La Grande Chiesa cristiana di Istanbul, costruita nel 537 dall’imperatore Giustiniano e trasformata nel 1935 in monumento/museo senza vita, rischia nuovamente di essere trasformata in moschea. Questa la minaccia dell’attuale presidente turco alla vigilia di nuove elezioni. Il pressing per rendere Santa Sofia moschea è destinato ad ottenere l’appoggio delle organizzazioni islamiste e arriva senza che l’Europa pronunci una sola parola di biasimo contro la cancellazione dell’antichissima Basilica
di Giuseppe Brienza
Santa Sofia è la storica chiesa della Cristianità costruita nel 537 dall’imperatore bizantino Giustiniano (482-565). Trasformata in moschea dopo conquista a mano armata nel 1453 dal sultano Maometto II, nel 1935 l’antichissima Basilica dedicata a Cristo Sapienza (onde il nome “Santa Sophia”) è stata adibita a museo dal dittatore della Turchia Repubblicana e laicista Kemal Atatürk (1881-1938).
Oggi il nuovo autocrate ottomano Recep T. Erdogan, in piena crisi e alla ricerca dell’appoggio islamista, ha promesso di nuovo di riportarla a moschea.Già partire dal 2012 ogni anno nella data dell’anniversario della conquista di Costantinopoli, ovvero il 29 maggio (ma anche in altre occasioni), le principali organizzazioni islamiche hanno preso a riunirsi davanti alla Basilica Costantiniana per pregare e rivendicare l’utilizzo della Chiesa come moschea.
Il tutto nella benevolenza del regime, anche perché la “fratellanza” dei Naxbantiya, alla quale appartiene Erdogan, si batte da anni per la sconsacrazione e riapertura di Santa Sofia come luogo di culto islamico.“Santa Sofia non sarà più un museo. Il suo status cambierà. La chiameremo moschea”, ha ribadito negli scorsi giorni in un’intervista alla tv pubblica il presidente turco, in questo caso alla vigilia dalle elezioni amministrative in tutto il Paese (secondo i sondaggi il suo partito Akp starebbe per perdere anche la capitale Ankara).
Non è la prima volta che il dittatore lancia questa proposta. In passato Erdogan aveva già utilizzato la promessa prima di tornate elettorali difficili, senza poi però intraprendere alcuna iniziativa concreta.
Nel 2005 fu comunque rivolta, “in chiave preventiva”, una petizione al Parlamento europeo per chiedere di far ritornare Santa Sofia a chiesa, ovvero lo scopo per il quale fu costruita in origine (allora si parlava in effetti di condizioni per far entrare la Turchia nell’Ue).”Santa Sophia non è un palazzo pubblico, è un luogo di Dio. Fu il più grande luogo di culto della Cristianità per oltre 900 anni, e secondo molti la chiesa più bella e perfetta mai costruita da un popolo cristiano. Lo splendore del suo effetto complessivo, la sua bellezza ‘paradisiaca’ e lo scintillio della sua architettura, spesso sono stati comprensibili solo in termini di un intervento divino. La magnificenza, spiritualità e prestigio della Grande Chiesa hanno portato alla sua appropriazione come simbolo imperiale e religioso da parte dei sultani. La chiesa di Cristo è stata presa e convertita in moschea, e infine decretata un museo”, si leggeva nell’appello firmato da Angelici Papagika e altri attivisti cristiani, purtroppo finito nel nulla.
Eppure già quando fu convertita in museo Santa Sofia perse tutti i suoi arredi cristiani e molta parte del suo ambiente e atmosfera originali, figuriamoci cosa succederebbe se ogni residua traccia cristiana fosse oggi del tutto cancellata. Attualmente la Basilica appare all’interno come un’area allestita di monumenti, musei e botteghe di tappeti e souvenir, una vergogna per un luogo che è stato per quasi un millennio un amato e solenne luogo di culto