Dopo la legalizzazione della marijuana in Canada l’ente delle Nazioni Unite che si occupa del controllo internazionale degli stupefacenti denuncia: «stiamo danneggiando la salute dei giovani»
di Giuseppe Brienza
“La decisione del Canada di legalizzare la marijuana danneggia gli sforzi globali per il controllo delle droghe e per la protezione della salute dei giovani“. È quanto hanno detto di giusto (una volta tanto!) i burocrati dell’Onu e, in particolare, in questo caso i componenti di un organismo altamente specializzato, l’INCB (International Narcotics Control Board), che si occupa del controllo internazionale del traffico degli stupefacenti, con sede a Vienna.
Sì, perché dal 17 ottobre la vendita e il consumo “a scopo ricreativo” della marijuana è legale nel Paese nordamericano guidato dal lib-lab Justin Trudeau che, in questo modo, diventa il secondo Capo di Stato al mondo a macchiarsi della responsabilità di firmare un atto di liberalizzazione delle droghe, dopo quello l’Uruguay. I primi negozi canadesi hanno aperto il loro spaccio della morte e dello sballo nella notte (guarda caso…) di mercoledì e, in non poche città, si sono registrate lunghe file davanti ai rivenditori di marijuana.
La legge per il “consumo ricreativo” di marijuana era stata approvata lo scorso giugno dal Parlamento di Ottawa, dopo un lungo e, giustamente, discusso iter legislativo. Infatti, fino al 2015 (anno di elezione di Trudeau) le leggi canadesi erano estremamente restrittive sull’utilizzo e, tanto più, sulla vendita della marijuana. Non a caso il duro monito dell’INCB è arrivato a poche ore dall’entrata in vigore della legge canadese, in considerazione dell’impatto fortemente negativo sulle attività globali di repressione, recupero e sensibilizzazione di tutti gli stupefacenti che esso avrà.
“Il governo canadese ha contribuito a indebolire il quadro legale internazionale per il controllo delle droghe e a minare l’ordine internazionale fondato sulle regole“, ha scritto il presidente dell’organismo ONU anti-droga Viroj Sumyai, aggiungendo che l’INCB è “profondamente preoccupato dell’impatto di queste scelte politiche sulla salute e il benessere dei canadesi, in particolare dei più giovani“. Naturalmente, dato l’atteggiamento in prevalenza pro-droga dei grandi media, l’appello di Sumyai, che tra l’altro è fra i maggiori esperti di farmacologia clinica del suo Paese, la Thailandia, è caduto nel vuoto ed è stato a malapena ripreso.
Secondo le nuove norme approvate in Canada una persona maggiorenne potrà avere con sé e condividere con altri adulti fino a trenta grammi di sostanza tossica essiccata. La cannabis commestibile, contenuta in biscotti, caramelle, burro di arachidi o caffè, sarà illegale ancora per un anno ma, ipocritamente, fin da subito sarà permesso di coltivare in casa fino a quattro piante di marijuana.
Per chi è stato condannato in passato per possesso illegale di droga è prevista un’amnistia (non è chiaro se anche per gli spacciatori) mentre verranno cancellate le multe fino a 631 dollari canadesi. Insomma, un vero colpo di spugna per chi ha violato la legge e che suona insulto, fra l’altro, per tutti quegli agenti ed operatori delle Forze di polizia e militari che, a prezzo di sacrifici ed a rischio della propria incolumità personale, hanno lottato fino a ieri contro il commercio e gli spacciatori di morte. O di sballo, che è poi lo stesso…