8 giugno 2017
La famiglia è la prima e la fondamentale tra le società naturali: tutta la filosofia occidentale lo riconosce. Riflettendo su politica, bene comune e virtù con il prof. Giacomo Samek Lodovici, figlio ed erede spirituale del grandissimo filosofo cattolico Emanuele Samek Lodovici (1942-1981)
di Giuseppe Brienza
“La socialità del bene. Riflessioni di etica fondamentale e politica su bene comune, diritti umani e virtù civili” (Edizioni ETS, Pisa 2017, pp. 342), è il lungo titolo dell’ultimo libro del filosofo dell’Università Cattolica di Milano Giacomo Samek Lodovici, appena uscito nella collana “Philosophica” di una casa editrice specializzata in studi scientifici e universitari. In questo caso, però, il saggio dovrebbe raggiungere un numero più ampio di lettori, tutti quelli interessati cioè a comprendere le basi di una possibile rifondazione politica della società occidentali. Bonificate da quella «espressione libertaria del liberalismo» (p. 17) che ha dato vita a tutti i meccanismi giuridici che hanno fatto a meno di favorire o almeno proporre l’esercizio delle virtù civiche dei singoli.
Il relativismo mascherato da “libertà di scelta” (una formula, quest’ultima, comunque non sempre illegittima) pare in effetti la causa diretta dei vari problemi che attanagliano soprattutto negli ultimi anni le democrazia occidentali: dal tentativo di garantire più libertà ma anche più controlli per contrastare terrorismo e criminalità, alla necessità di favorire la coesione e la solidarietà fra le persone, rispondendo allo stesso tempo alle esigenze non di rado confliggenti dei singoli e delle lobby, che rivendicano irresponsabilmente diritti nei confronti degli altri e dello Stato.
La crisi delle democrazie liberali deriva dalla mancanza di un ethos in grado di sorreggerle e dal dilagante individualismo che hanno finito per generare. Risulta così imprescindibile, argomenta il prof. Samek Lodovici, che fra l’altro è il figlio del grandissimo filosofo cattolico Emanuele Samek Lodovici (1942-1981), promuovere le virtù civili e la diffusione di motivazioni a perseguire il bene comune anche quando contrasti con il proprio vantaggio personale o di gruppo.
La principale sorgente di “capitale umano” e sociale, nonché di virtù civili, sono le “comunità umanizzatrici”, fra le quali quella che costituisce il fondamento cruciale della società, la famiglia fondata sul matrimonio. Si tratta di una verità già sottolineata, prima e al di fuori del Cristianesimo, da pensatori universalmente riconosciuti come Aristotele, Locke, Rawls e tanti altri.
Come riportato da Samek Lodovici, lo Stagirita è stato il filosofo dell’antichità greca che, più e meglio di tutti, ci ha insegnato che «la famiglia è qualcosa di anteriore e di più necessario dello Stato» (p. 181). E pur riconoscendo uno dei “padri” del liberalismo classico come John Locke (1632-1704), che «la prima società [nella storia umana] fu quella tra marito e moglie» (p. 144), lo statalismo e il totalitarismo sono stati all’origine della decadenza e della relativizzazione della famiglia.
Il celebre Autore della “Theory of Justice” John Rawls (1921-2002), anch’egli considerato un punto di riferimento del pensiero liberale contemporaneo, ha scritto inoltre: «La famiglia è una parte della struttura [sociale] di base perché uno dei suoi ruoli principali è fare da cardine della produzione e riproduzione ordinata della società» (p. 181).
Rileva così Samek Lodovici, anche in ciò ricorrendo esclusivamente ad argomenti di ragione: «È dunque interesse intrascendibile dello Stato (anche per il liberale Rawls) promuovere questo istituto, che è una componente decisiva del bene comune politico. E va rilanciata un’antropologia relazionale (Tommaso d’Aquino): la vita associata è un elemento cruciale del bene di ciascuno» (p. 17).
Nel suo ultimo saggio, che è frutto di anni di insegnamento filosofico-politico, l’Autore ci interroga su quello che appare il motto (distorto) dell’uomo contemporaneo: “Il cuore ha sempre ragione, libera le tue emozioni”. Ma questo è il criterio di comportamento di un individuo puramente e semplicemente sensuale (“homo sentiens”), che cerca di vivere delle emozioni continue e sempre più intense. Perciò le virtù sono da lui e dalla “sua” società oggetto di un pesante discredito: la persona virtuosa – si dice – è remissiva, è spenta, vive in modo rigidamente ascetico, e la virtù è ritenuta un freno alle passioni. Perché allora riparlare di virtù?
Il punto è che, risponde Samek Lodovici, l’homo sentiens non è felice e, inoltre, l’etica moderna ha evidenziato ormai non poche lacune ed insufficienze, le quali hanno spinto ormai diversi autori, soprattutto dell’area anglosassone, a rilanciare un “etica della virtù” (“Virtue Ethics”). “La socialità del bene” presenta, a titolo esemplificativo, le seguenti tesi di questo interessante filone: «l’uomo ha bisogno di un fine per poter dare senso alle norme; ha bisogno di essere amato e la moralità consiste in un qualche esercizio dell’amore, in un ordo amoris; ha bisogno di virtù e di coltivare delle emozioni appropriate. In particolare, questo lavoro tematizza le emozioni e promuove non già la loro repressione, bensì l’assunzione della loro energia, investigandone la natura ed illustrando alcune attività che consentono di gestirle e di non essere da loro dominati. L’autore mostra come le emozioni possano diventare alleate della ragione e costitutive della virtù, come possano darci slancio e supportare positivamente la ragione. È vero che a volte possono fuorviarci, tuttavia non bisogna contrapporle alla ragione, bensì appunto promuoverne l’alleanza con quest’ultima, in modo che diventino una preziosissima e straordinaria energia che incrementa la capacità di agire e di pensare. Così alleate, ragione ed emozioni guidano e sospingono quel navigatore nel mare della vita che è l’uomo. Il soggetto che consegue la (vera e raramente intesa) eccellenza della virtù è felice e sprigiona in essa tutte le dimensioni dell’umano: ragione, volontà e affetti. Egli sperimenta l’emozione del bene».
Per concludere, possiamo dire che “La socialità del bene” è un rigoroso lavoro scientifico di filosofia morale, ma scritto in modo accessibile ai non addetti ai lavori. Tocca temi sempre più dibattuti e può interessare anche i non specialisti, data la concretezza e la valenza esistenziale degli argomenti affrontati.
Giacomo Samek Lodovici (Premio Gemelli 1999) è docente di Storia delle dottrine morali e ricercatore in Filosofia morale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Scrive su varie riviste, fra le quali “Studi Cattolici” e “Il Timone”, ed è autore di diverse monografie scientifiche fra le quali: “La felicità del bene. Una rilettura di Tommaso d’Aquino” (Vita e Pensiero, Milano 2002), “L’utilità del bene. Jeremy Bentham, l’utilitarismo e il consequenzialismo” (Vita e Pensiero, Milano 2004), “Il ritorno delle virtù. Temi salienti della Virtue Ethics” (Bologna 2009) e, infine, “L’emozione del bene. Alcune idee sulla virtù” (Edizioni Vita e Pensiero, Milano 2010, pp. 320). (…)