In Terris 27 giugno 2018
Quella Parola “politicamente scorretta”. Ne parla Rino Cammilleri nella sua ultima edizione de “Il Vangelo secondo me”
di Giuseppe Brienza
È vero che in ogni epoca della storia non è mancato chi ha cercato di tirare Gesù (e il Papa) per la giacchetta, al fine perseguire proprie ambizioni o interessi politici, economici o di vario genere. Nell’attuale tempo che Benedetto XVI ci ha così bene insegnato a chiamare “dittatura del relativismo”, però, si è forse raggiunto forse il “top”.
Così, a seconda dei gusti e della sensibilità delle cricche dominanti nella politica, nella finanza e nei media, il Signore «ora è solo “buono” ora solo “giusto”, ora “re” ora “fratello”, ora “amico” ora “povero” e così via. Questo vezzo di sottolineare certi aspetti della complessa figura di Gesù a discapito di altri, afferma giustamente Rino Cammilleri nella sua ultima edizione del libro “Il Vangelo secondo me” (La Fontana di Siloe, Torino 2018, € 21, pp. 288), «se portato alle estreme conseguenze prende il nome di eresia. Se questo confine non è superato, si può nondimeno restare nell’ambiguità e nell’equivoco» (p. 225).
Invece nei vangeli di Gesù c’è tutto, e anche quello che può piacere meno al buonismo di oggi. Per esempio quella sua sentenza molto dura che Cammilleri cita da Gv 8,21: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato». «Si ponga mente a questa frase – commenta con ragione lo scrittore siciliano – perché non si tratta di un’“interpolazione successiva”, come spesso si legge nelle note a piè pagina. No, l’ha detta proprio lui, così, chiara e lampante» (p. 225).
Ma il top del politicamente scorretto Gesù lo raggiunge nel “grido di battaglia” di Luca 12,51: «Pensate che io sia venuto per portare la pace tra gli uomini? No, ve lo assicuro, ma la divisione». In questo caso, assicura, «al primo posto non c’è la pace, al secondo non ci sono i poveri, al terzo non ci sono le donne (visto che Gesù è maschio e maschi sono gli apostoli; le donne li seguono, sì, ma per servirli e accudirli). Le altre «culture» le abbiamo viste trattate a pesci in faccia: samaritani, sadducei, scribi, farisei, dottori della legge, erodiani e zeloti. Abbiamo letto elogi per i centurioni dell’esercito di occupazione e addirittura per l’ozio contemplativo (a discapito dell’attivismo pratico di Marta» (p. 126).
Nel caso di questa nuova edizione (quella originaria è del 2003) del libro di Rino Cammilleri, che è autore finora presso i maggiori editori nazionali di una trentina di saggi, alcune rivisitazioni sono state necessarie proprio a causa dell’intensificarsi in questi ultimi anni sia della “psico-polizia” d’orwelliana memoria sia dell’opera di conformizzazione del linguaggio. Come per esempio laddove, a p. 278, c’era a suo tempo un disinvolto termine di «zingaro» che, oggi, è stato edulcorato in «nomade», sebbene nota giustamente l’autore, molti di essi «sono nati in Italia e non hanno alcuna intenzione di viaggiare» (p. 7).
Per il resto nei 15 capitoli del volume è possibile trovare numerosi esempi di testi, interpretazioni ed esegesi di vangeli che non ci si presentano quasi più dai pulpiti, nei seminari e nelle aule universitarie, ma che meriterebbero invece di essere “riscoperti”. Eccone alcuni esempi tratti direttamente da “Il Vangelo secondo me”.
Se alle nozze di Cana gli invitati avevano finito tutto il vino, quale Dio si sarebbe sognato di far riempire ancora il bicchiere a degli invitati perlomeno alticci? Ecco una domanda impertinente ma idonea a far riflettere contenuta in questo itinerario cammilleriano attraverso il Vangelo. Oppure: quante volte si legge nei vangeli che i discepoli «credettero»? Ma non bastava una? Come mai si scopre che certi non credettero affatto, alcuni neanche dopo l’Ascensione?
A ben leggere, alla lettera, il Vangelo è un resoconto sconcertante. Che, per giunta, non spiega neanche fino in fondo (o, almeno, nei termini “esistenzialistici” tanto diffusi oggi) il problema della sofferenza: perché sono nato? perché devo soffrire? cosa c’entro io col peccato di Adamo? perché Dio il più delle volte non esaudisce le preghiere? perché devo caricarmi di precetti e divieti sennò finisco all’Inferno? sono davvero libero o non sono nient’altro che un burattino nelle mani di Dio?
Trovate molto per rispondere a queste domande, con linguaggio giornalistico-divulgativo ma non meno denso di conoscenza teologica ed esegetica. Del resto la produzione di Rino Cammilleri, in quasi quarant’anni, spazia dalla narrativa alla saggistica e, in quest’ultimo ambito, ricordiamo i best sellers “Gli occhi di Maria”, scritto con Vittorio Messori, e editi da Lindau, “Dio è cattolico?”, “Antidoti”, “Denaro e paradiso” (con Ettore Gotti Tedeschi) e “Come fu che divenni CCP (cattolico credente e praticante)”. Il suo sito Internet è: www.rinocammilleri.com.