di Guglielmo Piombini
Sull’ultimo numero dell’AFA Journal, la rivista dell’American Family Association, un interessante articolo di Ed Vitagliano, intitolato “Europe’s Chastisment? How the Abandonment of Christianity May Be Leading to Disaster” (“Il castigo dell’Europa? Come l’abbandono del cristianesimo può portare al disastro”), mette in relazione la crisi demografica dell’Europa con il rifiuto delle proprie radici cristiane. Dove sono finiti gli etruschi, si chiede Vitagliano? Non esistono più, perché vennero assorbiti dalla civiltà romana e scomparvero come popolo distinto. La brutta notizia è che fra un centinaio d’anni potremo chiederci dove sono finiti gli italiani, gli spagnoli o i russi.
Il sociologo Ben Wattenberg, autore del libro Fewer: How the New Demography of Depopulation Will Shape Our Future ha osservato che, dai tempi della peste nera, mai in Europa i tassi di fertilità sono caduti così in basso, così rapidamente, così a lungo e così ovunque. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite dal 2000 al 2050 l’Europa, dall’Islanda alla Russia, vedrà la sua popolazione crollare da 728 milioni a 600 milioni, o forse a 556 milioni. Se queste tendenze continueranno ulteriormente, alla fine del secolo la popolazione europea si ridurrà a 207 milioni.
Qual’è la causa di questa debacle? Gene Edward Veith del World Magazine ha preso in considerazione alcuni fattori economici e culturali: “Da cosa nasce il calo della popolazione? Letteralmente, dal collasso mondiale dei valori familiari. Grazie alle tecnologie contraccettive, il sesso è stato separato dalla procreazione, e per molti uomini e donne la gravidanza è diventata uno spiacevole effetto collaterale, da prevenire con gli anticoncezionali o eliminare facilmente con un aborto. Il piccolo sporco segreto dell’implosione della popolazione, raramente menzionato dai demografi, è che il mondo sta abortendo le future generazioni”.
Negli Stati Uniti da un terzo a un quinto delle gravidanze si concludono con un aborto, ma in alcune nazioni europee la situazione è ancor peggiore: in Russia gli aborti sono più numerosi delle nascite, e ogni donna ha in media quattro aborti nel corso della sua vita. Tutto questo è sintomatico della mentalità edonistica dominante nel mondo occidentale, che Allan Carlson, presidente dell’Howard Center for Family, Religion, and Society, ha definito come “una completa filosofia del piacere”:
“Ovunque nell’Unione Europea e nel mondo anglo-americano le attenzioni della gente si concentrano sui consumi, sulla libertà sessuale e sul divertimento. I giovani in età fertile ricorrono a congegni meccanici e ad agenti chimici per contrastare i disegni della natura. In luoghi così culturalmente diversi come la Spagna, l’Italia, la Danimarca e la Germania la sperimentazione sessuale inizia presto, ma raramente si conclude con un figlio”.
Malgrado gli sforzi fatti dai governi di alcune nazioni europee per aumentare con sconti fiscali o sussidi il desiderio di maternità e paternità, pochi pensano che serviranno a convincere le coppie a tornare ad avere tre o quattro figli. Quasi nessun demografo crede che i tassi di natalità torneranno a crescere in maniera significativa.
L’aspetto paradossale della storia, osserva Vitagliano, è che il perseguimento del piacere e della ricchezza personale potrebbe condurre alla rovina economica. Infatti, se la popolazione attiva si riduce, chi produrrà in futuro i beni e i servizi che necessitano di capitale umano? Veith indica alcune conseguenze economiche del declino della popolazione: “Gli individui non sono solo consumatori ma produttori.
La riduzione della popolazione può distruggere l’economia perché crea una scarsità di lavoratori. Un paese che perde abitanti avrà una minor forza militare e un minor numero di contribuenti. Il declino della popolazione è sempre stato un segnale di decadenza culturale, perché riduce la creatività, l’energia e la vitalità ad ogni livello della società”.
L’opinionista e critico culturale Don Feder, pur essendo ebreo, vede nell’abbandono del cristianesimo la causa profonda dei problemi demografici europei: “Non è un caso che il carattere centrale della Nuova Europa sia il rifiuto di riconoscere le proprie origini spirituali. La Costituzione Europea, un documento di oltre settemila parole, non contiene un solo riferimento al cristianesimo. In questo modo più di un millennio di storia viene di fatto cancellato”.
L’abbandono del cristianesimo nella maggior parte dei paesi europei è ben documentato. In cinque paesi chiave dell’Europa (Francia, Belgio, Olanda, Germania e Italia) la percentuale della popolazione che frequenta regolarmente una chiesa è scesa negli ultimi trent’anni dal 40 al 20 per cento circa della popolazione.
Feder crede che vi sia un evidente collegamento tra la mancanza di fede religiosa e la perdita di quell’interesse per il futuro, che spinge le persone a concepire e ad allevare un figlio: “Avendo perso la loro fede e abbracciato un’etica di autonomia radicale, gli Europei hanno smesso di andare in chiesa, di prendere la Bibbia sul serio, di credere nel futuro e di avere figli”.
Aborto, controllo delle nascite, accettazione del matrimonio gay e promiscuità sessuale sono le nuove tendenze guida. La prognosi è ancor più infausta a causa della soluzione rischiosa che molte nazioni europee hanno scelto per colmare i vuoti di popolazione: l’immigrazione. Dal Nord Africa e dal Medio Oriente, milioni di immigrati musulmani si sono riversati nel vecchio continente nell’ultimo mezzo secolo.
Solo cinquant’anni fa gli islamici residenti in Europa erano 250.000, oggi sono venti milioni. Inoltre i musulmani, diversamente dagli occidentali, hanno famiglie numerose. La loro alta natalità, combinata all’immigrazione, porterà la popolazione musulmana in Europa a raddoppiare nel 2025. La demografia potrebbe quindi realizzare quello che non riuscì ai Mori e all’impero ottomano con le armi: un’Europa musulmana.
I multiculturalisti vedono questo esito come un arricchimento. Il problema, tuttavia, è che l’islamizzazione dell’Europa produrrà una completa metamorfosi del continente. Una società non può diventare più islamica nei suoi caratteri demografici senza diventare anche più islamica nei suoi caratteri politici e culturali. Già oggi più del 60 per cento dei musulmani britannici desiderano vivere sotto la legge coranica, ed entro il 2050, prevede Mark Steyn, molte nazioni europee saranno costrette ad introdurre la sharia nella propria legislazione. Forse all’inizio i governi europei cercheranno di resistere a queste richieste, ma la reazione potrebbe essere un’escalation di attentati e rivolte.
Fra meno di cento anni l’Europa di Shakespeare e Hugo, di Rembrandt e Bach, di Churchill e Wojtyla potrebbe esistere solo sui libri di storia e nei musei; oppure, peggio ancora, le vestigia dell’Europa cristiana potrebbero subire la stessa sorte delle statue dei grandi Budda dell’Afghanistan, demolite dai talebani. In ogni caso, secondo Allan Carlson, l’attuale cultura materialista dell’Occidente non potrà durare a lungo.
Esiste una legge ferrea della storia, secondo cui il futuro appartiene ai più fertili. Proprio come le tribù barbariche dei Germani incentrate sui clan familiari e ricche di figli spazzarono via il sensuale e sterile impero romano d’occidente, lo stesso faranno i “nuovi barbari” che premono alle porte.
Gli europei secolarizzati che, per cercare una illimitata libertà individuale, hanno rigettato la propria eredità morale cristiana potrebbero ritrovarsi sotto il tallone repressivo del totalitarismo islamico: sarebbe l’ennesima eterogenesi dei fini a cui ci ha abituato la storia. Dopo le sciagure del XX secolo, si chiede in conclusione Ed Vitagliano, stiamo forse assistendo al castigo finale dell’Europa per la sua apostasia dal cristianesimo?