Perché Trump ha fatto bene a uscire dal Consiglio Onu per i diritti umani

da Tempi 21 giugno 2018

Si tratta del carrozzone più inutile, costoso e ipocrita del pianeta. Basta dire che tra i suoi membri ci sono Cina e Arabia Saudita, che l’ha usato per aumentare discriminazioni e ingiustizie

Leone Grotti

Gli Stati Uniti sono usciti dal Consiglio Onu per i diritti umani. E hanno fatto bene perché, come scrive oggi Massimo Gaggi sul Corriere della Sera, «l’Unhrc ha sempre funzionato in modo distorto: egemonizzato da paesi spesso governati da dittatori assai poco rispettosi dei diritti umani, ha fatto della condanna di Israele la sua costante».

PEGGIO ISRAELE DELLA NORD COREA.

I numeri parlano chiaro: nei suoi primi dieci anni di attività il Consiglio ha condannato 68 volte Israele, 20 volte la Siria, 9 volte la Corea del Nord, 6 volte l’Iran «e mai altri paesi come Venezuela, Arabia Saudita e Cina che in materia di diritti umani non hanno di certo tutte le carte in regola». Un simile comportamento è direttamente proporzionale alla struttura del Consiglio, che prevede 47 membri eletti dall’Assemblea generale, la quale deve dare una maggioranza di seggi (13+13) all’Africa e all’Asia. Altri 8 vanno al Sud America e ai Caraibi e 6 all’Est europeo. Solo 7 seggi per la Ue e il resto dell’Occidente. Non è un caso, scrive Gaggi, se «quando il consiglio venne creato nel 2006 gli Usa rimasero fuori per il rifiuto di Bush di avallare una simile composizione». Fu Barack Obama, nel 2009, a decidere l’ingresso americano.

COMANDANO I SAUDITI.

Per capire perché la scelta di Donald Trump di chiamare fuori gli Stati Uniti da questo costoso e inutile carrozzone è giusta bastano un paio di esempi. Nel 2014 sono stati eletti tra i membri del Consiglio Cina e Arabia Saudita, scatenando la reazione preoccupata di “Diritti umani senza frontiere”: «Siamo allarmati per l’evoluzione del Consiglio, che accetta come membri un numero sempre maggiore di paesi che commettono evidenti violazioni dei diritti umani e, in particolare, della libertà religiosa». Sul livello di persecuzione religiosa da parte di Cina e Arabia Saudita la letteratura è ampia e indiscutibile.

Come se non bastasse, nel 2015 l’ambasciatore saudita Faisal bin Hassan Trad è stato eletto a capo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu per l’anno 2016. A vigilare sui diritti umani nel mondo è stato dunque scelto un paese che ha il quarto record mondiale di esecuzioni capitali, eseguite tramite decapitazione, che crocifigge ancora i condannati per determinati crimini, che non garantisce ai suoi cittadini il diritto di stampa, espressione, libertà religiosa, che sfrutta in modo disumano i migranti per lavoro, che nega i diritti delle donne e riserva pene durissime per gli omosessuali.

Come diceva l’attivista laico Kacem El Ghazzali: «Questa è l’Arabia Saudita: l’unico membro dell’Onu a non aver firmato la Dichiarazione universale dei diritti umani, uno Stato con zero diritti per le minoranze, zero diritti per le donne, zero diritti umani, zero libertà e un sacco di oppressione e barbarica soppressione per chi dissente».

CRIMINI IN YEMEN.

Emblematico quanto accaduto nel 2016: l’Arabia Saudita era stata inserita dall’Onu nella black list dei violatori dei diritti dei bambini, dal momento che il Regno ha ucciso nel solo 2015 attraverso i bombardamenti in Yemen almeno 510 bambini (stima conservativa). Poi però l’ex segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha deciso di togliere Riyad dalla lista dopo aver ricevuto, come rivelato in esclusiva da Reuters, «mobbing, minacce e ricatti» sia dall’Arabia Saudita sia dagli altri paesi dell’Organizzazione della cooperazione islamica, aizzati dai sauditi.

Non solo, Riyad ha anche impedito ripetutamente al coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per lo Yemen, Johannes Van Der Klaauw, di indagare i responsabili di 8.800 violazioni dei diritti umani avvenute nel paese arabo da marzo 2015, cioè da quando i sauditi hanno cominciato a bombardare il paese.

IL CONSIGLIO PIÙ IPOCRITA.

Per concludere si potrebbe citare la mozione di condanna che nel novembre del 2015 l’Arabia Saudita è riuscita a far passare al Consiglio Onu contro Russia e Iran per il loro intervento in Siria, che favorirebbe Stato islamico e Al-Nusra, quando tutti sanno che Riyad è in primissima fila nel finanziamento del terrorismo islamico jihadista in Siria. Se c’è una cosa che non si potrà mai rimproverare a Trump è di aver fatto uscire gli Usa dal Consiglio dove formalmente «gli Stati membri hanno i più alti standard nella promozione e protezione dei diritti umani». Il Consiglio più ipocrita del mondo.