“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
Nel 1900 sette suore francescane vennero trucidate in Cina. Erano state chiamate nello Shian-Si dal vicario apostolico Francesco Fogolla per occuparsi di 200 orfanelle. Divenuto viceré della provincia Yu-Hsien, le cose si misero male. Costui infatti, d’accordo con l’imperatrice, appoggiava la feroce setta xenofoba dei Boxers contro il cristianesimo (che era la “filosofia” dell’invasore bianco).
Specialmente i cattolici (dediti alle opere più dei protestanti) erano accusati di corrompere i bambini, di avvelenare i pozzi, di causare siccità e carestie, di portare sfortuna insomma per aver soppiantato i vecchi dei. Poiché le violenze erano all’ordine del giorno i cristiani cominciarono a fuggire, ma il clero rimase al suo posto. I Boxers invasero l’orfanotrofio, portarono via le bambine e trascinarono missionari, suore e seminaristi davanti al viceré.
Seguì il “processo” e la prevedibile condanna a morte: vennero tutti ammassati nel cortile e uccisi a colpi di scimitarra mentre i fucili sparavano per “cacciarne le anime”. Le orfanelle? Finirono concubine, nei bordelli e nelle fumerie di oppio, in omaggio a una “cultura” spietata e violenta in cui, alla faccia degli odierni discepoli di Rousseau, c’era davvero poco da “salvare”. Eh, sì: ognuno ha il suo “karma”.
Peccato che il cristiano, costretto dalla sua fede ad occuparsi del fratello sofferente, debba spesso fare preventiva piazza pulita di certe “culture” disumane. La millenaria Cina sarà anche stata culla di raffinatezze, ma il disprezzo totale per la vita umana che vi imperava (e che il marxismo-maoismo trovò belle pronto) non poteva e non può non inorridire anche i liberals più sfegatati. Le sette suore martiri, se lo volete sapere, erano italiane, olandesi, francesi. lussemburghesi.
il Giornale 9 luglio 1995