La Croce quotidiano 15 giugno 2017
La Pontificia Accademia per la Vita, istituita da Giovanni Paolo II nel 1984, è stata completamente ristrutturata continuando a difendere, su base interconfessionale ed anche “laica”, «il valore della vita umana e della dignità della persona». Molti si stracciano le vesti per la nomina di Nigel Biggar, in passato abortista, ma su di lui c’è anche altro da valutare. Importante il ricambio negli studiosi italiani: escono Gigli, Bellieni e Casini; entrano Vescovi, D’Agostino e Pessina
di Giuseppe Brienza
Ennesima imboscata mediatico-intellettual-ecclesiale contro Papa Francesco. Questa volta suscitata dall’antico e, un tempo, glorioso settimanale cattolico britannico “The Catholic Herald”. Da Londra hanno gridato infatti contro la nomina «di un filosofo pro-aborto nella Pontificia Accademia Pro Vita». Parliamo di Nigel Biggar, filosofo e professore di Morale e Teologia Pastorale, nonché direttore del “McDonald Center for Theology, Ethics and Public Life” presso l’Università di Oxford che, da ieri, 14 giugno, è fra i 45 nuovi componenti della PAV.
Viene denunciato dalla rivista cattolica britannica a causa di un dialogo di 6 anni fa intessuto da Biggar col filosofo ateo e “animalista” Peter Singer che, riporta lo stesso Catholic Herald, lascia giustamente molto perplessi. A condizione però che lo leggiamo isolatamente e comunque in un senso completamente de-contestualizzato. «Sarei propenso a disegnare la linea per l’aborto a 18 settimane dopo il concepimento – ha affermato Biggar nel 2011 -, che è approssimativamente circa il primo momento in cui v’è qualche evidenza di attività del cervello, e quindi di coscienza».
Se ci fermiamo qui, ovviamente, la citazione è antitetica al diritto naturale e al Magistero della Chiesa. Ma sentite cosa riporta subito dopo il professore: «in termini di mantenimento di un forte impegno sociale per preservare la vita umana […] abbiamo bisogno di tracciare la linea molto più indietro [letteralmente “in senso conservativo”]». Anche questa affermazione non è certo conforme con quella della Dottrina cattolica ma, l’attenzione di Biggar nel voler tenere un atteggiamento cautelativo rispetto ad un tema totalmente sdoganato in ambito accademico-scientifico anglosassone come il “diritto all’aborto”, ci fa comprendere che siamo ben lungi dall’avere di fronte un «filosofo pro-aborto».
Bergoglio, come noto, fin dall’inizio del suo pontificato ha messo a tema il difficile obiettivo della riforma di una Curia Romana ridondante e in buona parte screditata dagli scandali dell’ultimo decennio. Tale riforma ha riguardato anche la Pontificia Accademia della Vita, a capo della quale ha recentemente nominato mons. Vincenzo Paglia, già presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia. Quest’ultimo, l’anno scorso, ha proposto un nuovo Statuto, approvato prontamente dal Pontefice, che comporta l’avvicendamento di tutti e 171 membri eletti a vita, per sostituirli con altri con una durata a tempo determinato, secondo una diversa modalità operativa. Nel novembre 2016 è stato reso noto il nuovo Statuto della PAV che, già partire dal 1° gennaio 2017, è entrato regolarmente in vigore.
Istituita da san Giovanni Paolo II nel 1984 con il Motu Proprio “Vitae mysterium”, la Pontificia Accademia per la vita continua naturalmente a prefiggersi la difesa e la promozione «del valore della vita umana e della dignità della persona» ma, si badi, non è un organismo “magisteriale”, bensì tecnico, ovvero consultivo del Santo Padre e degli altri Pontifici Consigli cui spetta di definire od elaborare la dottrina cattolica in ambito bioetico. Il nuovo Statuto, a differenza di quello precedente, non richiede che i membri dell’Accademia esprimano il giuramento di difendere la vita secondo il Magistero della Chiesa. L’esito di questa variazione di statuto è rappresentato proprio dalla presenza del prof. Nigel Biggar.
Tra i 45 membri figura anche il card. Carlo Caffarra, che risulta dunque confermato sebbene faccia parte di questo organismo dal lontano 1994, e che prende parte al consiglio come membro onorario. Fra gli altri componenti “ad honorem” (in tutto cinque) vi è anche il Card. Elio Sgreccia, Presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita. Quando questi membri ordinari raggiungeranno gli ottant’anni, diventeranno “membri emeriti”. Ci sono poi i “membri ordinari”, nominati dal Papa a vita, ed infine i “membri corrispondenti” scelti dal Consiglio Governativo per cinque anni.
Fra i membri ordinari in carica dal 14 giugno ci sono molti nomi italiani e molti importanti operatori nel cambio della bioetica, addirittura non cattolici come il prof. Angelo Vescovi, Direttore scientifico dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e dell’Istituto di Genetica Umana G. Mendel di Roma, scienziato che da tempo combatte l’utilizzo degli embrioni umani per la ricerca scientifica.
Si possono poi menzionare (sempre fra gli italiani) Maurizio Chiodi, Docente di Teologia Morale Fondamentale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose in Bergamo e presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale in Milano, Roberto Colombo, Professore di Neurobiologia e Genetica Umana all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Francesco D’Agostino, Professore di Filosofia del Diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Tor Vergata (Roma), Bruno Dallapiccola, Direttore Scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ‑ IRCCS di Roma, Adriano Pessina, Professore di Filosofia Morale e Direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Alberto Villani, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale e Malattie Infettive all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (Roma).
Logicamente, altri studiosi nazionali e benemeriti promotori della vita non sono stati confermati, come ad esempio il magistrato Alfredo Anzani, che ha fatto parte della PAV dal 1996 al 2016, il neonatologo Carlo Bellieni, che era stato nominato nel 2006 ed era a scadenza nomina al 31 dicembre 2016, il presidente onorario del Movimento per la vita italiano Carlo Casini, anch’egli componente da oltre vent’anni (1994-2016) e, infine, l’attuale presidente del MpV e anche deputato in carica alla Camera dei deputati Gian Luigi Gigli, che era stato nominato componente nel 2004 e, anche lui, era “scaduto” il 31.12.2016.