Comunicato Stampa N. 870
del 4 ottobre 2010
Verità e Vita lancia un appello a tutto il mondo pro-life italiano: alziamoci in piedi per ripetere no all’aborto legale. Senza se e senza ma.
La presenza nel mondo cattolico di frange abortiste e la schiacciante sconfitta nel referendum del 1981 non modificarono un dato di solida realtà: e cioè che la Chiesa condannava senza appello ogni legge che legittimasse l’uccisione volontaria di un innocente non ancora nato. Dottrina che è rimasta ovviamente immutata.
Ma da qualche anno lo scenario politico, culturale e pastorale si è capovolto in maniera inquietante, come Verità e Vita denuncia quasi in solitudine: dal mondo cattolico e da suoi autorevoli esponenti provengono sempre più spesso parole di elogio per la legge 194 del 1978. E’ successo nei giorni scorsi, durante il convegno nazionale dei Medici cattolici, quando alcune voci autorevoli hanno intonato l’ennesima apologia appassionata della via italiana legale all’aborto.
Un medico cattolico ha spiegato che la legge 194 non introduce il diritto ad abortire, ma ha lo scopo di evitare l’aborto clandestino e di tutelare così la salute della donna. E un autorevole politico che fa parte del Governo ha rincarato la dose, spiegando che oggi dobbiamo difendere la legge 194, cioè difendere il fatto che si abortisca nelle strutture pubbliche. E lo stesso politico ha precisato che questa legge non è eugenetica.
Proviamo a riassumere questo impressionante compendio apologetico della legge italiana sull’aborto: bisogna difendere la legge 194; l’aborto legale è meglio dell’aborto clandestino, perché almeno si abortisce nelle strutture pubbliche e le donne non rischiano; la legge 194 è una legge a favore della maternità e della vita umana, è solo questione di saperla leggere bene; la legge 194 non è eugenetica.
I fatti smentiscono questa descrizione idilliaca della legge 194: 5 milioni di vittime innocenti, la diffusa convinzione sociale che l’aborto sia un diritto della donna, l’eliminazione ormai quasi sistematica di nascituri difettosi mediante la diagnostica prenatale. Ma ciò che più ci inquieta è l’assoluto, assordante silenzio sulle vittime di questa legge.
Si parla della donna, della preferibilità delle strutture pubbliche, della bruttezza dell’aborto clandestino: i medesimi contenuti che riempivano i discorsi del fronte abortista prima e durante la legalizzazione. Questi cattolici si sono ridotti a dire le stesse cose che negli anni Settanta campeggiavano nei manifesti del Pci, del Psi, del partito radicale. E a tacere, imbarazzati, sul protagonista silenzioso: il concepito che viene ucciso a norma di legge.
Verità e Vita ritiene che non si possa più tacere di fronte a questo clamoroso tradimento della verità, e chiede a tutte le associazioni pro life italiane di far sentire la propria voce. Alziamoci in piedi e facciamoci sentire: la 194 è una legge intrinsecamente iniqua, e noi non possiamo difenderla. Mai.