La questione da valutare è una sola, semplice, essenziale: l’embrione è un essere umano? Posto che sì, tutto il resto deve rispettare questo principio. Un filosofo strapazza i “si dice” con un prontuario impolitico, unilaterale, ragionevole e pieno di buoni motivi per non cosificare l’uomo
di Giacomo Samek Lodovici
È autonomo nel senso che l’embrione costruisce se stesso, guida il proprio sviluppo e accrescimento, senza bisogno di alcun intervento esterno determinante. È continuo nel senso che non ci sono interruzioni e salti, non c’è mai nessuno stacco che consenta di dire «qui l’embrione diventa uomo». Cambiano la quantità della sua materia e la complessità della sua organizzazione, ma l’entità che cresce e che diviene più complessa è sempre la stessa. Del resto, l’evoluzione di ogni uomo continua anche dopo la nascita.
Tra centinaia di studi posso limitarmi a una sola citazione. Scott Gilbert, celebre biologo statunitense, nel suo Developmental Biology (Sinauer Associates, Sunderland 2002, cap. 7) – che è il manuale di biologia dello sviluppo più diffuso nelle università USA ed è tradotto in diverse lingue – spiega: «con la fertilizzazione inizia un nuovo organismo vivente. C’è un unico continuo processo dalla fertilizzazione allo sviluppo embrionale e fetale, alla crescita postnatale, alla senescenza fino alla morte».
Alcuni dicono che l’embrione non è realmente autonomo, perché dipende dalla madre. Ma il contributo della madre è estrinseco. Consiste nella protezione e nel nutrimento, cose di cui hanno bisogno anche i bambini. Peraltro, che sia estrinseco lo dimostra proprio la fecondazione artificiale (da ora in poi fivet): essa attesta che lo zigote può essere concepito e può inizialmente svilupparsi da solo anche senza sua madre.
È l’embrione che guida il proprio sviluppo, non la madre. Per capirlo si confronti lo sviluppo embrionale con la costruzione di una casa. Dov’è necessario qualcuno che aggiunge dall’esterno un mattone dopo l’altro; invece l’embrione stesso costituisce e organizza i suoi “mattoni” da solo. Perciò l’embrione è anche diverso dall’ovocita non fecondato: i mattoni possono aspettare millenni senza diventare casa e l’ovulo può attendere tutta la sua vita senza svilupparsi.
L’embrione, al contrario, se non viene ostacolato, si sviluppa da solo a una velocità vertiginosa. Altri negano la continuità del processo di sviluppo e fissano uno stacco nel momento della fusione dei due nuclei dei gameti (fino a quel momento parlano di ootide), o al momento della formazione della stria primitiva dell’embrione, o ancora dell’impianto nell’utero. Ma tutti questi momenti sono guidati dal concepito, sono già programmati fin dall’inizio. Altri dicono che fino al 14° giorno l’embrione ha la capacità di diventare due o più embrioni (gemellanza) e perciò non è ancora un individuo. Anche in questo caso si sbagliano, perché nel processo della gemellanza un individuo vivente genera un altro individuo vivente, quindi fin da subito c’è un individuo a cui se ne aggiunge in seguito un altro.
Si può svolgere lo stesso discorso procedendo a ritroso. Se guardo le mie foto di qualche anno fa mi riconosco: sono sempre io. Sono sempre io anche nella foto di quand’ero appena nato. E se dispongo di un’ecografia posso dire che sono sempre io due giorni prima del parto, o un mese, o due mesi, o sei mesi prima, o quando avevo sei settimane di vita. E se avessi un’ecografia del momento del mio concepimento potrei di nuovo dire che sono sempre io. Insomma, ciascuno di noi è stato embrione e non c’è mai stato alcuno stacco nella nostra evoluzione dal concepimento in poi. Non c’è mai stato alcun “momento fino a cui” sia stato lecito ucciderci: l’entità che è diventata più complessa e che è cresciuta siamo sempre noi.
Del resto, anche se non avessimo certezze e fossimo in dubbio sull’embrione, resterebbe pur sempre valido il principio di precauzione: se siamo in dubbio sullo status dell’embrione non possiamo ucciderlo, perché non possiamo correre il rischio di uccidere un uomo. Se il cacciatore vede un cespuglio che si muove, non deve sparare finché non sa con sicurezza che dietro al cespuglio non c’è un uomo.
Alcuni bioeticisti che difendono l’aborto e l’eutanasia dicono che un essere umano è persona solo quando compie certe attività, per esempio quelle razionali. Partendo da queste premesse, essi deducono che l’embrione e il malato terminale non sono persone, in quanto non esplicano attività razionali. Coerentemente a questa logica, per un bioeticista come Hugo T. Engelhardt anche l’infanticidio è lecito, perché i neonati non esercitano tali attività. Ora, se fosse persona solo chi esercita operazioni razionali, allora non soltanto sarebbe lecito uccidere i neonati, ma anche un uomo che dorme o che è sotto anestesia, giacché non esplica tali attività.
Insomma, l’uomo è persona anche quando non compie le sue azioni peculiari, dunque l’embrione è uomo in atto fin dal concepimento ed è in potenza solo rispetto al compimento di alcune attività. Perciò l’embrione merita la stessa e identica tutela che si deve riservare a ciascuno di noi, il che significa che la soppressione di un embrione, cioè l’aborto, equivale a un omicidio.
ILLICEITÀ DI CLONAZIONE, FIVET, SPERIMENTAZIONE SUGLI EMBRIONI, ECC.
Se l’embrione è un uomo, possiamo anche valutare la fivet, la clonazione, ecc., e possiamo capire che è sbagliato dire che la fivet è un atto di amore.
1. La fivet comporta la distruzione di moltissimi embrioni: per ogni nato si provoca un olocausto di embrioni. Infatti le percentuali di successo delle tecniche di fivet sono solo del 15% (e secondo alcuni studi sono anche più basse): su 100 embrioni prodotti, circa 85 sono destinati alla distruzione. È vero che anche dopo un concepimento naturale ci sono embrioni che muoiono, ma è la natura che ne provoca la distruzione, non l’uomo, come avviene con la fivet: un terremoto provoca naturalmente la morte di moltissimi uomini, ma non c’è alcuna ragione per imitarlo. Ora, la legge 40 consente la fivet omologa, ma almeno vieta quella eterologa, quindi diminuisce l’olocausto degli embrioni.
2. Se l’embrione è uomo, ha una dignità incomparabile, un pregio inestimabile, un valore elevatissimo. Immanuel Kant diceva che le cose hanno un prezzo, mentre l’uomo ha una dignità: l’uomo è preziosissimo e non ha prezzo, perché la sua dignità è elevatissima. Con la fivet (e con la clonazione) l’atto procreativo non è più inserito in una relazione affettiva e di donazione reciproca (come dovrebbe essere l’atto sessuale), bensì viene ridotto nella sua essenza ad atto meramente chimico. Esso diventa così un’attività di tipo produttivo e l’embrione è ridotto al rango di cosa, trattato come una cosa da fabbricare.
Diventa un oggetto e viene privato della sua dignità e del suo valore di essere umano. Lo si constata ogni volta che si lascia da parte l’emozione dei genitori per l’unico embrione “andato in porto” come figlio: che ne è – anche emozionalmente, non soltanto tecnicamente – degli altri embrioni, di quelli “soprannumerari”? Sono scarti: affettivi non meno che tecnologici. Lo si vede se di tutto il processo di fabbricazione di un bambino si prende in considerazione anche solo il concepimento (tralasciando le motivazioni della coppia – per esempio “realizzarsi” attraverso il figlio, che vuol dire strumentalizzarlo – , l’eventuale affitto dell’utero da parte delle “madri surrogate”, l’eventuale uccisione di quegli embrioni che non sono “di buona qualità”): qual è la dimora adeguata per un essere umano? Gli animali hanno le tane, ma l’uomo può vivere dignitosamente solo in una casa. Allo stesso modo: qual è il luogo di concepimento confacente alla dignità di un essere umano? Solo una persona può essere il luogo adeguato per il concepimento di una persona, non certo una gelida provetta.
3. Si dice che vietando la fivet si nega il diritto al figlio. Ma tale diritto non esiste, perché non esiste alcun diritto di un uomo su un altro uomo. Ogni uomo è uguale in dignità agli altri e nessuno può essere trattato come mezzo per soddisfare i fini di un altro (Kant): bisogna sempre e tassativamente rispettare la dignità umana e nessuno può essere reso strumento di un altro.
4. Un’altra argomentazione vale per coloro che ritengono che Dio esista (cosa, del resto, che si può dimostrare con la filosofia). Nell’atto sessuale la coppia esprime la disponibilità alla vita, ma l’incontro dei gameti e la generazione dipendono da Dio (all’inizio nemmeno la donna sa di essere incinta), che è creatore e signore della vita: l’uomo collabora con Dio creatore, prestandosi a essere procreatore, collaboratore del creatore. E il figlio è un dono.
Con la fivet (e con la clonazione), invece, l’uomo, inconsapevolmente, o consapevolmente (come avviene per alcuni tecnici della fivet, che lo hanno ammesso), si erge a creatore e padrone della vita. Invece di collaborare con Dio, si sostituisce a lui. In tal senso e alla luce del n. 2, si comprende che l’espressione «procreazione medicalmente assistita» è già una manipolazione linguistica: la fivet non è un semplice aiuto alla procreazione, perché non è una cooperazione alla creazione e non consiste in una mera assistenza medica, bensì è un ben diverso procedimento di fabbricazione di uomini, in cui il medico diventa il principale protagonista.
5. Le tecniche di fivet sottopongono le coppie, e soprattutto le donne, a procedure molto estenuanti e frustranti, e fanno irrompere il medico nell’intimità coniugale a dettare la frequenza dei rapporti sessuali (dato che la frequenza di questi ultimi incide sulla quantità dei gameti).
6. Le argomentazioni precedenti riguardano ogni tipo di fivet. Ne aggiungo altre che valgono per la fivet eterologa (vietata dalla legge 40), dove, cioè, l’ovulo e/o lo spermatozoo sono di genitori biologici esterni alla coppia, che non sono i genitori legali del figlio concepito. Ebbene, l’eterologa sceglie deliberatamente di rendere un uomo orfano dalla nascita del suo vero padre e/o della sua vera madre. Non è vero che l’adozione fa lo stesso. L’orfananza non è prodotta da chi affida/adotta un bambino, bensì è stata prodotta da altre cause, e l’adozione interviene per migliorare le condizioni di un bambino; invece con l’eterologa essa è scientemente voluta.
7. Ancora, l’eterologa con “donatori” (termine improprio visto che quasi sempre si fanno pagare) sconosciuti di gameti lede il diritto di ognuno di sapere quali sono le sue origini, il diritto di sapere chi sono i suoi genitori, di cui porterà per tutta la vita l’aspetto fisico e forse il temperamento, lede il diritto di ognuno di conoscere informazioni importanti, a volta vitali, per la propria salute.
8. L’eterologa provoca sovente dei problemi relazionali e psicologici. Crea a volte nel genitore giuridico, soprattutto nei padri, un senso di estraneità nei riguardi dei bambini prodotti. Negli USA sono già avvenuti numerosi casi di disconoscimenti di paternità, perché i padri giuridici si sono sentiti troppo diversi dal nuovo nato, avvertito come un estraneo. A essere precisi, il nato da fivet è un figlio abbandonato dai genitori biologici e sa che, da qualche parte, colui da cui proviene vive indipendentemente da lui, forse nell’indifferenza per il suo destino, forse con altri figli e figlie, che sono suoi fratelli e che gli somigliano.
Carlo Flamigni, il padre della fivet in Italia, uno dei più feroci avversari della legge sulla fivet, ha scritto (quando non immaginava che ciò potesse ritorcerglisi contro, cioè prima della legge 40): i medici «hanno visto troppo spesso» le donatrici sconosciute di ovuli «dopo la nascita del bambino, inserirsi tra lui e la madre, nella ricerca di un rapporto privilegiato, sollecitate da sentimenti che è facile comprendere. La donatrice sconosciuta […] crea fantasmi e paure di ogni genere, alcuni dei quali continuano anche dopo la nascita del bambino». E la donazione di seme maschile crea problemi ancora più gravi, dalla «maggior frequenza di malattie psicosomatiche» per il figlio, alla crisi di rigetto per il padre «ufficiale» (La procreazione assistita, Il Mulino, Bologna 2002, pp. 100-101).
9. L’eterologa fabbrica figli che non conoscono i loro genitori biologici: possono esserci più figli dello stesso padre e/o della stessa madre biologici che non sanno di esserlo, che rischieranno di contrarre matrimonio con i loro fratellastri biologici. Qualcuno equipara l’eterologa alla generazione di un figlio da un adulterio, ma il figlio adulterino può conoscere i suoi genitori (può anche, per esempio, ereditarne), dunque non patisce i problemi esposti ai punti 6, 7 e 9.
10. Quanto a pratiche letali per l’embrione come la sperimentazione sugli embrioni, il prelievo da essi di cellule staminali (pratiche vietate dalla legge 40 e che i referendari vogliono ripristinare) e la clonazione umana per ricavare degli organi, bisogna dire che sono inaccettabili. Anzitutto: le cellule staminali ricavate dagli embrioni non hanno mai dato alcun risultato terapeutico! Mentre con le staminali adulte o prelevate dal cordone ombelicale ci sono già risultati, e intervenire su queste cellule non comporta problemi etici. Inoltre se l’embrione è “uno di noi”, allora questi interventi ammazzano uno di noi per far progredire la medicina: cose che facevano già i nazisti.
Guarire una persona è un fine buono, ma un fine buono non giustifica mezzi cattivi. Per questa ragione dire: «sperimentiamo sugli embrioni già congelati, tanto sono destinati a morire», equivale a dire: «facciamo esperimenti letali sui malati di cancro, tanto sono destinati a morire». Una cosa è lasciar morire gli embrioni e i malati di cancro di morte naturale, un’altra è ucciderli. Inoltre alcuni di questi embrioni sono adottabili, come è già avvenuto in Spagna e negli USA.
11. La fivet comporta molti pericoli (alcuni li ha ammessi anche Flamigni) per la salute del nascituro e delle donne (talvolta addirittura la morte), come dimostrano studi di prestigiose riviste scientifiche internazionali.
12. Si dice che con questa legge le coppie devono andare all’estero. Risposta: se una cosa sbagliata viene fatta all’estero, non c’è alcun motivo per farla anche in Italia (se in Svizzera fosse legale la tortura, non sarebbe un buon motivo per introdurla in Italia).
13. Si dice che questa legge sfavorisce i poveri, che non possono permettersi di andare all’estero. Risposta: oltre a quanto detto al n.12, bisogna sapere che ogni intervento di fivet costa (a seconda dei centri) dai 3.000 ai 10.000 euro (dati del sito web di Repubblica, quotidiano schierato contro la legge 40), in media circa 6.500 euro. Inoltre per avere il 95% di probabilità di fabbricare un bambino bisogna sottoporsi alla fivet circa 13-15 volte, con una spesa di quasi 90.000 euro. E i costi lievitano per l’eterologa: si aggirano sugli 8.000 euro per il primo tentativo e crescono sino a superare i 20.000, da moltiplicare per il numero dei tentativi. Insomma, queste pratiche sono accessibili solo ai ricchi, e dietro i referendari ci sono interessi finanziari enormi. È il motivo per cui sono stati quasi accantonati gli studi per curare l’infertilità e si è puntato quasi tutto sulla fivet. In Italia ci sono tanti centri per la fivet quanti ce ne sono negli USA.
14. Si dice che questa legge limita la ricerca scientifica. Risposta: la ricerca dev’essere limitata quando è contraria alla dignità umana, altrimenti dovremmo lodare i nazisti per i loro esperimenti su cavie umane.
15. Si dice che la legge 40 è una legge cattolica. Ma ciò è falso, perché le considerazioni fatte finora sono puramente razionali, e non richiedono (eccetto la n. 4) che si accetti l’esistenza di Dio (lo dimostrano anche le affermazioni di vari atei). Anzi, questa legge consente la fivet omologa, la produzione di tre embrioni per ogni ciclo di fivet e altre cose che la ragione, come abbiamo visto, e la morale cattolica non approvano. È importante notare che i punti dal n. 5 in poi non riguardano l’embrione, bensì uomini già nati, a cui tutti riconoscono lo status di esseri umani: anche se l’embrione non fosse un uomo, la fivet è inaccettabile perché lede esseri umani già nati.
OBIEZIONI GENERALI
1. «Non si può impedire alle coppie di essere felici». Anzitutto le coppie che si sottopongono alla fivet sono sovente infelici: subiscono spesso cocenti e frustranti delusioni (in quanto la fabbricazione di bambini funziona solo 15 volte su 100), si ritrovano a volte con figli che hanno malattie molto gravi, a volte avvertono il bambino concepito con l’eterologa come un corpo estraneo. Inoltre le donne si sentono umiliate perché inserite in una catena di montaggio, deprivate del loro corpo e a volte corrono dei gravi rischi (persino mortali) per la loro salute, ecc. Tutte cose che rendono infelici. Soprattutto, non è giusto essere felici sulla pelle altrui, distruggendo 85 embrioni su cento, mercificando l’embrione, trattandolo come una cosa da fabbricare, facendo nascere degli uomini in un modo che li espone a gravi patologie (per esempio a malformazioni cerebrali), rendendo una persona orfana alla nascita, ecc.
2. «Io non voglio ricorrere a queste pratiche, ma non voglio impedire agli altri di farlo». Risposta: lasciare agli altri la possibilità di accedere a queste pratiche significa lasciar loro la possibilità di provocare la distruzione di 85 embrioni su 100 prodotti, di ridurre l’embrione a cosa, di fabbricare figli orfani e malati, ecc. È simile a dire: «io non voglio assassinare nessuno, ma non voglio impedire agli altri di farlo».
3.«Su queste materie non ci devono essere leggi». Per quanto detto è sbagliato affermare che su materie di questo genere bisogna lasciare la scelta alla coscienza del singolo: queste pratiche ledono gravemente i nascituri e provocano un olocausto di embrioni, quindi devono essere regolate dalla legge, che deve tutelare i deboli e gli indifesi.
RISCHI PER LA SALUTE CAUSATI DALLA FIVET
Rischi per i nascituri «Bambini che hanno basso peso alla nascita sono a rischio per disabilità e morte. La fiv aumenta i bambini con basso peso alla nascita […]», [L.A. Schieve, Low and very low birth weight in infants conceived with fivet, in «New England Journal of Medecine» (2002)]. «I bambini nati da fiv hanno un aumentato rischio di sviluppare problemi cerebrali, in particolare paralisi cerebrale» [B. Stromberg et al, Neurological sequelae in children born after in-vitro fertilisation, in «Lancet», 359 (2002), pp. 461-5]. «I bambini concepiti con l’uso di […] fiv hanno un rischio doppio rispetto alla popolazione generale di avere un difetto alla nascita» [M. Hansen et al, The risk of major birth defects after intracytoplasmic sperm injection and in vitro fertilisation, in «New England Journal of Medecine», 346 (2002), pp. 725-30]. «[…] i bambini nati da fiv hanno più frequentemente bisogno dei centri di riabilitazione rispetto alla popolazione normale e il rischio di paralisi cerebrale è di 3,7 […]. In uno studio australiano l’8,6% dei bambini nati da fiv aveva difetti maggiori alla nascita» [G. Koren, Adverse effects of assisted reproductive technology and pregnancy outcome, in «Pedriatic Research» (2002)].
Il rischio di avere un figlio con handicap è circa l’11% dopo fiv, rispetto al 5% dopo concepimento normale [NN, Neurological sequelae and major birth defects in children born after in-vitro fertilization or intracytoplasmic sperm injection, in «European Journal of Pediatry» (2003) pp. 162-164]. La fiv induce un aumento della sindrome di Beckwith-Wiedeman (una rara malattia che causa malformazioni fisiche e tumori), la cui incidenza di solito è dello 0,8%, mentre sale al 4,6% tra i concepiti con fiv [M.R. De Baun, E.L. Niemitz, A.P. Feinberg, Association of in vitro fertilization with Beckwith-Wiedemann syndrome and epigenetic alterations of LIT1 and H19, in «American Journal of Human Genetics», 72 (2003), pp. 156-160].
Rischi per le donne Ogni donna che si sottopone alle tecniche di fivet deve assumere dosi massicce di ormoni e ciò può provocare ingrossamento abnorme delle ovaie, alterazione della respirazione e viscosità del sangue, che poi può causare trombi, patologie neurotiche e persino la morte. Inoltre il trattamento ormonale aumenta anche il tasso di tumore alla mammella, all’utero e alle ovaie e la tecnica di recupero degli ovuli può comportare la rottura dell’utero o la rottura delle tube [AA. VV., Amputazione dell’arto superiore a seguito di stimolazione ovarica nell’ambito di un programma di fivet, in «Medicina e morale» (2000), pp. 505-523]. Cfr. Flamigni: l’iperstimolazione ovarica «è una sindrome pericolosa persino per la vita», e «si possono determinare trombosi e tromboflebiti» [La procreazione assistita, cit., pp. 29, 63-64].
IL LIMITE DI NON PRODURRE PIÙ DI 3 EMBRIONI, IL DIVIETO DELLA DIAGNOSI PRENATALE E L’OBBLIGO DI IMPIANTO
Sono i bersagli preferiti dei referendari.
1. Eppure il limite di tre è previsto, per ragioni mediche, da altre legislazioni ed è stato consigliato dallo stesso Flamigni (op. cit., p.70). Le donne sono più tutelate dalla legge 40 che in passato: per produrre tre ovuli si riduce la necessità di ricorrere a pesanti stimolazioni ovariche, che possono essere molto pericolose – persino letali – per la donna. Inoltre, a una massiccia produzione di ovuli si accompagna generalmente una scarsa qualità degli ovuli stessi, buona parte dei quali vanno scartati o espongono a un maggior pericolo di patologie il concepito. Trasferire tre embrioni, poi, offre la maggior percentuale di “bambini in braccio”: oltre i tre embrioni, le statistiche dicono che non aumenta più il numero delle nascite, ma solo quello delle morti embrionali o fetali, e le complicazioni della gravidanza.
2. La diagnosi prenatale è vietata perché essa può a volte uccidere l’embrione o procurargli delle malformazioni.
3. Quanto all’obbligo di impianto:
- deriva da un consenso liberamente espresso e sottoscritto dalla donna prima di sottoporsi alle tecniche;
- la legge non prevede sanzioni per chi trasgredisce questo obbligo;
- la legge lo sospende in caso di cattiva salute della madre (art. 14, comma 3);
- le linee guida della legge, che hanno valore vincolante, aggiungono che esso non sussiste in caso di gravi anomalie dell’embrione (al § Misure di tutela dell’embrione,n. 3).
BIBLIOGRAFIA IN LINGUA ITALIANA SULL’EMBRIONE
– Giorgio M. Carbone, L’embrione umano: qualcosa o qualcuno? ESD, Bologna 2005
– Elio Sgreccia, Manuale di bioetica, Vita e Pensiero, Milano 1994
– Carlo Casini, Cinque prove dell’esistenza dell’uomo, in «Sì alla vita», febbraio 2005
– Impressionante l’immagine a ultrasuoni di un bambino che subisce l’aborto nel grembo di sua madre, cfr. www.kattoliko.it
SULLA FIVET
– Giorgio M. Carbone, La fecondazione extracorporea, ESD 2005
– Claudia Navarini, Procreazione assistita? Le sfide culturali: selezione umano o difesa della vita, Portalupi 2005