Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân Newsletter n.682
del 24 marzo 2016
Stefano Fontana
Anche dopo la tragica strage di Bruxelles – in continuità dell’apocalittica serie di attentati terroristici jihadisti a Charlie Hebdo del gennaio 2015 e al Bataclan del novembre 2015 – circola l’espressione: “siamo in guerra”. Si tratta però di una guerra civile, secondo le famose indicazioni di Carl Schmitt, in quanto gli attentatori sono in genere europei. Di nuove generazioni, ma europei. Una nuova guerra civile europea, dopo quella raccontata da Ernst Nolte?
Alla complessità dei problemi (e dei poteri) che stanno dietro a simili tragici eventi ce n’è uno da mettere in particolare luce. Ciò che disarma l’Occidente è la sua filosofia di vita e in particolare il modo in cui considera la religione e le religioni. E’ questo che lo rende debole e vulnerabile e che spiega come sia possibile che esso si sia creato dei nemici in casa e accetti di essere colonizzato dall’interno.
L’Osservatorio Cardinale Van Thuân ha appena pubblicato due testi sul problema delle “Nuove guerre di religione”, il VII Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo dal titolo “Guerre di religione, guerre alla religione” e il libro Le Nuove guerre di religione (Cantagalli). La tesi generale che vi si sostiene è proprio questa: l’occidente fa una sua guerra alla religione e, in questo modo, si disarma di fronte agli attacchi terroristici a sfondo religioso, soprattutto quelli di matrice islamica. Si sa che dietro questi fenomeni non c’è solo la religione, ma è superficiale negare che lo jihadismo sia una religione.
L’Occidente, e l’Europa in particolare, ha condotto una guerra contro la religione cristiana e cattolica in particolare. Ha lavorato sodo per espellere Dio dalla pubblica piazza. Ha approvato leggi e prodotto politiche di vera e propria messa fuori legge del cristianesimo. In cambio, si trova il territorio delle proprie città occupato da gruppi religiosi e nei quartieri delle sue metropoli si formano le leve dei suoi giustizieri. In ciò l’Occidente è stato anche fortemente aiutato dai cattolici stessi che hanno interpretato tutto ciò come esempio di una sana laicità. Si sono limitati a denunciare le forme più estreme di laicismo e intanto la laicità si trasformava in laicismo sistematico sotto i loro occhi e con la loro collaborazione.
La lotta alla religione cristiana e cattolica in particolare è stata condotta in nome di un indifferentismo religioso secondo cui tutte le religioni sono uguali, perché tutte sono scelte immotivate e non conformi a ragione, quella ragione tanto cara all’Occidente che però ora non sa dare ragioni delle stragi terroristiche. Se tutte le religioni sono uguali, tutte hanno diritto di accesso nel nostro Continente e tutte hanno diritto di sistemarsi nei quartieri delle nostre città. Tutte hanno anche diritto a non integrarsi e a condurre vita propria come delle isole nel mare. Il fallimento del multiculturalismo ha origine proprio nel nostro indifferentismo religioso
Le richieste fatte ai nuovi arrivati sono sempre più ridotte, quasi minime o addirittura inesistenti, perché la ragione politica occidentale, non più sostenuta dalla religione cristiana alla quale ha dichiarato guerra, ha perso la passione della verità e non riesce più a pretendere dai nuovi arrivati il rispetto di nessuno dei suoi valori legati alla persona, alla famiglia, alla vita sociale e politica. Anzi, cede e riforma le proprie stesse leggi in funzione delle esigenze religiose dei nuovi cittadini d’importazione, al punto da immettere elementi di legge islamica nei propri ordinamenti giuridici. Del resto come potrebbe essere altrimenti se a demolire i propri valori è stata dapprima proprio la nostra società occidentale? Dopo aver distrutto la famiglia con quali argomenti si può dire no alla poligamia?
Come nei precedenti attentati terroristici di matrice islamica, i politici europei ostentano decisione e fermezza nella difesa dei nostri valori, ma nessuno sa ormai quali essi siano. Al centro delle loro dichiarazioni di questi giorni c’è il valore della libertà. Ma la concezione occidentale della libertà è proprio il nostro tallone d’Achille, é lì il varco non controllato dove passa di tutto. Altro che Schengen. E’ impossibile trovare la forza morale per difendere una libertà vuota di contenuti come la nostra. Nessuno è disposto a soffrire, lottare o morire per un involucro vuoto.
Se la difendiamo così com’è, non riusciamo a fare altro che contribuire ulteriormente alla nostra dissoluzione. Essa infatti non ci permette di arginare altre visioni della vita perché in questo caso negheremmo proprio il principio della libertà. Per valutare le religioni la libertà non è sufficiente, ci vuole la verità, un concetto che l’occidente ha dimenticato ormai da molto tempo. Per la verità sì che la gente può essere disposta a soffrire, lottare e anche morire.
La verità sì ci permetterebbe di accogliere e di integrare veramente. In questo modo, invece, si crea un panico che va a discapito della vera accoglienza e della vera integrazione. Non c’è integrazione senza porre dei limiti all’integrazione. Se non ci sono limiti vuol dire che non ci sono nemmeno criteri. E i criteri, come i limiti, sono prima di tutto interiori. L’Europa è debole dentro.