di Antonio Socci
Ci sono nel mondo, oggi, circa 27 milioni di schiavi. Un numero tre volte superiore alla quantità totale di schiavi deportati dall’Africa in Occidente nel periodo dal 1450 al 1900 (circa 11 milioni e 698 mila esseri umani). La cosa incredibile è che neanche ce ne rendiamo conto. Inorridiamo quando vediamo film sulla tratta di schiavi del passato e non ci accorgiamo che sotto i nostri occhi, attualmente, la situazione è di gran lunga più grave quanto a numero delle vittime (e non solo).
La cifra di 27 milioni di esseri umani è enorme. E’ più dell’intera popolazione del Canada, equivale a metà della popolazione italiana, ma è un decimo rispetto alle vere dimensioni della tragedia. Probabilmente 27 milioni sono soltanto le vittime della schiavitù in senso ristretto e tradizionale. Infatti le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie quantificano come vittime della “schiavitù” addirittura 200 milioni di persone: circa 4 volte l’intera popolazione italiana. Su scala planetaria un essere umano ogni trenta.
Giancarlo Giojelli nel pamphlet “Gli schiavi invisibili” c’informa che l’Onu e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni giudicano il traffico di esseri umani come la terza attività criminale più redditizzia del mondo (dopo il traffico di armi e di droga). Ogni vittima rappresenta un guadagno fra i 4 mila e i 50 mila dollari. Il ricavato complessivo di questa infame industria è stimato circa in 12,5 miliardi di dollari l’anno.
La schiavitù – per così dire – antica è ancora presente in certi paesi africani come il Sudan dove le bande arabo-islamiche del Nord fanno razzia nei villaggi cristiani del Sud, catturando e poi vendendo donne e bambini neri ai ricchi mercanti arabi (spesso le vittime sono islamizzate a forza e sottoposte a violenze, sfuttamento e crudeltà inimmaginabili). Si calcola che siano circa 200 mila gli schiavi nel nord di quel Paese.
Alcune organizzazioni umanitarie cercano di liberarli spesso “ricomprandoli” dai loro padroni. Padre Damaso Masabo, dei Mercedari, ha dichiarato che proprio in questi giorni stanno raccogliendo fondi per liberare in Sudan 200 bambini schiavi.
Nel mondo islamico la schiavitù è sempre stata fiorente e l’Occidente, che giustamente si autofustiga per i suoi crimini, dimentica il ruolo degli arabi in quel commercio. Jean-François Revel scriveva: “La memoria storica ha dimenticato il crimine dello schiavismo del mondo arabo, i 20 milioni di neri che furono strappati ai loro villaggi e trasportati a forza nel mondo musulmano, tra il VII e il XX secolo. Si dimentica che, ad esempio, a Zanzibar alla fine del XIX secolo c’erano 200 mila schiavi su 300 mila abitanti. E si dimentica che, in un Paese islamico come la Mauritania, nel 1981 la schiavitù era ancora legale. Formalmente abolita nel 1982, in realtà – lì come altrove – continua indisturbata”.
Si potrebbe credere che si tratti di un orrore del passato, destinato a sparire con l’avanzare della modernità. Invece è vero il contrario. Padre Masabo cita uno studio recente e afferma: “La schiavitù è un business in espansione e il numero degli schiavi è in aumento”. Tanto è vero che le Nazioni Unite hanno dato vita a un Comitato che lavora a Ginevra per monitorare tutte le nuove forme di schiavismo.
Di solito legate al fenomeno colossale delle migrazioni che coinvolgono centinaia di milioni di persone su tutto il globo. L’Onu sostiene che ogni anno circa 4 milioni di donne vengono vendute e costrette a prostituirsi come schiave o sottomesse al matrimonio forzato (si ritiene che negli ultimi 30 anni circa 30 milioni di donne asiatiche siano state vittime di questo commercio di esseri umani).
Ma i dati ancora più terrificanti sono quelli relativi ai fanciulli: 2 milioni di minori tra 5 e 15 anni, perlopiù bimbe, sono merce del businnes sessuale. Secondo Amnesty International inoltre sono circa 300 mila i “bambini soldato” (con un retroterra di violenze e orrori subìti inimmaginabile). Varie inchieste giornalistiche hanno denunciato l’esistenza di un mercato degli organi per trapianti che avrebbe come vittime principalmente bambini del Terzo Mondo trattati come banche di organi. Ne parlano però anche fonti ufficiali come un documento del Parlamento europeo e anche il Rapporto 2001 sulla criminalità organizzata della Direzione nazionale antimafia e della Dia (uno studio a cui ha collaborato l’Università Bocconi di Milano).
Non solo. Secondo il rapporto ILO 2006 sono 246 milioni i ragazzi fra i 5 e i 17 anni che si trovano costretti a lavorare. L’arco temporale di questa statistica sembra francamente discutibile perché altro è un bimbo di 5 anni e altro un giovane di 17. Ma il fenomeno è aberrante anche per le condizioni di sfruttamento brutale e schiavistico e per le spaventose condizioni igieniche di questo lavoro minorile (oltre alla costrizione, alla fame e al furto di ogni diritto all’educazione e al rispetto). Del resto 5,7 milioni di bambini sono letteralmente ridotti in schiavitù e cotretti ai lavori forzati. Vi sono infine 140 milioni di fanciulle e ragazze che hanno subito mutilazioni sessuali (praticate in oltre 28 paesi a bimbe fra i 4 e gli 8 anni).
Il fenomeno “schiavistico” è globale. E’ sotto i nostri stessi occhi, sulle nostre strade. Ogni anno in Europa occidentale giungono circa 700 mila donne destinate al commercio sessuale. A Milano sono straniere l’80 per cento delle prostitute. “Il prezzo di una giovane che arriva in Italia” scrive Giojelli “può raggiungere i 10 mila dollari”. Tra il 1996 e il 2000 secondo la Dia il commercio di esseri umani in Italia ha riguardato 30 mila persone, in gran parte donne. Al 31 maggio 2004 erano stati aperti 2.930 procedimenti per traffico e sfruttamento di esseri umani in 26 Procure distrettuali antimafia. In particolare: 740 procedimenti per riduzione in schiavitù, 399 per tratta e commercio di schiavi, 95 per vendita o acquisto. Le persone, di varia nazionalità, coinvolte nelle indagini sono state 7.582.
E’ stupefacente come si vogliano tenere gli occhi chiusi su una barbarie di queste dimensioni. Ed è incredibile che siano soprattutto coloro che fanno della giustizia e dei diritti la loro bandiera – penso alla Sinistra e ai sindacati – a voler ignorare questa situazione e ad opporsi alle politiche di contrasto all’immigrazione clandestina tentate dal centrodestra. E’ ovvio che proprio l’immigrazione clandestina, con tutti i traffici che contiene, sia il grande affare di queste mafie spesso ignorate, la cui pericolosità non è certo inferiore a quelle nostrane.
Il commercio schiavistico – insieme al traffico di armi e droga – fanno della criminalità internazionale oggi una colossale potenza economica. Il suo giro di affari, secondo le Nazioni Unite e la Banca Mondiale, equivale addirittura all’8-10 per cento del PIL mondiale. Il governo italiano ha intenzione di fare qualcosa o intende solo abbattere le (già minime) barriere all’immigrazione illegale?