n.10 del 31 dicembre 2014
Gianluca Agostini
Come annunciare il Vangelo con i moderni strumenti della comunicazione sociale? E’ questa una sfida fondamentale per la Chiesa, corrispondendo a quella che è la sua missione: “Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato…Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.” (Vangelo di Matteo, 16, 9. 14 – 16).
L’annuncio della Buona Notizia al tempo dei “social networks” è complicata però da due ordini di motivi che corrispondono alle particolarità di questi nuovi strumenti: la quantità di informazioni che consentono di fruire, che continua ad aumentare in progressione geometrica, e la velocità con la quale queste vengono scambiate. Valga a rappresentare questo aspetto un articolo di Giorgio Israel, Professore ordinario di Matematiche Complementari presso l’Università di Roma “La Sapienza”, pubblicato su Tempi del 30 aprile 2009, di commento ad un video dell’epoca dal titolo “Did you Know 3.0” accessibile su uno dei social per eccellenza, youtube, che in 5 minuti fornisce anch’esso un buon numero di informazioni sull’aumento esponenziale delle informazioni a disposizione.
La quantificazione cui viene data evidenza a partire dal titolo dell’articolo, viene precisato si riferisce esclusivamente ad un anno ed è superiore a tutti i 5000 anni precedenti; ancora a proposito della mole di informazioni il video rende noto che una settimana del New York Times offre più informazione di quanta ne poteva accumulare un uomo dell’Ottocento in tutta la vita.
L’articolo di Israel si interroga però sulla possibilità di riuscire a possedere effettivamente la conoscenza a fronte di un simile “bombardamento” (il video in questione viene aggiornato ogni anno ed è arrivato alla versione 4.0, confermando chiaramente l’andamento incrementale in termini puramente quantitativi), fornendo una serie di esempi persino paradossali “…Infine, pare che la lingua inglese contenga oggi circa 540.000 parole, più di cinque volte di quante ne avesse all’epoca di Shakespeare. Nonostante tale ricchezza di vocabolario, di Shakespeare oggi se ne vedono pochi in giro e la gente continua ostinatamente a leggere quello “povero”. Anche il numero di parole dell’ebraico biblico è disperatamente modesto. Eppure la Bibbia continua ad essere il libro più letto al mondo. Quando morì il celebre filosofo Spinoza in casa gli trovarono meno di trecento volumi. Eppure i più accaniti paladini della postmodernità tecnoscientifica – per esempio, il neuroscienziato Jean-Pierre Changeux – non trovano di meglio che rifarsi all’autorità di Spinoza…”.
Siamo quindi tornati all’interrogativo di partenza, tanto più importante perché anche in un panorama dell’informazione così frammentato, la Buona Notizia è annunciare il Verbo fatto carne, Cristo morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini che di Sé dice “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Vangelo di Giovanni, 14, 6).
Questo particolare aspetto è stato illustrato da Giulio Lizzi, studioso ed esperto del settore della comunicazione in ambito professionale, all’interno della conferenza da lui tenuta per il Centro culturale “Le serate di San Pietroburgo” lo scorso 19 novembre 2014 a Roma. Il giornalista e blogger umbro, è partito da un dato fondamentale: nel 2013, Papa Francesco è stato il personaggio con maggiore visibilità su internet, confrontato con altri leader mondiali con un volume ricerche mensili su Google pari a 1.737.300, oltre 49 milioni di menzioni in internet, mentre su Twitter lo scorso 14 ottobre 2014 il Santo Padre ha superato i 16 milioni di followers.
Nella sua presentazione Lizzi ha quindi sottolineato come Papa Francesco abbia mostrato la propria consapevolezza legata alle sfide che l’era digitale pone alla Chiesa nella sua missione evangelizzatrice, affrontando questi argomenti in diversi discorsi e udienze, nella Esortazione apostolica Evangelii Gaudium e ancor più in particolare nel Messaggio per le giornate mondiali delle comunicazioni sociali del 24 gennaio 2014, all’interno del quale in un passaggio sottolineava come “…Esistono aspetti problematici: la velocità dell’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. […] L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci…”.
Ciò non di meno i media devono diventare luogo di missione per la Chiesa perche se “…I limiti [della tecnologia] sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media sociali; piuttosto ci ricordano che la comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica…”; e per diventare luogo di missione “… Occorre sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze, e offrire loro il Vangelo, cioè Gesù Cristo, Dio fatto uomo, morto e risorto per liberarci dal peccato e dalla morte …”.