Il Giornale, 23 marzo 2008
di Alberto Toscano
Proprio mentre i fondamentalisti musulmani del mondo intero riprendono la loro campagna di invettive e di minacce contro i media che ripubblicano le celebri «vignette danesi» su Maometto, il quotidiano La Libre Belgique afferma che tra vent’anni la città di Bruxelles, capitale europea, sarà popolata in maggioranza da persone di religione islamica.
Spulciando i registri dell’anagrafe di Bruxelles si trova un’informazione curiosa e significativa. Il nome più frequente nella città di Bruxelles per i neonati di sesso maschile è – ininterrottamente, a partire dal 2001 – quello di Mohamed. Nel sottolineare il significato di questa constatazione, il quotidiano parigino Le Figaro accenna alla separazione della comunità islamica di Bruxelles tra elementi fondamentalisti, che rifiutano ogni sorta d’integrazione, e persone decise a collaborare senza problemi col resto degli abitanti di questa parte del Belgio.
Il problema non è solo quello del dinamismo delle varie componenti della comunità islamica della zona di Bruxelles, ma anche la partenza dalla «capitale europea» di una parte dei suoi vecchi abitanti, che si trasferiscono nei dintorni di Bruxelles. Così, quartiere dopo quartiere, aumentano le aree della vecchia Bruxelles ad elevata presenza di popolazione immigrata.
«Bisogna comunque relativizzare questo tipo di considerazioni e anche le cifre che indicano una crescente presenza di popolazione islamica nella nostra città», afferma Mahfoud Romdhani, deputato socialista e vicepresidente del Parlamento francofono di Bruxelles, lui stesso di origine maghrebina. A suo avviso «non tutti gli immigrati dai Paesi islamici sono veramente credenti e praticanti».
Secondo il quotidiano La Libre Belgique, è però in atto un fenomeno interessante: i figli di immigrati non praticanti riscoprono sempre più spesso l’Islam come elemento di identità e diventano in seguito ferventi assertori del fondamentalismo musulmano. La giornalista fiamminga Hind Fraihi è riuscita a infiltrarsi negli ambienti islamici radicali e ha constatato la forte presenza di giovani, che hanno un’origine straniera, ma che sono ormai cittadini belgi.
Proprio queste persone fanno di tutto per imporre al resto degli immigrati un’osservanza scrupolosa delle regole religiose, o presunte tali. Capita così che i fratelli maschi impongano alle ragazze islamiche di portare il velo, mentre i genitori le lasciano libere di comportarsi come vogliono. Che cosa accadrà a Bruxelles tra quindici o vent’anni, quando sarà divenuta una città maggioritariamente islamica?
Sia La Libre Belgique sia Le Figaro s’interrogano su questo punto, ma – non avendo la sfera di cristallo nelle loro mani – si limitano a rilevare l’esistenza di quello che, a loro avviso, potrebbe un giorno diventare un problema.
(A.C. Valdera)