La preoccupazione del vescovo di Treviso, monsignor Mazzocato «Sempre più parroci chiedono mutui per sostenere le spese di gestione delle loro scuole» Tra le cause i tagli e i ritardi nell’erogazione dei contributi statali. Armellin (Fism veneta): non possiamo caricare la spesa già sostenuta dalle famiglie. E Fioroni promette: daremo una risposta al problema nella prossima Finanziaria
Il costo medio di un alunno iscritto in una struttura non statale si aggira sui 2500 euro l’anno, che diventano 7500 se frequenta quella statale
da Treviso Francesco Dal Mas
Con gli stipendi del personale da pagare, ma con le scuole dell’infanzia in tanti casi chiuse durante l’estate, numerose parrocchie si trovano nelle condizioni di impegnare su questo versante le poche risorse che a disposizione, magari per altri lavori urgenti. «Spesso siamo costretti a stornare i fondi stanziati per altre opere importanti» testimonia don Mauro Simeoni, parroco di Salvatronta, vicino a Castelfranco.
«Quest’anno per protesta – ha confidato – non volevamo neppure aprire le porte delle nostre scuole, poi ci abbiamo ripensato per non danneggiare le famiglie e le insegnanti». «I ritardi a livello statale – insiste il vescovo Mazzocato – pongono numerose scuole sulla soglia dell’insostenibilità e rendono pertanto necessaria un’assunzione di responsabilità più seria da parte delle autorità».
La vicenda dei mutui, dunque, «è un grido d’allarme: dei parroci, ma anche delle famiglie, oltre che dei responsabili delle scuole». Nel Veneto nessuna materna ha chiuso, nel Centro e nel Sud Italia addirittura 500. «E questo perché – spiega l’on. Lino Armellin (Lega Nord), presidente regionale della Fism – stiamo dando luogo ad uno sforzo immane, ormai da qualche anno». Dunque; lo Stato spende 7.454 euro l’anno a bambino solo per il personale, negli asili pubblici; le altre spese devono essere coperte dai Comuni.
«Nel caso, invece, delle scuole d’infanzia paritarie, nel nostro caso parrocchiale – puntualizza Armellin – l’allievo costa 2.470 euro l’anno, quindi un terzo rispetto allo Stato. Le famiglie pagano, di media, 1.300 euro a figlio, la Regione 110 euro, i Comuni 308 euro. Il governo interviene con 532,5 euro. Ma per l’anno scolastico 2005-2006 non ha dato ancora un euro. E il contributo dell’anno 2004-2005 è arrivato solo a fine anno scolastico».
Qualche ritardo c’è stato, nel passato, anche da parte della Regione, ma quest’anno Venezia è stata solerte.Anzi, l’assessore alle politiche sociali, Antonio De Poli (UDC), dimessosi proprio in questi giorni perché è stato eletto in Parlamento, si è materializzato con un supplemento di contributi: intorno ai 2,7 milioni di euro per tutte le materne paritarie della regione.
Anche ai Comuni è stato chiesto uno sforzo maggiore. La Fism ha sottoscritto con l’Anci un accordo perché gli enti locali diano luogo a disponibilità che vadano oltre l’integrazione delle rette. «Alle famiglie non possiamo chiedere di più – sottolinea Armellin -, eppure le spese aumentano. Tante scuole devono affidarsi a personale laico, perché quello religioso si riduce ogni anno di più. E i costi sono superiori. Le nostre scuole sono state le prime a mettersi in sicurezza, nel pieno rispetto della legge, mentre i plessi statali sono più indietro».
Con queste preoccupazioni alle spalle, c’è un rischio in agguato: che le scuole rimandino in secondo piano la tensione educativa. Per questo il vescovo Mazzocato ha raccomandato vivamente agli 800 insegnanti di mantenere viva l’ispirazione.
«È importante verificare continuamente le metodologie educative sulla base dell’ispirazione – afferma il vescovo -. A volte non ci si interroga abbastanza sull’antropologia – cristiana – che sta a fondamento del progetto educativo delle nostre scuole». Ma in serata dalla festa della Margherita in corso Caorle sul problema è intervenuto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni: «A riguardo daremo risposta a questa esigenza già a partire dalla prossima finanziaria».