L’Italia che non mi piace. Quella che si arrende

Magdi_Allam_coverCorriere della Sera, 2 giugno 2006

Anticipiamo un brano del saggio «Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano?» di Magdi Allam, in libreria da martedì 6 giugno

Magdi Allam

Oggi siamo tutti a rischio perché è venuto meno il valore fondante della nostra umanità, il valore della sacralità della vita. Nel mondo islamico il nichilismo è degenerato nel disconoscimento del diritto alla vita propria e altrui, al punto che assistiamo a dei terroristi suicidi- omicidi che si fanno esplodere addirittura dentro le moschee, nella certezza di conquistare il paradiso islamico massacrando dei fedeli musulmani che pregano il loro stesso Dio all’interno del luogo di culto di Dio.

Ma, ahimè, abbiamo a che fare anche con un Occidente in preda al nichilismo e al relativismo culturale, la cui magistratura legittima questi terroristi suicidi-omicidi, i cui politici corteggiano gli estremisti islamici illudendosi che così facendo si calmeranno le acque e salveranno la pelle. Sì, è possibile che salveranno la pelle nel breve termine, ma è certo che perderanno tutto il resto, a cominciare dal diritto alla vita dei loro figli e dal bene della civiltà occidentale i cui valori sono un patrimonio dell’umanità.

La battaglia comune che ci attende, in Italia, in Occidente e nei Paesi musulmani, è essenzialmente una battaglia di idee affinché trionfino valori in grado di cementare una comune civiltà dell’uomo. Sono i valori del primato della vita, della centralità dell’individuo, del rispetto dei diritti fondamentali della persona. Che cosa ci impedisce oggi in Italia di affermare i nostri valori e la nostra identità? È solo la nostra incapacità o mancanza di volontà a risultare credibili, a far applicare le leggi e a far rispettare le istituzioni.

Dobbiamo biasimare soltanto noi stessi. Sbagliano coloro che, per tenersi buoni gli estremisti islamici, per scongiurare che anche l’Italia possa essere oggetto di un attentato terroristico, finiscono per scendere a patti con loro, mercanteggiando sulle leggi dello Stato, legittimando dei fuorilegge. Mi sconcerta l’Italia che mette sullo stesso piano Bin Laden e Bush, l’attentato e la rappresaglia, il terrorismo e la guerra sferrata da chi si difende dal terrorismo.

Mi preoccupa l’Italia che manda i suoi militari e i suoi carabinieri in Iraq e poi sembra darli in pasto ai terroristi definendoli «forze di occupazione», ignorando che sono pienamente legittimati sul piano internazionale dalla risoluzione 1511 del 16 ottobre 2003, che l’Iraq è uno Stato pienamente sovrano sulla base della risoluzione 1546 dell’8 giugno 2004 e che il regime di occupazione è cessato dal 28 giugno 2004.

Mi lascia perplesso l’Italia che guarda all’Onu come a un totem da venerare quando si tratta di condannare la «guerra illegale» in Iraq, dimenticando che anche gli interventi militari a cui ha partecipato in Bosnia nel 1995, in Kosovo nel 1999, a Beirut nel 1983 e nel Sinai nel 1981 sono avvenuti senza l’autorizzazione dell’Onu, eppure vengono considerati legittimi dalle forze politiche di destra e di sinistra. Mi indigna l’Italia che nobilita il terrorismo qualificandolo «resistenza», quasi gioendo per la lunga scia di sangue in Iraq perché sarebbe la prova della «guerra civile».

Ma soprattutto provo orrore per l’Italia che è intollerante nei confronti di se stessa, della propria identità nazionale, dei propri valori.

L’Italia ammalata di intolleranza schizofrenica, che si tramuta in un omicidio- suicidio dell’anima prima ancora che del corpo. L’Italia che ripudia parte di sé, che usa la violenza verbale e fisica per aggredire se stessa, che esulta «dieci, cento, mille Nassiriya», che ha trasformato la festa della Liberazione nella giornata nella disunione nazionale, che innalza differenti vessilli partigiani ma quasi si vergogna di marciare unita all’insegna del tricolore.

L’Italia che brucia le bandiere dell’America, che l’ha liberata, e di Israele figlia dell’Olocausto, che ha alimentato. L’Italia dell’islamicamente corretto che si fa in quattro per condannare le vignette su Maometto, ma tace sull’oltraggio a Gesù. L’Italia che deve ancora imparare ad amarsi, rispettarsi, fare il proprio bene. Noi vogliamo unire la nostra voce a quella del papa Benedetto XVI contro la «anticultura della morte» e la «cosificazione dell’uomo».

Vogliamo dar corpo e forza al «Movimento per la vita e la libertà» che unisca cristiani, laici e musulmani di buonsenso nella battaglia per i valori umani universali. Diciamo no al relativismo culturale ed etico, no al negazionismo e al revisionismo storico, no al nichilismo valoriale e ideologico, no al multiculturalismo e all’assimilazionismo.

Diciamo sì alla sacralità della vita di tutti, sì al valore fondamentale della libertà, sì alla centralità della persona, sì a un’identità forte e condivisa.Io, che non sono cristiano, riconosco che la parabola di Gesù è la più adeguata a raffigurare la realtà odierna e il compito che ci attende. Nel Vangelo secondo Matteo si legge: «Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti coloro che vendevano e compravano nel tempio, rovesciando i tavoli dei cambiavalute e i banchi di quelli che vendevano le colombe.

E disse loro: “Sta scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri”». Ecco: i templi dell’Occidente e dell’Islam sono stati trasformati in una spelonca di ladri e devono essere liberati da coloro che per ignoranza, ingenuità, paura, viltà, ipocrisia, cinismo, avidità, fanatismo, odio e ideologismo hanno venduto l’anima e se stessi a un nemico interno e a un nemico esterno.

Dunque, seguiamo l’esempio di Gesù: cacciamo i mercanti dal tempio! Questo non è il tempo del compromesso, perché non si mercanteggia sulla vita e sulla libertà. Questo non è il tempo del dialogo, perché non si devono legittimare i predicatori d’odio. Questo non è il tempo della pace, perché dobbiamo prima liberarci dei burattinai del terrore che ci hanno dichiarato guerra. Questo è il tempo della chiarezza, perché o si sta dalla parte della vita e della libertà o si sta dalla parte della morte e della tirannia.

Questo è il tempo della fermezza, perché solo difendendo senza se e senza ma la sacralità della vita, tuteleremo la libertà. Questo è il tempo di cacciare i cacciare i mercanti dal tempio, perché se non lo facciamo noi, se non lo facciamo ora, noi soccomberemo e con noi morirà la civiltà umana. Rimbocchiamoci le maniche, diamoci la mano e collaboriamo insieme per salvare l’Italia, l’Occidente e l’Islam.

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Magdi Allam Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano?Ed Mondatori 2005 pp 1998