Una lettura attenta e corretta del documento della Commissione Teologica Internazionale Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato non congeda 2000 anni di storia della civiltà cristiana e di esperienza ecclesiale.
di Piero Mainardi
Chi fortunatamente è estraneo a questa logica è don Luigi Negri il quale. oltre ad una approfondita conoscenza della materia per ragioni “professionali” (è sacerdote e docente universitario. esperto di Storia della Chiesa e del pensiero filosofico e teologico) non ha timore ad affrontare alcuni nodi della storia in un’ottica che definire anticonformista è riduttivo per l’autore, perché ciò che caratterizza le opere di Negri è il tentativo di analizzare fatti storici e di interpretarli con appropriate categorie storiche e teologiche.
Infatti anche la sua ultima fatica Controstoria. Una rilettura di mille anni di vita della Chiesa (ed. San Paolo, L. 14.000) offre una straordinaria opportunità ai cattolici di riflettere su argomenti controversi quali la questione degli ordini mendicanti, dell’Inquisizione, della Riforma protestante, il caso Galilei, le “guerre di religione”, la Rivoluzione francese e la vicenda risorgimentale: una riflessione che può consentire di mettere in ordine tutti questi tasselli della storia e di acquisire una coscienza del valore positivo di quelli che sono stati i secoli della Cristianità e della presenza cristiana nella storia.
Su queste vicende storiche la storiografia laicista ha costruito una mentalità e una scuola di pensiero che giustifica l’estromissione dalla vita sociale del fondamento religioso. E infatti evidente che esiste un filum che interpreta tutte queste vicende storiche collegandole tra loro; l’esaltazione di san Francesco (eretico implicito e progressista ante-Iitteram) e costruita in contrapposizione ad una Chiesa ricca e potente; l’inquisizione e la vicenda galileiana sono gli emblemi dell’oscurantismo e dell’intolleranza del cattolicesimo: il protestantesimo. invece, appare come il recupero di una dimensione privata e più autentica dell’esperienza cristiana, quindi l’inizio di quel processo di liberazione delle strutture sociali dai lacci della religione.
Ed infatti, dopo il bagno di sangue delle “guerre di religione”, sarebbe cominciata a maturare quella coscienza laica che determinerà la nascita dell’Europa moderna nella quale la dimensione religiosa assume sempre minore rilevanza fino a scomparire laddove, negli stati comunisti, apogeo della modernità, si afferma l’ateismo di stato, oppure nelle società occidentali tra il crepuscolo della modernità e l’alba del postmoderno trionfa un nichilismo religiosamente indifferente.
Don Negri rimette ogni tassello storico al suo posto (si veda la piena coscienza della ecclesialità e la condivisione dei valori della cristianità che segnano la vicenda francescana e domenicana, la complessità del fenomeno Inquisizione, le radici teologiche del protestantesimo e quelle ideologiche dei vari processi che hanno costruito l’Europa moderna) e di rovesciare questo quadro di comodo descritto dai laicisti dimostrando come le scelte storiche della Chiesa e dei cattolici rispondevano ad una visione integrale della natura umana che difendeva in radice e “profeticamente” quelle libertà personali e sociali dell’uomo che la modernità in modo ora violento ora subdolo tende ad oscurare e a dissolvere.
Se i cattolici “critici” sulla storia della Chiesa ne divenissero consapevoli saremmo già sulla buona strada per riprendere quella ricostruzione di una società cristiana che si voleva condannata dalla sua stessa esperienza storica.