Obama e il razzista anti-semita. La foto sparita per 10 anni di un rapporto nascosto

Blog di Giampaolo Rossi Il Giornale.it  31 gennaio 2018

di Giampaolo Rossi

CATTIVE COMPAGNIE

Siamo nel 2005, a Washington un giovane senatore dell’Illinois di nome Barack Obama partecipa al Congressional Black Caucus, l’incontro annuale tra esponenti della comunità afro-americana ed eletti “di colore” al Congresso Usa.

Una foto dell’evento immortala Obama che sorride amichevolmente con Louis Farrakhan, ambiguo e controverso personaggio politico e religioso americano conosciuto sopratutto per le sue posizioni filo-islamiste, anti-semite e violentemente omofobe.

Louis Farrakhan è il leader di Nation of Islam l’organizzazione americana che si propone di islamizzare l’America. Una sorta di setta pseudo religiosa che mette insieme radicalismo islamico, razzismo anti-bianco, anti-semitismo dietro la copertura della lotta per i diritti dei neri.

Della foto, scattata dal fotoreporter Askia Muhammad, si era persa traccia per oltre 10 anni fino ad oggi quando lo stesso Muhammad l’ha resa pubblica rivelando che allora fu costretto, su pressione dei responsabili del CBC, a consegnarla allo staff di Farrakhan per evitare che girasse (non senza prima averne fatto la copia che ora ha dato ai media).

Askia Muhammad ha svelato anche che nello staff di Obama lavoravano persone di Nation of Islam e che membri dell’organizzazione islamista lo aiutarono nella sua campagna elettorale.

FARRAKHAN E NATION OF ISLAM

Nata negli anni ‘30, Nation of Islam è considerata una delle organizzazioni più estremiste d’America, che pratica la violenza e la superiorità dei neri sui bianchi, tanto da essere definita dall’Anti-Defamation League un “gruppo di propaganda di odio”.

La figura più rappresentativa fu Malcolm X, forse il più famoso attivista dei diritti dei neri dopo Martin Luther King. E furono proprio militanti di Nation of Islam ad uccidere Malcolm X nel 1965, reo di essersi allontanato dall’organizzazione e di aver rinunciato all’estremismo islamista. Ed alcune inchieste giornalistiche richiamano proprio Farrakhan come mandante dell’omicidio.

OBAMA/FARRAKHAN: UN RAPPORTO INTENSO

Quella foto non raffigura un incontro casuale. Già nel 2008, Vibert White Jr., stretto collaboratore di Farrakhan e poi allontanatosi da Nation of Islam, dichiarò che tra Obama e Farrakhan esisteva una collaborazione stretta, una “linea aperta tra di loro”; ricordando del resto come a Chicago, qualsiasi politico che avesse voluto il voto dell’elettorato nero, doveva passare per la “Nation”.

In un video clamoroso, è stato lo stesso Farrakhan a rivelare: “abbiamo sostenuto Obama con denaro e con l’aiuto di Fruits of Islam per farlo eleggere”; “Fruits of Islam” è una sorta di organizzazione paramlitare della “Nation” preposta alla mobilitazione attivistica e all’indottrinamento ideologico.

La questione è imbarazzante perché quella foto conferma il rapporto compromettente tra Obama e un personaggio così lontano dalla retorica pacifista del futuro Nobel per la Pace e dalla retorica multiculturale del progressismo americano. Un personaggio che non ha esitato a definire gli ebrei “succhiasangue figli del diavolo” e gli omosessuali “degenerati”, e che difficilmente avrebbe dovuto convivere con i valori dell’uomo benedetto dai liberal di tutto il mondo. Eppure fu proprio Farrakhan, in questo discorso del 24 Febbraio del 2008, a definire Obama “uno strumento di Dio (…) il messaggero del Messia“.

SAREBBE STATA TUTTA UN’ALTRA STORIA

Le reazioni non si sono fatte attendere. Alan Dershowitz, uno dei più importanti giuristi americani, protagonista di alcune dei processi e delle battaglie civili più importanti d’America, ebreo e democratico da sempre sostenitore di Obama ha dichiarato: “Farrakhan è un essere umano orribile (…) e se avessi saputo che il Presidente Obama aveva posato, sorridendo, con lui quando era un senatore, non gli avrei mai fatto la campagna elettorale”. Quella foto “avrebbe certamente influenzato la mia decisione”.

Sul New Yorker, una delle Bibbie della cultura liberal, Vinson Cunnigham editorialista nero, scrive convinto:“se quella foto si fosse diffusa nel 2007 o nel 2008, per Obama ne sarebbe seguita una storia completamente diversa”.

OLTRE LE FAKE NEWS

La storia della foto scomoda di Obama nascosta per 10 anni per non compromettere la nascente carriera politica del futuro leader mondiale, racconta una realtà più complessa attorno al tema della manipolazione dell’informazione.

Ci sono le fake news e questo lo sappiamo. Lo sappiamo sopratutto perché da mesi le democrazie occidentali vivono la paranoia dell’invasione marziana di hacker russi, troll neo-nazisti e manipolatori sovranisti che violentano le povere coscienze della sinistra mondiale. Ma qui siamo ben oltre le fake news: qui siamo dentro una vera e propria rimozione manipolatoria attuata per non disturbare il leader caro all’élite globalista che lo ha voluto al potere.

Chissà se l’Occidente liberal così indignato per l’elezione di Donald Trump, inizierà ad interrogarsi su chi è stato veramente Barack Obama, il presidente più guerrafondaio della storia americana che ha saputo schierare dalla stessa parte George Soros e Nation of Islam.