La Croce 6 marzo 2018
Papa Francesco, da cinque anni, è il «Papa del Popolo», alimentando in perfetta continuità con i suoi predecessori un Magistero sociale che rappresenta un baluardo per tutti coloro che lottano per la Verità e contro i falsi miti del Progresso. Descriviamo quindi in sintesi gli aspetti salienti del primo lustro di pontificato di Jorge Mario Bergoglio, che lo scorso 17 dicembre ha compiuto 81 anni, a partire da quella sera del 13 marzo 2013 nella quale si dichiarò, molto “seraficamente”, Pontefice arrivato «dalla fine del mondo»
di Giuseppe Brienza
Il 13 marzo 2013, esattamente cinque anni fa, alle ore 19.06, una fumata bianca annunciava al mondo l’elezione del nuovo Papa. 265mo successore di Pietro è proclamato il cardinale argentino di origine italiana Jorge Mario Bergoglio. Comunica subito il nome di Francesco, operando una scelta che nessun Pontefice aveva mai fatto prima, ricorrendo all’immensa eredità del Poverello di Assisi.
Il Pontefice è stato in effetti due volte ad Assisi, a testimonianza del legame con il santo serafico del quale porta il nome, dapprima per gli ottocento anni del Perdono di Assisi alla Porziuncola (luglio 2016) e poi per i trenta anni dall’incontro mondiale di preghiera per la pace voluto da Giovanni Paolo II nel 1986 con i maggiori leader religiosi (ottobre 2016), associato alla visita alle popolazioni terremotate del Centro Italia il 4 ottobre, solennità appunto del santo patrono d’Italia.
Uscito con il vestito bianco dalla Cappella Sistina, Papa Francesco arrivava direttamente al cuore del popolo che lo attendeva a piazza San Pietro dichiarandosi dalla Loggia delle benedizioni un Pontefice arrivato «dalla fine del mondo». È noto che Bergoglio non ami molto i momenti celebrativi ma, considerando la grande malevolenza e la strumentalizzazione operata fin dall’inizio nei suoi confronti, ci pare doveroso da parte del nostro giornale che sulla base del suo Magistero sociale lotta ogni giorno contro i falsi miti del Progresso, ripercorrere i tanti momenti importanti del suo primo lustro di governo e di missione.
2013: la riforma della Curia Romana
Cominciamo con quello che è apparso fin dall’inizio uno dei cardini del pontificato bergogliano: la riforma della Curia Romana, anche a seguito degli scandali e delle infedeltà del recente passato. Anche per perseguire questo importante obiettivo rende operante il principio della collegialità con il “Consiglio dei cardinali” (in latino “Consilium Cardinalium Summo Pontifici”), detto comunemente C9, un gruppo di lavoro formato da nove porporati che il Papa istituisce il 28 settembre 2013 con un atto chirografo e la finalità di coadiuvare e consigliarlo nel governo della Chiesa.
Grazie agli accorpamenti e snellimenti proposti dal “C9” sono nati negli anni successivi due nuovi dicasteri: quello per il “Servizio dello sviluppo umano integrale”, che ha iniziato ad operare il 1° gennaio 2017 e quello per “Laici, famiglia e vita”, che ha assunto dallo scorso 1° settembre i compiti dei due Pontifici Consigli per i laici e per la famiglia.
Dei primi giorni del pontificato va ricordata la scelta di non abitare nell’appartamento pontificio al terzo piano del Palazzo Apostolico ma di continuare a risiedere nella “Domus Sanctae Marthae”, che lo aveva ospitato da cardinale durante il conclave, nella cui Cappella il Papa celebra ogni giorno (quando possibile) pronunziando un’omelia la cui sequenza costituisce un vero e proprio percorso di conversione offerto a tutti i fedeli.
Il primo anno di pontificato di Papa Francesco si chiude con l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” (novembre 2013), che raccoglie e sintetizza i lavori della XIII Assemblea generale ordinaria dei Vescovi, svoltasi in Vaticano nell’ottobre 2012.
2015: l’ecologia umana e l’enciclica “Laudato si’”
L’enciclica “Laudato si’” sulla cura della casa comune (maggio 2015) riprende diversi contenuti del documento di Aparecida, prodotto dalla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano inaugurata da Benedetto XVI il 13 maggio del 2007. L’argomento principale trattato è il rispetto dell’ambiente o, meglio, la salvaguardia del creato e, proprio per questo motivo, il Pontefice la intitola “Laudato si’”, ricorrendo alla frase magnificamente cantata da San Francesco: «Laudato si’ mi signore per sora nostra madre terra». La terra, «casa comune» come la definisce il Papa, «è anche come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia». In tutto il documento consta di 192 pagine, sei capitoli e 246 paragrafi, ed ha attirato un’attenzione senza precedenti nel mondo “laico” di tutti i continenti.
2016: un anno di pontificato nel segno della misericordia
L’anno di pontificato che va dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016 va ricordato senza dubbio per il Giubileo straordinario della misericordia, «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa», come l’ha definita il Papa nella bolla di indizione dell’Anno Santo “Misericordiae vultus”. Il Giubileo è stato celebrato non soltanto a Roma ma anche in tutte le diocesi del mondo dove sono state aperte le Porte Sante della misericordia. Nell’ambito del Giubileo Bergoglio ha abbracciato i giovani di tutto il mondo a Cracovia in Polonia per la Giornata mondiale della gioventù invitandoli ad alzarsi dal «divano-felicità».
Il 2016 è stato anche l’anno dell’Amoris laetitia – “La gioia dell’amore” –, l’esortazione apostolica «sull’amore nella famiglia» che porta la data del 19 marzo. Raccoglie quanto emerso dai due Sinodi dei vescovi sulla famiglia del 2014 e 2015. È suddivisa in nove capitoli e più di 300 paragrafi. Oltre a descrivere la realtà della famiglia oggi, ne indica la vocazione, parla dell’amore nel matrimonio, si sofferma sulla «fecondità» dell’amore, invita a rafforzare l’educazione dei figli e chiede di «accompagnare, discernere e integrare la fragilità» nella «logica della misericordia pastorale» (con il delicato tema dei separati risposati). Ipercriticata con i “dubia” e la “correctio”, l’Amoris laetitia contende il record della polemica con il viaggio in Svezia di Papa Francesco per partecipare a una “commemorazione” (e non “celebrazione”) della “Riforma” luterana in occasione dei 500 anni delle tesi affisse da Martin Lutero.
Il Pontefice, assistito da una consulenza storico-ecumenica unilaterale, ha in effetti condito varie tappe del viaggio del 31 ottobre-1° novembre 2016 con dichiarazioni poco condivisibili sulla figura e sull’operato dell’ex monaco agostiniano (per esempio: «Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo»), finalizzando però una importante dichiarazione congiunta cattolico-luterana in cui si richiama l’attenzione puramente evangelica verso i poveri. Di questo anno sono da ricordare anche le visite apostoliche in Messico, Georgia, Azerbaijan e, soprattutto, in Armenia dove il Papa ha coraggiosamente condannato il “genocidio armeno” che ha inaugurato «il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso».
2017: la I Giornata Mondiale dei poveri
“Non amiamo a parole ma con i fatti”, è il titolo del Messaggio che il Santo Padre Francesco ha pubblicato il 13 giugno 2017 per la prima Giornata Mondiale dei poveri, che è stata celebrata in Vaticano il 19 novembre 2017, domenica XXXIII del Tempo Ordinario. Ricorrendo al famoso testo di San Giovanni Apostolo «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18), Bergoglio ci ha ricordato l’«imperativo da cui nessun cristiano può prescindere», rifuggendo dalle «parole vuote che spesso sono sulla nostra bocca». Provenendo da un Papa questo rinnovato invito all’amore che imita quello con cui Gesù ci ha amato, deve fare riflettere ed ha invitato tutti (cominciando da cardinali, vescovi e sacerdoti) ad un serio esame di coscienza.
2018: l’istituzione della “festa” di Maria “Madre della Chiesa”
Per quanto riguarda l’anno corrente non abbiamo esitazioni nell’indicare nella decisione del Papa di introdurre nel Calendario romano la “festa” della beata Vergine Maria Madre della Chiesa come l’atto saliente da ricordare. Il Pontefice ha in pratica stabilito, tramite il decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti dello scorso 11 febbraio, che la memoria liturgica della Mater Ecclesiae sarà celebrata ogni anno in modo obbligatorio nel Lunedì dopo Pentecoste. A firmare il testo sono stati il cardinale prefetto Robert Sarah e l’arcivescovo Arthur Roche, segretario del dicastero vaticano per la liturgia.
L’ingresso di questa celebrazione nella preghiera liturgica della Chiesa «aiuterà a ricordare che la vita cristiana, per crescere, deve essere ancorata al mistero della Croce, all’oblazione di Cristo nel convito eucaristico, alla Vergine offerente, Madre del Redentore e dei redenti», spiega il decreto stesso. La memoria sarà inserita in tutti i calendari e libri liturgici per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore. La prima delle celebrazioni di questa bellissima festa cadrà lunedì 21 maggio 2018.
A mo’ di conclusione. Quello che più importa: il Magistero Pontificio
In conclusione c’è da dire qualcosa sul magistero pontificio di Papa Francesco, spesso tacciato da intellettuali e tradizionalisti di «scarsa profondità dottrinale», con «insegnamenti da libricino» e «pensiero non sistematico». Certo è che, per quanti hanno seguito senza prevenzioni e con spirito filiale il magistero papale di questi cinque anni, nonostante le difficoltà e le varietà di linguaggio e di argomentazioni, è facile comprendere che, dottrinalmente parlando, Jorge Mario Bergoglio propone una teologia robusta, fortemente ancorata alla tradizione anche se legata al contesto pastorale latinoamericano, maggiormente vocato all’azione pastorale che alla speculazione teorica.
Non a caso il Pontefice piace molto ad un popolo pragmatico come quello statunitense e, stando ai recenti dati forniti a gennaio dal Pew Research Center, nei primi giorni di mandato dell’amministrazione Trump oltre il 70 per cento degli americani nutriva forte ammirazione per Papa Francesco (nel 2013, appena eletto, erano solo il 55 per cento). Ma anche nel mondo arabo ed orientale il Pontefice riceve continue attestazioni di stima.
Papa Francesco gode innanzitutto di una grandissima simpatia popolare, per il suo linguaggio franco che non usa artifizi retorici o giri di parole, per il coraggio di alcuni gesti semplici e autentici, che lo rendono credibile rispetto alle parole e, infine, per il suo stile allegro e sempre confidenziale che suscita empatia al solo contatto con lui.
Ritornando all’aspetto magisteriale, mi sembra significativo quanto sostenuto dal sociologo cattolico Franco Garelli, ovvero che «la concezione di fede e di Chiesa» che Bergoglio propone «non è frutto soltanto di un istinto personale, ma è sorretta da convinzioni teologiche e spirituali ben radicate, anche se forse espresse ancora in modo più abbozzato che progettuale».
Da ciò consegue che, nella continua frammentazione e nello “spaesamento” causato al mondo dalla c.d. globalizzazione, è solo il Papato a costituire il trait d’union e la speranza di una riunificazione nel segno della Verità. Gli uomini del Primo mondo ricco e secolarizzato e le “periferie della terra” l’aspetterebbero con trepidazione.
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I TESTI SALIENTI DI PAPA #FRANCESCO
Una selezione limitata ma significativa fra le encicliche ed i principali documenti di Jorge Mario Bergoglio sul soglio di Pietro
a cura di G.B.
(Giuseppe Brienza, I testi salienti del Magistero di Papa Francesco, in “La Croce quotidiano”, 6 marzo 2018, p. 5.
- Enciclica “Lumen Fidei” (29 giugno 2013);
- Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013);
- Lettera Decretale con la quale il Sommo Pontefice ha iscritto all’albo dei Santi il Beato Giovanni XXIII (27 aprile 2014);
- Lettera Apostolica a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata (21 novembre 2014);
- Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia “Misericordiae Vultus” (11 aprile 2015);
- Enciclica “Laudato si’” (24 maggio 2015);
- Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “L’attuale contesto comunicativo”, per l’istituzione della “Segreteria per la Comunicazione” (27 giugno 2015);
- Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “Mitis et misericors Iesus”, sulla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (15 agosto 2015);
- Esortazione Apostolica “Amoris laetitia” sull’amore nella famiglia (19 marzo 2016);
- Costituzione Apostolica “Vultum Dei quaerere”, sulla vita contemplativa femminile (29 giugno 2016);
- Lettera del Santo Padre all’Inviato Speciale alla celebrazione del centenario della nascita del Beato Vescovo Oscar Arnulfo Romero [San Salvador, El Salvador, 15 agosto 2017] (18 luglio 2017);
- Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio con cui si istituisce il “Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita” (15 agosto 2016);
- Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio con la quale si istituisce il “Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale” (17 agosto 2016);
- Lettera Apostolica “Misericordia et misera” (20 novembre 2016);
- Lettera del Santo Padre al Legato Pontificio alla celebrazione dell’VIII centenario della consacrazione della Basilica dell’Abbazia cistercense di Casamari [15 settembre 2017] (25 agosto 2017);
- Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “Summa familiae cura”, che istituisce il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia (8 settembre 2017)
- Lettera del Santo Padre al Custode di Terra Santa in occasione degli 800 anni della presenza francescana (17 ottobre 2017);
- Costituzione Apostolica “Veritatis gaudium”, circa le Università e le Facoltà ecclesiastiche (8 dicembre 2017);
- Lettera del Santo Padre al Cardinale Marx in occasione del 500° anniversario della Riforma (31 gennaio 2018).