L’Occidentale 9 novembre 2018
di Giuseppe Leonelli.
“La legalizzazione della cannabis light spalanca a scenari sociali devastanti, quello che sta accadendo negli Stati Uniti lo dimostra, ma siamo vittime di una manipolazione della informazione che risponde esclusivamente a logiche economiche”. A parlare è il professor Giovanni Serpelloni, già capo dipartimento anti-droga della Presidenza del Consiglio, attualmente senior fellow all’University of Florida, Drug Policy Institute. Un allarme il suo che parte dalla fotografia della realtà.
Dottore, partiamo dalla legalizzazione della cosiddetta cannabis light. Gli effetti negativi sugli assuntori sono davvero trascurabili come ipotizza qualcuno?
“Partiamo da una premessa. Nella cannabis è presente il cannabidiolo (Cbd) e il delta-9-thc (Thc). La prima sostanza farmacologicamente attiva con effetti “rilassanti”, mentre il Thc ha effetti stupefacenti. Il Thc sotto lo 0,6% è legale, anche se non per uso umano. Il punto è che con 30 grammi di cannabis light è possibile, pur con un metodo pericoloso che utilizza il gas butano, estrarre circa 15 milligrammi di Thc. Gli studi dimostrano che per creare effetti psicoattivi sia nell’uomo che nell’animale basta introdurre per via respiratoria 5 milligrammi di Thc, quantità sufficiente a lasciare tracce nel sangue, tanto che chi la assume risulta, per esempio, positivi ai drug test stradali. Quindi è lo stesso concetto di light a essere errato. Non dimentichiamo poi che il Cbd è una sostanza che negli Usa viene usata per la cura della epilessia resistente dei bambini, registrato come farmaco dalla Fda. Lei userebbe un farmaco anti epilettico per rilassarsi? Io sicuramente no”.
Ha parlato di metodo pericoloso per estrarre Thc. Di cosa si tratta?
“Si tratta dell’ennesimo paradosso. I negozi che vendono cannabis legale, ma ricordo non utilizzabile e già qui appare assurdo, vendono contemporaneamente bong per fumare, cartine e anche butano con estrattore annesso. Attraverso il butano è infatti possibile estrarre il principio attivo e produrre così una sostanza con Thc fino a 10 volte superiore a quella d’origine. Assieme a istituti di Medicina legale di Parma, Verona e Ferrara abbiamo fatto una sperimentazione con campioni da 4 città diverse (Milano, Ferrara, Parma e Verona) e abbiamo appunto dimostrato che a partire da una sostanza pubblicizzata come innocua si ottiene un principio attivo con capacità certamente droganti. Ad aggravare la situazione il fatto che il gas butano venduto in questi negozi, a differenza di quello usato in cucina, è inodore e incolore e questo lo rende una vera e propria arma. Si tratta infatti di un gas pesante che si accumula nelle cavità ed è fortemente infiammabile: basta una scintilla di energia statica per fare esplodere una abitazione satura di butano. Purtroppo è già accaduto con gravi ustioni e conseguenze drammatiche”.
Perché ancora non si è vietata la vendita?
“Il Consiglio superiore della sanità ha consigliato di vietare la vendita di cannabis perché potenzialmente rischiosa per la salute. Mi chiedo anch’io perché il Ministero della Salute non abbia ascoltato le indicazioni scientifiche di un Consiglio che riunisce i maggiori scienziati del Paese in termini di salute pubblica. Anche solo per coerenza la cannabis light non dovrebbe essere vendibile, dire che la si può acquistare per profumare l’ambiente significa prendere in giro le persone e la stessa legge che esplicitamente vieterebbe il proselitismo. Eppure anche gli uffici competenti tacciono”.
Ma quali conseguenze sulla salute provoca la legalizzazione dell’uso di cannabis in generale?
“Negli Usa, negli Stati dove è stata legalizzata la Cannabis, si è registrato un aumento di incidenti stradali legati all’assunzione di cannabis, un aumento di psicosi nei giovani, di suicidi e un incremento di uso dell’alcol correlato. Ma l’effetto più grave della legalizzazione è un altro: ridurre nei giovani la percezione del rischio dell’uso della cannabis rendendolo quasi “normale”. Questi negozi, con brand attrattivi inducono la falsa idea che sia tutto legale e senza rischi o effetti sulla salute. L’effetto psicologico è in realtà è devastante: riducendo la percezione del rischio automaticamente aumenta l’uso di sostanze e quindi aumentano le persone che possono sviluppare dipendenze. Un dato che si somma al fatto che la coltivazione intensiva ha portato a creare piante di cannabis in grado di produrre una sostanza con principio attivo fino al 40%, contro il 4-5% normalmente presente in natura. E sappiamo anche che il 10% dei consumatori di cannabis sviluppa forme evolutive verso dipendenze da eroina e cocaina”.
Ma la cannabis ha almeno un valore terapeutico nella cura di alcune malattie come si sostiene di frequente?
“La cannabis non ha di per sé in assoluto un valore “terapeutico”, nel senso che non cura nulla, può invece avere un “uso medico” ad esempio per placare il dolore e la rigidità muscolare nella sclerosi. Non è un distinzione da poco, perché il linguaggio sbagliato contribuisce a creare accettazione sociale dell’uso della droga anche per scopi ricreativi. Anche la morfina o l’oppio sono usati medicalmente e nessuno lo contesta. Nessuno si oppone a un uso della cannabis regolamentato con rigorose procedure di filiera medica e di prescrizione: inaccettabile saltare la fase sperimentale obbligatoria per qualsiasi farmaco per uso umano e inaccettabile è la manipolazione che la vorrebbe capace di curare dalla calvizie al cancro”.
Se le cose stanno come lei afferma come si spiega una diffusa informazione fortemente favorevole alla legalizzazione della cannabis?
“Con la spinta e gli interessi economici. Anche la introduzione della cannabis per uso medico è una strategia di marketing adottata da chi aveva interesse a legalizzarla per uso ricreativo. Le do qualche numero: il fatturato della vendita di cannabis del 2017 in Colorado è stato 4 volte quello del McDonald’s. Non solo: come riportato dal britannico Daily mail qualche anno fa, e poi rilanciato anche da diversi quotidiani statunitensi, dalla fine degli anni 90 George Soros ha investito 80 milioni in campagne in tutto il mondo per sostenere la legalizzazione e la Philip Morris è pronta a convertire le proprie filiere produttive alla cannabis. Questi sono i veri interessi che nulla hanno di filantropico o di intento liberale. E intanto come hanno reagito le mafie messicane? Hanno abbassato i prezzi della loro merce illegale, alzato il tasso di principio attivo e hanno invaso l’America di eroina a bassissimo prezzo. Nel 2017 negli Stati Uniti si sono registrati 75mila morti per overdose contro gli appena 270 morti in Italia. Dobbiamo renderci conto della devastazione che la legalizzazione può creare, sempre più documentata da dati scientifici a tutti i livelli”.