La prima parlamentare austriaca è una beata della Chiesa cattolica. A lei si deve la nascita del welfare state austriaco dopo la sconfitta bellica. Un bell’esempio di donna in politica.
di Rino Cammilleri
La prima donna ad essere eletta deputata al parlamento austriaco è per la Chiesa una Beata, proclamata tale il 29 gennaio 2012 nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Si tratta di Hildegard Freund Burjan (1883-1933), Era nata a Gӧrlitz, nella Slesia. La città si trova sul fiume Neisse, in Germania, e dal 1945 in poi fu tagliata in due adlla cosiddetta linea Oder-Neisse (nuovo confine tra tra germania e Polonia), che ne assegnò la metà ai polacchi, per i quali è Zgorzelec. Oggi appartiene al Land della Sassonia e il suo territorio costituisce anche diocesi cattolica.
Nacque ebrea
I coniuge Freund, genitori di Hildegard, erano ebrei, lei era la secondogenita. Hildegard compì i suoi primi anni di studio a Berlinio, poi li continuò in Svizzera, a Zurigo, dove la sua famiglia si era trasferita. Spirito libero e carattere ardente, dimostrò subito un animo da suffragetta, interessata alla politica e ai problemi sociali. Con un temperamento così, non poteva starsene con le mani in mano. Infatti, fu una delle prime donne al mondo a frequentare l’università, essendosi iscritta a Zurigo, alla facoltà di filosofia e germanistica.
Si addottorò nel 1908 summa com laude. L’anno precedente si era sposata con l’ingegnere ungherese Alexander Burjan. La coppia si trasferì prima a Berlino e, dopo alcuni anni, a Vienna. A Berlino si iscrisse di nuovo all’università, questa volta in sociologia ed economia politica, discipline molto più vicine ai suoi veri interessi. Ma nel 1909 una brutta malattia la costrinse a uno stop. Una grave affezione renale la portò al ricovero in ospedale.
Per la sua patologia, a Berlino non c’era di meglio che il nosocomio cattolico tenuto dalle suore. Qui venne sottoposta a intervento chirurgico, il primo di una serie di quattro in pochi mesi. Purtroppo, anziché migliorare peggiorava e neanche le operazioni riuscirono a risolvere granché. Si arrivò al punto che i medici la davano per spacciata e si preparavano all’ultimo intervento palliativo. Hildegard, di famiglia ebraica, non era nemmeno cristiana; per giunta, le sue idee progressiste la tenevano lontana da qualsiasi forma di religione.
Un miracolo per la vita
Ora, non si sa che cosa sia avvenuto, forse l’ambiente l’aveva indirizzata alla preghiera, chissà. Sia come sia, di colpo Hildegard si trovò guarita, tra lo stupore dei medici. Nessuno, mai più, le tolse dalla testa di essere stata graziata da un miracolo. E un miracolo cattolico. Infatti, uscita con le sue gambe dall’ospedale, chiese il battesimo.
La vita, insperatamente, ricominciava e si poteva di nuovo fare progetti. Lei e il marito si trasferirono, come sappiamo, a Vienna, dove Hildegard rimase incinta. E fu di nuovo in ospedale, anche perché la gravidanza si presentava come fortemente a rischio. Quantunque l’Austria fosse cattolica e non luterana come Berlino, per i medici Hildegard costituiva il classico caso limite : chi salvare, la madre o il figlio? Ma per lei il problema neppure si poneva, si era appena convertita e i convertiti hanno di solito delle convinzioni di ferro. Hildegard rifiutò dunque, recisamente di abortire. E fu il secondo miracolo: il bambino nacque vivo e sanissimo (in verità era una bambina, Lisa). E da quel momento Hildegard Freund in Burjan fu tutta per le opere sociali secondo l’insegnamento dell’enciclica Rerum novarum di Papa Leone XIII.
Gratia perficit naturam, la grazia perfeziona la natura, dice San Tommaso d’Aquino. La di lei naturale inclinazione per la lotta politica, economica e sociale sarebbe approdata, dati i tempi, senz’altro al socialismo se non fosse intervenuta la conversione, che ne indirizzò le doti, la cultura e le capacità verso il Regno dei Cieli conquistato tramite il bene del prossimo.
Per le donne
Nel 1912 partì con la creazione dell’Unione cristiana delle lavoratrici a domicilio (Verein Christlicher Heimarbeiterinnen), cui seguì un’associazione che, oltre a combattere il lavoro minorile, forniva assistenza sociale alle operaie in gravidanza. Nel 1918 tutte queste iniziative vennero raggruppate nella Soziale Hilfe, organismo, come diceva il nome, di assistenza sociale.
Quando scoppiò la Grande Guerra Hildegard aprì laboratori di cucito per dare lavoro e sussistenza alle donne i cui uomini erano al fronte. nella regione dei Sudeti organizzò una rete di assistenza familiare e, per la zona dell’Erzgebige colpita dalla carestia, una raccolta alimentare. Dopo la guerra la dissoluzione dell’impero autroungarico si buttò in politica e divenne consigliere municipale a Vienna. Iscritta al partito cristiano-sociale, ne diventò in breve vicepresidente. Nel 1919, alle elezioni politiche, entrò in parlamento.
Ogni iniziativa legislativa a favore della donna e dei minori fui opera sua. Si battè per l’eguaglianza dei diritti delle donne, per il salario minimo, l’assistenza a quanti svolgevano attività pericolose. Fu lei, insomma, a porre le basi del welfare austriaco e della legislazione, ancora oggi esistente, a favore del lavoro femminile e minorile.
“Sedotta dalla Rerum Novarum”
Ma alla scatenata Hildegard tutta questa attività non poteva bastare, la Rerum novarum l’aveva sedotta e la dottrina sociale della Chiesa era per lei il faro cui puntare. Il presidente del partito cristiano-sociale era un prete, Ignaz Seipel. Eletto anche lui al parlamento, nel 1922 divenne addirittura cancelliere, cioè primo ministro.
La sua abilità riuscì ad ottenere i prestiti internazionali che permisero all’Austria di uscire dalla gravissima crisi economica e alla rovinosa inflazione dovute alla sconfitta bellica. Nel 1924 subì un attentato da parte di elementi socialisti. Ferito, si riprese e tornò in carica nel 1926. Ministro dell’interno ad interim nel 1927 sventò un’insurrezione comunista. Nel 1930 fu anche ministro degli esteri. Morì nel 1932.
Con lui la Hildegard creò nel 1919 le Suore della Caritas Socialis, che oggi gestiscono ostelli per ragazze madri, centri di cura per malati cronici e anziani, nonché malati di Alzheimer e di sclerosi multipla. A Vienna l’ospedale Rennweg, specializzato in cure palliative anche a domicilio, è loro. Hildegard Burjan morì a Vienna l’11 giugno del 1933.
Aveva cinquant’anni e aveva fondato pure una chiesa che aveva affidato alle sue suore. Anche l’altro fondatore, padre Seipel, se n’era andato, l’anno prima, a un’età relativamente giovane, cinquantasei anni. Hildegard Burjan è un bell’esempio di quello che può fare una donna cattolica in politica (sempre che ci sappia fare, naturalmente). Il salvatore dell’Austria smembrata e repubblicanizzata con la forza, poi, era, guarda un po’, un prete.