Nel nostro Paese è in corso un’aggressione scientifica e sistematica all’aspetto istituzionale della famiglia e agli status familiari
di Giancarlo Cerrelli
La fretta del governo a incardinare le unioni civili per appena 7000 coppie gay
La fretta, infatti, di voler incardinare urgentemente tale provvedimento al Senato, senza che sia terminato il relativo esame in commissione giustizia, violando, di fatto, il dettato costituzionale, è oltremodo paradossale; appare, tuttavia, in modo chiaro, che una tale accelerazione sia priva, di fatto, di un concreto e giustificato fondamento.
Se, invero, si analizzano i dati circa la platea dei beneficiari di un’eventuale legge sulle unioni gay, emerge una curiosa sorpresa, che evidenzia da una parte l’assenza di quell’urgenza paventata dai promotori del provvedimento, dall’altra il chiaro intento ideologico e simbolico di chi sostiene tale disegno di legge .
Esaminando, infatti, il resoconto dell’ultimo Censimento, quello del 2011, emerge la presenza in Italia di 14 milioni di coppie, di cui 1,2 milioni non coniugate. Nell’ambito di queste ultime, quelle che si sono dichiarate dello stesso sesso sono, in tutto il Paese, appena 7.513. In particolare, sono 6.984 le coppie di persone dello stesso sesso senza figli e 529 quelle con figli di uno dei due partner.
Tali dati evidenziano quali siano le vere priorità del governo Renzi e come il governo e i promotori di tale disegno di legge stiano raggirando il popolo italiano facendo apparire come urgente un disegno di legge che non lo è; e ciò, soltanto, per il perseguimento di un puro fine ideologico e simbolico di pochi.
Si preferisce, infatti, istituzionalizzare i meri desideri di 7000 coppie dello stesso sesso – la cui unione non ha alcun interesse pubblico e alcuna funzione sociale, ma che semmai apre all’abominio dell’utero in affitto e dell’adozione di minori – a discapito, invece, di quei 13 milioni di famiglie – che sono il vero motore della storia e della società – e per cui, invece, non si intravede alcun vero aiuto da parte del governo.
Vi è, invero, un costante pressing da parte di forze culturali e politiche, che non fanno altro che evidenziare, ad nauseam, il presunto ritardo dell’Italia, rispetto ad altri Paesi europei, circa un riconoscimento dei diritti civili alle coppie dello stesso sesso, celando, però, ad arte, il loro vero intento.
Non è, difatti, mai sufficientemente evidenziato lo scopo reale dei promotori delle unioni civili, che non è quello di voler riconoscere dei diritti ai conviventi, anche omosessuali – che sono, peraltro, in gran parte già previsti dal nostro ordinamento giuridico – ma quello di “ridefinire” la famiglia.
Appaiono, a tal proposito, significative le affermazioni di un giornalista americano, importante attivista gay, che qualche anno fa, lumeggiava la vera ragione del pressing a favore delle nozze gay in America. Questi, infatti, incoraggiava le persone coinvolte in relazioni omosessuali a «reclamare il diritto a sposarsi non come un modo di aderire ai codici morali della società, ma piuttosto per sfatare un mito e alterare radicalmente un’istituzione arcaica». Essi – scriveva – dovrebbero «lottare per il matrimonio omosessuale e i suoi benefici e poi, una volta garantito, ridefinire l’istituzione del matrimonio completamente, perché l’azione più sovversiva che lesbiche e gay possono intraprendere […] è trasformare interamente la nozione di famiglia».
Nel nostro Paese, in tale prospettiva, è in corso da qualche tempo un’aggressione scientifica e sistematica all’aspetto istituzionale della famiglia e agli status familiari, che hanno un rilievo pubblico; questi stanno cedendo terreno a una soggettivizzazione della famiglia e del matrimonio che sono considerati sempre di più come un affare privato.
Come avviene il trasbordo ideologico inavvertito della società: “la finestra di Overton”
È, tuttavia, da considerare che tutto ciò non è per nulla casuale. È in corso da tempo un trasbordo ideologico inavvertito della società. Anche il Card. Angelo Bagnasco recentemente lo ha evidenziato citando quel metodo di persuasione delle masse che è la cosiddetta. “finestra di Overton”: «Una finestra mentale che si allarga sempre di più attraverso sei fasi precise – si riesce a far accettare l’introduzione e la successiva legalizzazione di qualsiasi idea o fatto sociale, fosse anche la pratica che, al momento, l’opinione pubblica ritiene maggiormente inaccettabile».
Tale metodo prevede l’evoluzione sociale di ogni idea, anche la più disgustosa, attraverso sei diversi stadi (1. Inaccettabile: impensabile, vietata; 2. Radicale: ancora vietata ma con delle eccezioni; 3. Accettabile: cioè non in dissonanza cognitiva totale con il pensiero del soggetto; 4. Sensata: razionale dotata di spiegazioni; 5. Popolare: diffusa, cioè accettata da larga parte della società e rinforzata dai media; 6. Legalizzata: cioè l’idea è divenuta parte concreta della politica statale) che portano il corpo sociale – ormai soggiogato dalla dittatura del pensiero unico – dal disgusto per un’idea, o per un comportamento, alla loro piena accettazione e financo alla loro legalizzazione che un tempo appariva impensabile.
Secondo tale metodo ogni tabù sociale può essere infranto e accolto come comportamento accettabile dalla società grazie alla tecnica di un graduale cambiamento.
È nota, a tal proposito, la vecchia tecnica della rana bollita: se alzi la temperatura di colpo salta fuori dalla pentola, se aumenti di un grado alla volta resta immobile sino a farsi lessare.
È un ingenuo, dunque, chi pensasse che il cambiamento di mentalità sia provocato dallo scorrere del tempo, così, aderendo a quella visione illuministica della storia intesa in modo lineare, che presenta la verità figlia del tempo. È, invece, necessario considerare – al netto di improprie e infondate tesi complottiste – che sono al lavoro lobby culturali, politiche e finanziarie che mirano a costruire un nuovo assetto della società, non rispettoso, tuttavia, della legge naturale e dell’ordine che Dio ha previsto per l’uomo e per il suo vivere sociale.
È necessario contrastare le unioni civili per scongiurare la ridefinizione della famiglia
In questa congiuntura storica, pertanto, diventa doveroso saper distinguere, evitando sterili sensi di colpa, la necessaria e opportuna vicinanza a quelle periferie esistenziali che incontriamo giornalmente sul nostro cammino, dal necessario contrasto a quei disegni di legge, come quello sulle unioni civili che, con la parvenza di tutelare posizioni deboli, sono propiziati da quelle «colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia» (Papa Francesco – Incontro con le famiglie a Manila 16 gennaio 2015).