Cacciatori e prede di emozioni Ma senza ragione non si vive

rapimentoAvvenire, editoriale del 6 aprile 2010

Cosa c´è dietro la ricerca di sensazioni sempre più forti

di Giacomo Samek Lodovici

La notizia è sconcertante. Un´agenzia francese offre la possibilità, al costo di 900 €, di essere vittime di un sequestro di persona, talmente ben organizzato da far dimenticare di essere finto. Il cliente viene pedinato per diversi giorni da sconosciuti che controllano tutte le sue mosse e, poi, nel giro di due mesi passano all´azione. Lo scopo? Far provare – dice il sito dell´agenzia – «lo shock psicologico, la paura, l’adrenalina di un rapimento vero e proprio».

Solitamente il rapito resta imprigionato per 4 ore in una cantina buia, incatenato e imbavagliato, ma con un sovrapprezzo si può contrattare un prolungamento della prigionia fino a 11 ore e scegliere il tipo di liberazione, magari una spettacolare azione della polizia.

La notizia è sconcertante, dicevamo, anche perché da gennaio ad oggi l´agenzia ha avuto almeno due clienti al giorno. Ma non è poi troppo sorprendente se pensiamo che l´uomo contemporaneo, molto spesso, vive all´insegna di un atteggiamento, che talvolta è anche una concezione teorica consapevole, che possiamo definire «emozionalismo», su cui ha scritto delle pagine illuminanti un sociologo come Michel Lacroix.

Infatti, alcuni fatti di attualità (vittorie sportive, fatti di cronaca nera, massacri, catastrofi, vere o false epidemie, ecc.) scuotono la nostra psiche come ondate di shock, anche perché i mass media inducono emozioni e mobilitazioni emozionali rispetto ad eventi che essi non si limitano a riferire, bensì che connotano già con emozioni che dobbiamo (secondo loro) provare.

Nella produzione del combustibile emozionale fa la sua parte anche l´industria dell´intrattenimento, con film, fiction, videogiochi, spettacoli e pubblicità. Anche l´ecologismo e diverse pratiche religiose (per esempio il New Age) nascono non di rado da sentimenti di paura e devozione per la natura e a loro volta li producono, esaltano stati emotivi legati alla fusione con il cosmo. Analogicamente, il paranormale intercetta un desiderio di emozioni forti, come certi sport estremi (parapendio, deltaplano, bungy jumping, ecc.). Anche la musica, grembo in cui le nuove generazioni sempre più vivono, è da loro considerata sacra per le emozioni che produce.

Per molti la sorgente di emozioni intense da cui non si può prescindere sono le storie sentimentali, specialmente se connotate sessualmente, dove è fondamentale creare un clima sempre nuovo di continua sorpresa. Ci sono poi folle che si recano ai grandi concerti, in discoteca, allo stadio, ai megaraduni, ecc., perché (talvolta) desiderano sperimentare lo shock emotivo provocato dal senso di fusione.

E la politica fa spesso (come da sempre) leva sulle emozioni per intercettare consensi e decretare ostracismi. Anche la religione, non raramente, viene coltivata se e finché produce emozioni, cosicché, al supermarket del sacro, ognuno assemblea la sua religione fai-da-te più emotivamente gratificante. Per non parlare dell´uso di droghe.

Insomma, per l´uomo contemporaneo, spesso, il mondo è una sorgente di emozioni, che egli cerca di alimentare affinché siano continue e sempre più intense; il suo imperativo morale è: «libera le tue emozioni». Così, se l´uomo virtuoso greco-medievale era mirava ad armonizzare gli affetti e la ragione, quello contemporaneo è un cercatore di emozioni, che vuole liberarsi dalla ragione. E se il razionalismo commette l´errore di sacrificare (o estirpare) le emozioni alla ragione, l´emozionalismo soggioga alle emozioni la ragione, che a sua volta è una dimensione fondamentale dell´umano.

In effetti, si noti bene, non è per nulla nostra intenzione denigrare le emozioni, che sono una dimensione molto preziosa della vita, un´energia fondamentale, ed hanno molte funzioni positive, che non possiamo qui enumerare; ma non dobbiamo nemmeno cercarle e seguirle sempre e comunque, perché talvolta possono fuorviarci.

Infatti, almeno a volte, noi giudichiamo fuorvianti i giudizi che le emozioni avevano suscitato in noi, sebbene ci sembrassero indefettibili: per es., diciamo di esserci sbagliati su una persona per cui provavamo sentimenti di simpatia e di fiducia, che invece già allora era cinica, sleale, scorretta, malintenzionata, ecc. Insomma, non è vero che «l´emozione ha sempre ragione».