si portò via il corpo di Ilarione.
il Giornale