La complessità del pensiero marxista consiste nella concezione dello Stato. Marx non vuole passare dallo Stato A allo Stato B ma abolire lo Stato in quanto tale.
di Vitaliano Mattioli
Il precedente socialismo ha fallito, secondo Marx, perché si era preoccupato di cambiare la realtà facendo il passaggio da un ‘tipo’ di Stato ad un altro ‘tipo’ di Stato. Questo è proprio ciò che Marx rimprovera ai precedenti socialisti. Loro s’impuntano ancora a conservare una parvenza di Stato. Ma in questo modo la società non potrà mai cambiare.
La soluzione non sta nel fare il passaggio dallo Stato A allo Stato B ma ad abolire lo Stato in quanto tale. Ne “La guerra civile in Francia” esprime abbastanza chiaramente questo concetto: “Tutte le rivoluzioni ebbero come unica conseguenza di perfezionare l’apparato statale invece di respingere questo incubo soffocante… L’antitesi autentica dell’Impero stesso fu la Comune…
Nella Comune non si trattò dunque di una rivoluzione contro questa o quella forma di potere statale… Si trattò di una rivoluzione contro lo Stato stesso. Non si trattò di una rivoluzione fatta per trasferire questo potere da una frazione all’altra delle classi dominanti ma di una rivoluzione per spezzare questo stesso orrendo apparato del dominio di classe”.
Il ‘boia’ chiamato a questa opera benefica per l’umanità, il grande giustiziere che deve attuare questo compito benefico è il proletariato. La molla che lo scuoterà e spingerà ad agire è la coscienza. Solo quando lui avrà preso coscienza dell’assurdità della sua situazione allora si rivolterà, sarà la grande rivoluzione, dalla quale nessuno potrà salvarsi. La classe dominante dovrà tremare di fronte all’ondata rivoluzionaria del proletariato. Lo strumento sarà la lotta di classe.
Ne “La Sacra famiglia” Marx chiama il proletariato “il partito distruttore”. Tuttavia per Marx questa estinzione totale dello Stato per opera del proletariato non si realizza immediatamente ma attraverso fasi successive. E’ necessario un periodo transitorio nel quale ci sarà la convivenza della nuova società comunista che sta per sbocciare ed i residui della vecchia struttura statale.
Questa fase intermedia è il socialismo in attesa della struttura perfetta che è il comunismo. Questo passaggio sarà attuato mediante la dittatura del proletariato. Nell’opera “Le lotte di classe in Francia“, Marx descrive questa situazione: “Il proletariato si stringe sempre più intorno al socialismo rivoluzionario, al comunismo. Questo socialismo è la dichiarazione del carattere permanente della rivoluzione, la dittatura di classe del proletariato, come momento di sviluppo necessario per la soppressione delle differenze di classe in generale”.
Lenin nell’opera “Stato e Rivoluzione” così ha commentato queste parole: “Vediamo qui formulata una delle più notevoli ed importanti idee del marxismo a proposito dello Stato, l’idea della dittatura del proletariato” . Marx, che auspicava la rivoluzione in occidente ed in tempo di guerra, non ha mai visto realizzato questo suo sogno. E’ stato Lenin che ha rispolverato il progetto marxista ed ha attuato il famoso Ottobre 1917.
Ma, nonostante la rivoluzione, il passaggio alla società comunista non si è mai realizzato. Sono state periodicamente rinviate le scadenze. Le speranze sono svanite con la caduta del muro di Berlino nel 1989. Inoltre la storia ha dimostrato che la ‘dittatura del proletariato’ di fatto si è trasformata in ‘dittatura del partito sul proletariato’. Infatti lo Stato, in questo periodo di transizione, non è un assoluto.
Sopra di lui c’è un’altra realtà che lo manipola e della quale diventa uno strumento per agire. Questa realtà è stata il Partito Comunista sovietico. E’ interessante il contenuto della Costituzione (1977), art. 6: “Il Partito Comunista dell’Unione Sovietica è la forza che dirige ed orienta la società sovietica, il nucleo del suo sistema politico e delle organizzazioni statali e sociali.
Il Partito Comunista, forte della dottrina marxista-leninista, definisce la prospettiva generale di sviluppo della società, la linea di politica interna ed estera dell’URSS”. In America a quel tempo era stato coniato un termine: “La grande bugia” per evidenziare l’inganno marxista. Però questa illusione ha coperta la terra di cimiteri, e quanti ancora, accecati da un orgoglio intellettuale, continuano a sbandierare dottrine come vere e benefiche per l’umanità!