1 giugno 2000
(in Michele Federico Sciacca)
Fabrizio Gualco
Il modo costruttivo, invece, è caratterizzato dalla capacità di rendere attuale una dottrina o una istituzione. L’innovazione non si ferma pertanto solo ad operazioni di lifting, ma procede oltre attraverso un approfondimento che coincide con la scoperta, in dottrine ed istituzioni a torto considerate datate, di verità ulteriori e più comprensive, capaci come tali di soddisfare non solo le sempre nuove esigenze che il presente pone innanzi all’uomo, bensì di porsi, esse stesse, come promotrici di progresso civile ed avanzamento spirituale.
Questa è l’opzione che consente di superare sia le ragnatele del conservatorismo, sia la mancanza di radicamenti del progressismo: non si tratta di “restaurare” il multiforme patrimonio che il passato ci consegna, né d’altro canto raderlo al suolo al fine di perderne memoria, quanto piuttosto discernere in esso ciò che è vivo e ciò che invece non lo è.
Dal punto di vista della filosofia di Sciacca, conoscenza, diritto e religione sono gli elementi essenziali che costituiscono la vera identità dell’Occidente. Elementi “antichi” ma non “vecchi”, poiché perennemente attuali e perciò massimamente adatti ad essere incarnati nel pensiero e nell’azione delle persone, in modo tale da renderli punti fissi, concreti e fertili non solo per ciò che attiene al presente, ma anche e soprattutto per quel che riguarda il futuro.
Per mille ed un motivo, una civiltà può vivere periodi di crisi, ma il concetto di crisi, alla luce di una filosofia fondata su valori trascendenti, assume un carattere contingente e storico che, per quanto importante e temporalmente duraturo, non intacca la perennità e il valore intrinseco degli elementi essenziali da tale civiltà espressi.
L’identità occidentale implica in primis una sintesi unitaria di pensiero greco, diritto romano, tradizione religiosa ebraico-cristiana. Questi elementi, tutt’altro che “sovrastrutturali”, definiscono l’identità dell’Occidente: come tali, nessuno di essi può essere negato o obliato se non al prezzo della crisi o della negazione della cultura e della civiltà in cui viviamo: in definitiva della crisi dell’uomo stesso, come persona capace di intelligenza, intraprendenza, creatività e libertà.
L’assolutizzazione di una parte a scapito dell’intero distrugge ogni possibilità di verità, sia essa umana o divina. L’elemento greco richiama la ricerca filosofica, formulata dai pensatori antichi (Eraclito Socrate, Platone Aristotele) che attraverso secoli ne hanno definito l’oggetto e i metodi, riponendo la dignità dell’uomo nell’aspirazione a qualcosa di soprannaturale. Nonostante le differenze esistenti fra le varie scuole filosofiche, il pensiero greco considera la scienza metafisica (scienza che ha per oggetto l’essere in quanto essere) come il problema primario e fondativo del sapere umano.
La relazione fra filosofia e metafisica, ossia fra la ricerca che l’uomo fa di se stesso non disgiunta dall’indagine su ciò che, invisibile, da senso al visibile in quanto suo ineludibile principio sostanziale, è ciò che sta alla base del sapere umano: base di ogni nostra conoscenza teorica o pratica, sintetica o analitica, universale o particolare che sia.
L’elemento romano è costituito dalla scienza del diritto che la Roma classica, analogamente a ciò che succede in Grecia con la ricerca filosofica, fonda e sistema precisandone le linee oggettive, metodologiche e problematiche. Sulla base di una oggettività insita nella legge – per i Romani la legge possiede il carattere dell’oggettività – l’esperienza giuridica del diritto romano può stabilire fra Stato e cittadino un rapporto di gerarchia che si esprime come dialettica di libertà (secondo cui l’autorità statale non possa negare la libertà dell’individuo né viceversa), al cui interno vige un rapporto di diritti e doveri il cui esercizio deve essere bilateralmente rispettato, pena la sudditanza a forme di tirannide o di anarchia.
Il terzo elemento è quello ebraico- cristiano che introduce la cifra della religione e fornisce il punto di comunicazione fra tempo ed eterno, e quindi conduce il discorso dal piano umano a quello divino. La religione ci insegna che l’uomo è autonomo ma non autosufficiente: e che tale non autosufficienza è definita dal rapporto dell’uomo con il Dio biblico Uno e Unico.
Il laicismo esasperato (come ad esempio quello illuminista e neo illuminista, che dimentica il concetto di laicità formulato da Tommaso d’Aquino nel Medioevo) istituisce un rapporto squilibrato fra il mondo umano e quello divino provocando lacerazioni che dal piano del pensiero si riversano su quello della realtà in tutte le sue determinazioni: ad esempio il giusto equilibrio la tradizione critico-scientifica e quella metafisico-religiosa; rapporto che rappresenta l’eredità spirituale dell’Occidente.
L’Occidente non si riduce ad essere una mera realtà spazio-temporale: non è solo una mera risultanza storica né una semplice connotazione geografica, ma una fondamentale dimensione spirituale, religiosa, politica, culturale e civile. l’Occidente non è solo il luogo empirico in cui viviamo, il modello sociale a cui facciamo riferimento.
Non è solo una questione di spazio e di tempo, quindi ma anche di spirito: l’Occidente è parte di noi stessi, poiché come afferma Sciacca ne L’ora di Cristo (L’Epos, Palermo 1992), la civiltà occidentale «è una determinata civiltà con una sua essenza, suscettibile di progresso e di sviluppi, ma che continua ad essere “occidentale” anche se si svolge in Paesi non europei»: a condizione che la sua evoluzione storica sia sviluppo e non negazione della sua essenza.
L’Occidente, a tali condizioni, è anche il luogo dove vige il primato della persona umana, immagine e somiglianza della Persona divina; dove vige la sana distinzione fra Stato e Chiesa e quindi fra vita sociale e vita di fede. Dove i valori scientifici ed economici possono veicolare quelli spirituali. L’Occidente non è una massa di enti anonimi, ma una comunità aperta, formata da singoli fra loro in relazione, una relazione che richiama ad un responsabile esercizio di reciprocità, tant’è vero che «non posso sentirmi libero se non riconosco la libertà dell’altro». (cfr. Atto ed essere, L’Epos, Palermo. 1991).
Solo la persona da senso alla storia (e non solo alla storia), sia perché la storia è, agostinianamente parlando, storia personale e non collettiva; sia perché la persona nella sua singolarità e sacralità è il senso della storia stessa: non quella lineare di Comte e di Marx, né quella impersonale di Hegel, ma la storia escatologica di Agostino, Tommaso, Vico e Rosmini, ossia vicenda inesauribile della libertà personale che, partendo dall’uomo, s’inserisce nella dialettica fra natura e sovranatura, ordinata metafisicamente in virtù del suo Principio trascendente.
La cultura e la civiltà occidentali stanno o cadono nell’armonia fra fede e ragione, trascendenza e immanenza, tradizione ed innovazione. L’uomo, in quanto persona, costruisce il suo destino naturale che non si interrompe all’interno della natura ma procede oltre essa in senso escatologico, dunque sovrannaturale.
Frasi e passi tratti dalle opere di M. F. Sciacca
«Civiltà è avanzamento dell’uomo nel mondo». (L’ora di Cristo, L’Epos, Palermo 1993)
«Cultura è sviluppo dell’uomo nello spirito, elevazione integrale in senso integrale e comprensivo di tutti i valori umani, anche perfezionamento vitale morale religioso». ( L’ora di Cristo, cit. )
«Quello che chiamiamo civiltà occidentale risulta essenzialmente dalla sintesi del pensiero filosofico greco, dall’esperienza giuridica romana e dalla verità ebraico-cristiana: tutti e tre ne costituiscono l’essenza». (L’ora di Cristo, cit. )
«I musulmani, prima di entrare nella moschea, lasciano i calzari fuori del tempio. Rispetto, forse anche simbolo: non macchiare il sacro pavimento con cose che hanno battuto la terra: Ma cosa conta che tu lasci le scarpe fuori, se il mondo lo porti nel tuo cuore allacciato e calzato? ». (In Spirito e Verità, L’Epos, Palermo 1993)
«I valori economici possono essere il veicolo di quelli spirituali». (In Spirito e Verità, cit. )
«O Cristo vive in noi, sempre, o è morto venti secoli fa; in quest’ultimo caso, siamo morti a lui, a noi stessi, agli altri». (In Spirito e Verità, cit. )
«La creazione è il bacio di Dio sul Nulla: l’Essere rivela così il suo amore, infinito nel dono dell’esistenza, infinito come dono di sé nel sacrificio supremo per il riscatto e la salvezza dell’uomo» (Atto ed essere, cit. )
«Babeuf è stato un precursore della pianificazione organizzata dai “cervelli” per l’eguaglianza delle “menti: i semi del suo cervello sono ormai diventati la foresta che soffoca l’intelligenza e la vera cultura; con esse, la libertà». (Il magnifico oggi, L’Epos, Palermo 1993)
«Non posso sentirmi libero se non riconosco la libertà dell’altro». (Atto ed essere, cit. )
«Chi reclama libertà non deve dimenticare che essa comporta maturità intellettuale e spirituale». (Il Magnifico oggi, cit. )
«Il buon uso della libertà è proporzionale al grado di maturità di chi la esercita». (Il magnifico oggi, cit. )
«Sentirsi responsabili di questa o quella libertà – non basta per niente il solo averla – è il miglior modo di difendere la libertà stessa». (Il magnifico oggi, cit. )
«Con la creazione ha inizio il mondo, ma non il male: è contraddittorio che l’Essere creante, il Bene, che ama l’essere anche nel suo modo finito, possa creare il male, il negativo puro dell’essere». (Ontologia triadica e trinitaria, L’Epos, Palermo 1990)
«La confusione nell’uso delle parole è caratteristica delle epoche o delle società che hanno perduto o vanno perdendo l’esercizio del pensare». (Il Magnifico oggi, cit. )
«Una dottrina non è vera perché attuale, ma è attuale perché vera: cioè perché suscettibile di ulteriori approfondimenti e di soluzioni più comprensive, aperte ad altri approfondimenti». (Interpretazioni rosminiane, Marzorati, Milano1958)
«E’ dovere di ogni uomo amare se stesso e gli altri per il fatto che sono uomini come lui. Se non rispetto il mio simile e offendo la dignità della sua persona, vengo meno ad un mio dovere e ledo un suo diritto». (Interpretazioni rosminiane, cit. )
«Amare è promuovere l’altro perfezionando noi stessi». (Atto ed essere, cit. )
«La filosofia non asciuga lacrime né dispensa sorrisi, ma dice la sua parola sulla “verità” delle lacrime e dei sorrisi». (Atto ed essere, L’Epos, Palermo 1991)
«Vi sono pensatori che vivono di rendita o si ripetono, altri che crescono su se stessi; per comprenderli è necessario conoscerli in tutto il loro itinerario critico di approfondimento. Probabilmente io appartengo a questi ultimi». (Ontologia triadica e trinitaria, L’Epos, Palermo 1990)