L’Occidentale 25 Maggio 2017
di Lorenza Formicola
Quando all’indomani dell’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo quelli di Fox News – il canale televisivo americano – sostennero l’esistenza di no-go-zone nel cuore di Parigi, mandarono su tutte le furie i media francesi. Il fatto che nel bel mezzo della romantica Ville Lumiére ci fossero aree ostaggio in cui i non musulmani non sono ben accetti, e dove regna la sharia, venne considerata una fake news bella e buona. Di più. Ci fu una vera e propria levata di scudi che investì gran parte della stampa internazionale, intenta ad urlare al complotto e alla bufala.
A due anni di distanza la notizia, però, viene confermata dalla stessa stampa francese. Il Le Parisien ha acceso i riflettori su una storia della quale nessuno ha il coraggio di parlare. In particolare è il quartiere di Chapelle-Pajol, zona est di Parigi, ad essere “invivibile”. Centinaia di immigrati musulmani e spacciatori riempiono le strade, le donne sono continuo bersaglio di molestie e insulti. Odiate per il loro sesso e per i costumi così tremendamente occidentali.
“Ci sono diverse centinaia di metri quadrati occupati da soli uomini; delle donne non è sopportata nemmeno la presenza silente. Caffè, bar e ristoranti sono loro proibiti, come lo sono i marciapiedi, la stazione della metropolitana e le piazze. Il distretto Chapelle-Pajol ha completamente cambiato volto: gruppi di decine di uomini solitari, venditori ambulanti, stranieri, immigranti e contrabbandieri – compresi quelli che molestano le donne – sono i veri padroni delle strade”, scrive ancora Le Parisien.
Natalie ha 50 anni, vive nel quartiere e racconta di come “l’atmosfera sia agonizzante. Abbiamo modificato i nostri tragitti quotidiani e il nostro abbigliamento. Ci sono donne che si sono persino trasferite. Altre non escono più”. Aurélie di anni ne ha 38 e racconta della zona in cui vive da 15 anni. Della bella caffetteria sotto casa, oggi trasformata in covo di musulmani, che non ammettono donne. Dei giorni in cui basta affacciarsi alla finestra per essere investite di insulti. Del fatto che adesso è impensabile imboccare certi Boulevard di notte. Addirittura un’ottantenne confida di aver smesso di uscire di casa da quando, un giorno, è stata aggredita sessualmente, mentre tornava a casa.
La socialista sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, da quando Fox News ha lanciato la notizia, più che entrare nel merito, cita in giudizio i media per aver diffamato l’onore di Parigi. Aggiungendo, però, la volontà di combattere ogni discriminazione ai danni delle donne e “gli atteggiamenti delinquenziali di gruppi locali”. Quanta fantasia la neolingua che non dà un nome a nessuna situazione.
D’altronde menzionare le no-go-zone in Francia continua ad essere un tabù. Quelli di Libération sapendo di non potersi sbilanciare troppo data l’evidenza dei fatti, hanno mandato in stampa un pezzo in cui si tenta di far sentire le due versioni della campana. Radicalmente agli antipodi: “sì la situazione è invivibile”; “no, non è vero”, “c’è di peggio”. Ma soprattutto un’unica condanna: la causa femminile non può essere utilizzata a scopi razzisti. Scopi razzisti?!
A marzo 2016 il ministro francese per le aree urbane, placcato dai giornalisti, finì per riconoscere parte della verità. “Ci sono oggi almeno un centinaio di quartieri in Francia che presentano potenziali analogie con quello che è successo a Molenbeek“. Un nuovo epicentro della jihad in Europa? Sembrerebbe proprio di sì a giudicare dalle immagini mandate in onda da France2 a dicembre, o da un video messo in rete da un giornalista australiano e che ritrae una giornata tipo in un quartiere francese – non è specificato dove, ma le insegne parlano chiaro – i dubbi evaporano.
Dunque no-go-zone nel cuore di Parigi, a Bordeaux, a Tolosa, Marsiglia, Grenoble, Avignone. Tutti distretti occupati e trasformati in un cocktail di trafficanti di droga, fanatici misogeni salafiti e gang di giovani islamici travestiti da vendicatori mascherati del verbo di Allah contro le occidentali. E non si tratta di nulla che autorità e politici già non sappiano.
Un rapporto del 2014 dell’Alto Commissario per la parità ha rivelato che nelle cosiddette “aree sensibili urbane“, quasi una donna su dieci ha subito una violenza sessuale. Un altro rapporto, consegnato al governo nel mese di settembre 2016, racconta con termini castigati: “Ci sono intere aree occupate esclusivamente da uomini, alle donne è concesso solo il passaggio. Negli ultimi 10 anni si è assistito ad una vera e propria desertificazione degli spazi pubblici da parte del gentil sesso.
Costrette persino a preferire le scale agli ascensori pubblici per evitare sguardi e osservazioni poco piacevoli. I caffè sono occupati solo da uomini, le donne non possono entrarvi, e preferiscono anche evitare il passaggio nei pressi”. E’ incredibile come si parli di una fantomatica categoria di “uomini” senza alcun riferimento all’islam o alla natura del fenomeno.
La Francia che era di Charles de Gaulle ha la più grande comunità musulmana d’Europa, la più grande comunità ebraica, la più grande comunità cinese e la più grande comunità armena. Tutte convivono in un modello d’integrazione francese che ha funzionato più o meno bene, fatta eccezione che per una, quella islamica. Ma questo non interessa ad una classe politica e ai giornaloni che ogni giorno costruiscono e fortificano il mito della vittimizzazione degli immigrati musulmani. Se sono vittime del sistema, della povertà, del razzismo e dell’ignoranza, di che cosa possiamo accusarli?
“Utile idiota” era la formula con cui, durante la Guerra Fredda, si stigmatizzava l’atteggiamento di chi tra gli occidentali, pur non essendo iscritto al Partito Comunista, lavorava, parlava e scriveva a sostegno dell’Unione Sovietica e di Stalin e Lenin. Utili idioti al servizio del regime comunista. Oggi l’Europa trabocca di “utili infedeli”. L’islam intollerante è una minaccia globale come lo era il comunismo. Ma uno è morto l’altro è in crescita. Indisturbato. Mentre crea stati abusivi in un’Europa a cui piace mortificarsi.