Il reiki è una tecnica di origine giapponese per il benessere fisico e morale, che conosce oggi un grande successo in Occidente, dove è stata importata a partire dal 1938. Molti s’interrogano sulla sua natura — semplice tecnica o religione? — e, quindi, sulla sua compatibilità con la fede cristiana. Una ricostruzione delle sue origini e della sua storia — al di là di miti diffusi —, se pure non scioglie tutti i possibili dubbi e le ambiguità, offre tuttavia preziosi elementi per rispondere al quesito.
di Massimo Introvigne
La tecnica si basa sull’idea che un’energia, ki, universale, rei, scorre all’interno di tutti gli esseri viventi. Il flusso di questa energia può essere migliorato — o corretto, in caso di deviazioni — tramite semplici gesti di una persona iniziata al reiki, che appoggia le mani su un’altra persona — o su sé stessa —, ovvero semplicemente leva le mani in direzione dell’altro, senza toccarlo.
La diffusione del reiki in Occidente è iniziata negli Stati Uniti d’America nel 1938, e ha avuto un notevole successo. Si calcola che oltre un milione di persone oggi nel mondo si sottopongano regolarmente a sedute di reiki. Insieme con il successo, si è manifestata anche qualche polemica. Le diverse scuole, centri, associazioni di reiki non sempre vanno d’accordo fra loro. Alcuni gruppi sono accusati da altri di chiedere cifre esorbitanti o comunque eccessive. Nel mondo cristiano ci si chiede spesso con preoccupazione se il reiki sia semplicemente una tecnica, o non sia invece una religione, che, in quanto fondata su nozioni orientali o panteistiche, sarebbe incompatibile con la fede cristiana.
Uno degli elementi che può aiutare ad affrontare questi problemi — senza pensare, naturalmente, di poterli risolvere in modo sommario — è lo studio delle origini del reiki, fino a oggi ampiamente avvolte nella mistificazione e nella leggenda. Il reiki è portato in Occidente dalla signora Hawayo Tarata (1900-1980), una hawaiana di origini giapponesi, che lo aveva scoperto durante un viaggio in Giappone fra il 1935 e il 1937. Tornata nelle Hawaii nel 1937, la Takata invita il suo maestro giapponese di reiki, Chujiro Hayashi, a raggiungerla, e insieme aprono il primo centro occidentale nel 1938.
La Takata, nel corso di oltre quarant’anni di carriera in Occidente, ha raccontato più volte la storia del reiki (1). Tuttavia — forse per adattarla ai gusti occidentali — la storia del reiki è stata riferita prendendosi qualche libertà con i fatti. A queste conclusioni pervengono due autori favorevoli al reiki, anzi, maestri di reiki essi stessi: William Lee Rand, nella nuova edizione rivista e ampliata nel 1998 del suo manuale del 1991 Reiki. The Healing Touch (2) e Frank Arjava Petter in Reiki Fire, del 1997 (3). Entrambi hanno condotto le loro ricerche in Giappone.
Secondo la Takata — la cui storia è stata ripresa acriticamente in quasi tutte le pubblicazioni sul reiki che circolano in Occidente — il fondatore del movimento, Mikao Usui (1865-1926), avrebbe studiato all’università di Chicago e sarebbe diventato rettore dell’Università Doshisha di Kyoto. Si afferma talora che sarebbe stato anche ordinato come pastore in una Chiesa protestante, e non manca chi sostiene che sarebbe stato un sacerdote cattolico. Il suo successore sarebbe stato Hayashi, il maestro della stessa Takata.
Secondo Rand e Petter, nessuna di queste informazioni è esatta. Usui non ha mai studiato all’università di Chicago né è mai stato reattore dell’Università Doshisha, e non è neppure mai stato cristiano. Usui nasce in un piccolo villaggio, Yago — nella prefettura di Gifu —, il 15 agosto 1865 (4). Da bambino frequenta una scuola buddista tendai. Non è chiaro se abbia conseguito ulteriori titoli, anche se i suoi primi seguaci affermano che aveva studiato la medicina e la teologia — buddhista —, nonché l’arte di predire il futuro degli indovini giapponesi.
Educazione formale o no, dopo viaggi — di cui si sa molto poco — in Europa —ma forse non in America — e in Cina, diventa un uomo d’affari di successo e fa parte di un gruppo esoterico interessato ai fenomeni parapsicologici e al mondo degli spiriti, il Rei Jyutu Ka. Nel 1914 è vittima di un disastro economico. Si rivolge alla religione e s’iscrive a un corso di meditazione di ventuno giorni presso il tempio del Monte Kurama, sacro alla scuola buddista tendai. Meditando sotto una cascata — una pratica comune in Giappone — ha un’improvvisa illuminazione, e si sente pieno di energia divina.
Dal 1914 al 1922 utilizza questa sua scoperta radunando un piccolo gruppo di seguaci a Kyoto. Nel 1922 si trasferisce a Tokyo dove fonda la Usui Shiki Reiki Ryoho, «[Società per la diffusione del] Sistema Usui di Guarigione Reiki». Apre anche una clinica e comincia a formare maestri di reiki, che inizia in tre gradi — chiamati shoden, il primo grado, okuden, l’insegnamento interiore e shinpiden, l’insegnamento misterico —, secondo alcuni — ma questo punto è controverso — seguiti da altri tre più segreti. Nel corso dell’insegnamento ai seguaci vengono anche rivelati quattro simboli.
L’assistenza alle vittime del terremoto di Tokyo, nel 1923, fa crescere la fama di Usui, che nel 1925 può aprire una clinica più grande. Insegna le sue tecniche a circa duemila studenti, ma inizia soltanto sedici insegnanti o «maestri». L’eccesso di lavoro gli provoca un infarto, di cui muore il 9 marzo 1926. La sua tomba — e una stele commemorativa — si trovano presso il tempio buddista di Saihoji nel quartiere di Suginami, a Tokyo, benché vi sia chi sostiene che le sue ceneri siano state portate altrove. Dopo la sua morte presidente della Usui Shiki Reiki Ryoho — oggi chiamata Usui Kai — diventa un certo J. Ushida, a cui succedono Iichi Taketomi, Yoshiharu Watanabe, Tojoihyi Wanami e la signora Kimiko Koyama.
Hayashi era uno dei sedici maestri iniziati da Usui, ma non è mai stato presidente della società. Hayashi è tuttavia importante, come si è accennato, per la diffusione del reiki in Occidente, in quanto maestro della Takata, che non ha mai conosciuto Usui. La Takata inizia la sua opera negli Stati Uniti d’America senza contatti di tipo amministrativo con l’associazione giapponese. Introduce diverse varianti e pratiche — in particolare, una maggiore segretezza dell’insegnamento e la richiesta di somme rilevanti per l’iniziazione come maestro — e inizia ventidue maestri prima della sua morte.
Ciascuno di questi maestri ne inizia altri, e lo stesso fanno i loro allievi. Oggi i maestri di reiki che rivendicano il potere di iniziare altri maestri sono in Occidente oltre duecentomila, e il loro numero continua a crescere.
Molti maestri fanno parte di associazioni più grandi, o almeno di network internazionali: per esempio la rivista Reiki News, pubblicata nel Michigan da The International Center for Reiki Training, ha una tiratura di settantacinquemila copie. Ma esistono sicuramente migliaia, più probabilmente decine di migliaia, di scuole diverse di reiki, ciascuna delle quali ha caratteristiche proprie e spesso combina le tecniche e le idee di Usui con elementi di altra provenienza: buddhisti, provenienti dal New Age, da forme esoteriche di ogni tipo e qualche volta anche dal cristianesimo. Le questioni di successione «apostolica» e di lignaggio sembrano meno importanti in Giappone, dove l’esplosione del reiki in Occidente è osservata con un certo scetticismo.
È peraltro vero che in Giappone la società fondata da Usui non ha avuto uno sviluppo paragonabile alla grande espansione del reiki in Occidente. Una volta che la storia del reiki è stata liberata dalle sue incrostazioni mitologiche, lo specialista di movimenti religiosi nota facilmente le somiglianze con le numerose nuove religioni del Giappone. Il legame con un tempio buddhista, l’esperienza di fondazione durante un ritiro ascetico su una montagna, i tre gradi d’iniziazione si ritrovano in numerose nuove religioni giapponesi, all’interno delle quali un intero gruppo o famiglia è caratterizzato dall’idea che attraverso l’imposizione delle mani sia possibile trasmettere o risvegliare un’energia divina.
Di Usui si sa certamente abbastanza poco, ma non vi è dubbio che egli insegnasse la natura divina del ki, l’importanza del canto sacro, della preghiera e del ringraziamento a Dio. Uno dei principali simboli segreti del reiki — nella versione originaria di Usui — corrisponde al simbolo della Divinità Suprema venerata nel tempio buddhista del Monte Kurama (5).
Si deve concludere — sulla base di questi paralleli — che il reiki è una religione? La questione non è così semplice. Il fatto che quasi tutte le scuole neghino vigorosamente che il reiki sia una religione non sarebbe, di per sé, decisivo. Numerose nuove religioni giapponesi, in particolare alcune in cui è importante l’imposizione delle mani, come Sûkyô Mahikari, negano ugualmente di essere religioni e preferiscono presentarsi come «organizzazioni sovra-religiose» aperte a persone di ogni fede. Il loro carattere di nuove religioni è tuttavia certo per gli specialisti.
Ma, in un caso come quello di Sûkyô Mahikari, gli specialisti fanno precisamente notare che non ci si limita all’imposizione delle mani ma si offre anche un completo messaggio di salvezza e una teologia della storia che intende spiegare le origini del cosmo e dell’umanità.
Nel reiki — almeno nella maggioranza delle scuole — un messaggio di salvezza e una teologia della storia sono assenti. Il reiki non è una semplice tecnica, perché implica il riferimento essenziale a un’energia che ha caratteristiche divine, e il messaggio del fondatore è incomprensibile se lo si separa dal contesto religioso originario.
Non è neppure, tuttavia, una religione o un movimento religioso nel senso più corrente del termine, perché non fornisce né si propone di fornire risposte articolate sulle origini e sul destino dell’uomo. Inoltre, trasferito dal Giappone all’Occidente, il reiki — come altre correnti — è stato sottoposto a un rapido processo di secolarizzazione, che ha portato perfino a una lettura revisionista — e mitologica — delle sue origini e della sua storia. Forse la definizione che Rand usa per la comunità degl’iniziati, un «sacro ordine metafisico» (6), aiuta a capire la natura di un fenomeno a cui potrebbe essere applicata con profitto la categoria, coniata da specialisti statunitensi, di «quasi-religione».
Note
* Articolo anticipato, senza note e con il titolo redazionale La «quasi religione» del reiki, in Avvenire. Quotidiano di ispirazione cattolica, anno XXXII, n. 10, 13-1-1999, p. 23.
1) La si può ascoltare dalla sua viva voce nell’audiocassetta Mrs. Takata Speaks: The History of Reiki, Vision Publications, Southfield (Michigan) 1989.