Il Giornale Domenica 11 Novembre 2018
Il pontificato di Bergoglio ha scelto una pastorale che sta svuotando la dottrina
di Riccardo Cascioli
Apparentemente era una semplice recensione di un volumetto dedicato ai rapporti tra Massoneria e Chiesa cattolica, in realtà è stata l’occasione per lanciare un messaggio ben preciso: basta chiusure e pregiudizi, è l’ora del dialogo, cerchiamo quello che ci unisce e non quello che ci divide. E infatti ecco che da allora sono iniziati una serie di incontri nelle diocesi italiane con l’attiva partecipazione del Grande Oriente d’Italia (Goi).
In realtà cercare quel che unisce non è così semplice, perché dalla fondazione della Gran Loggia di Londra del 1717, la Massoneria ha collezionato ben 586 condanne da parte della Chiesa, la prima nel 1738, l’ultima nel 1983: un record assoluto. Il motivo è semplice: la Chiesa ha sempre ravvisato il carattere satanico del progetto massonico e quindi la sua pericolosità per i fedeli cattolici. Si comprende dunque perché per la Chiesa resti sempre valida l’incompatibilità di un cattolico con l’ordine dei liberi muratori e la scomunica automatica per chi aderisce a una loggia.
E allora? Allora si segue semplicemente il metodo del «pastoralismo», che sembra essere la chiave interpretativa del pontificato di Francesco. Vale a dire: non ci interessiamo della dottrina, diciamo che resta sempre valida, però nella pratica dobbiamo andare incontro alle persone quindi libertà anche di fare l’opposto. È il primato della prassi, di fatto uno svuotamento della dottrina, al grido di «Abbattiamo i muri, costruiamo ponti». Infatti il cardinal Ravasi nell’articolo riconosce l’incompatibilità formale tra le due appartenenze, ma condanna la demonizzazione dei massoni e intanto sottolinea i punti in comune. Quali? «La dimensione comunitaria, la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca».
Agli osservatori più attenti, come la storica Angela Pellicciari, non era sfuggito che l’articolo di Ravasi non voleva essere una semplice recensione ma un vero segnale di via libera a una nuova era, tanto da invocare un nuovo pronunciamento ufficiale della Santa Sede contro la Massoneria. Richiesta per ora non accolta, in compenso i pontieri sono scesi in campo, dall’una e dall’altra sponda.
Ha cominciato il Grande Oriente d’Italia in Sicilia, organizzando un convegno a Siracusa il 12 novembre 2017, a cui ha partecipato il vescovo di Noto, Antonio Staglianò: «Chiesa e massoneria, così vicini così lontani», il titolo provocatorio. Qualche polemica c’è stata, anche per quell’immagine di Cristo col compasso (in realtà un’opera medievale che con la Massoneria non aveva nulla a che fare) che campeggiava sulla locandina. Ma il vescovo Staglianò se l’è cavata con disinvoltura dicendo che lui avrebbe solo ribadito l’insegnamento della Chiesa.
Ed è in qualche modo ciò che ha fatto, si sa però che in certi casi il gesto conta ben più delle parole, e il ghiaccio quindi è stato rotto. Così poi l’iniziativa è passata alla Chiesa e si è intensificata, praticamente è diventato un format che certamente vedremo replicato in altre parti d’Italia.
Alla fine di ottobre l’incontro si è svolto a Gubbio, organizzato dalle Acli e dalla sezione umbra del Grande Oriente, sponsorizzato però dalla vicina diocesi di Assisi, che ha fatto marcia indietro solo dopo che la notizia è rimbalzata su giornali nazionali. All’inizio di novembre la replica a Matera, con tanto di «benedizione» del vescovo locale, Pino Caiazzo. In entrambe le occasioni hanno partecipato teologi e religiosi cattolici, ovviamente convinti della bontà di questo dialogo.
A sottolineare l’importanza dell’evento sta la presenza sia a Gubbio sia a Matera del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, che infatti non ha mancato di collegare tutti questi appuntamenti all’articolo del cardinale Ravasi, tutto parte di un lavoro per creare «ponti tra gli uomini». Bisi non ha neanche dovuto nascondere il carattere esoterico e iniziatico della Massoneria, che non è ostacolo di poco conto con la Chiesa cattolica. Ma oggi nella Chiesa sembra prevalere una voglia di religione universale che affratelli tutti gli uomini, a cui sacrificare la propria identità.
Non a caso gli organizzatori cattolici di questi incontri se la prendono con una visione identitaria della Chiesa, che sarebbe superata con l’avvento di papa Francesco, come se la Verità che Cristo rappresenta sia un ostacolo all’incontro con gli altri. Per cui tornano d’attualità le tesi che il massone Albert Lantoine, 33° e ultimo grado del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato di Francia, scrisse nel 1937 nella lunghissima lettera a Pio IX, chiedendo al Papa di smettere di combattere la Massoneria nell’ottica della «conciliazione degli opposti»: secondo Lantoine, la Massoneria e la Chiesa, Lucifero e Dio sarebbero necessari l’uno all’altro.
Una prospettiva che è stata ovviamente condannata dalla Chiesa, ma oggi sembra esserci una folla di teologi e prelati che ardono dal desiderio di abbandonare la via di Cristo per confondersi con il mondo, e soprattutto con il Potere di questo mondo.