Paolo Togni
Non è vero che i nostri nonni mangiassero meglio di noi; non è vero che respirassero – quelli che vivevano in città – aria più pulita; non è vero che si può vivere senza produrre rifiuti; non è vero che i cibi OGM possano determinare lo sviluppo di tumori o altre malattie; non è vero che i prodotti biologici siano più sani di quelli trattati con prodotti chimici; non è vero che gli impianti nucleari mettano a rischio chi abita nelle loro vicinanze; non è vero che dalla conversione “in verde” dell’economia nascano grandi risparmi o grandi guadagni.
È vero invece che mai nella storia si è mangiato bene (e nei Paesi avanzati anche tanto) come oggi; che almeno da cinquant’anni non si respirava aria più pulita di quella di oggi; che i rifiuti bisogna smaltirli correttamente, per esempio bruciandoli per produrre energia; che in trent’anni di ricerche non è stata dimostrata alcuna relazione tra OGM e tumori; che i prodotti biologici sono spesso affetti da parassiti nocivi per l’uomo; che conseguenze gravi o mortali sono state determinate da impianti nucleari in numero limitatissimo e certo molto inferiore a quelli determinati da qualunque altro modo di produrre energia; che l’economia verde rappresenta un grande costo dai risultati molto dubbi.
Tra le conseguenze e le prove di quanto sopra c’è il progressivo, eccezionale miglioramento delle aspettative di vita delle persone, dovuto anche ai progressi spettacolari della medicina. Naturalmente, il mondo non è tutto rose e fiori, ma se è sicuro che molto ancora c’è da fare, è pur vero che moltissimo è stato fatto e si sta facendo. Perché dunque l’immaginario collettivo, invece di valutare fatti e prove, si lascia abbindolare dalle minchionerie iettatorie dei menagrami?
Credo che tra i motivi ci siano l’eccessiva preoccupazione per sé stessi ed il proprio benessere, propria di chi non ha da occuparsi di problemi più seri ed esaurisce le sue preoccupazioni nello scrutare qualunque minimo indizio di problemi personali e materiali; e lo spazio che i mezzi di comunicazione riservano all’amplificazione superficiale e disinformata delle problematiche ambientali.
Trattando le quali il conformismo catastrofista è la prima regola di comportamento di chi ritiene che essere politically correct sia più importante che informare correttamente ed imparzialmente. La verità ha una sua forza, e alla lunga è quasi sicuro che prevarrà: ma, credetelo, lavorare al suo servizio è una gran fatica.