S. Elia, profeta di fuoco

Elia profetaNewsletter dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà — Luglio 2011

Il 20 luglio la Chiesa commemora uno dei personaggi più affascinanti, e forse anche più misteriosi, della storia: S. Elia profeta. Tanto grande da aver meritato di apparire, insieme a Mosè, sul Monte Tabor nella Trasfigurazione del Signore. Eppure sconosciuto al punto di non essere praticamente festeggiato, al meno in Occidente.

Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira era un fervido devoto del profeta. Entrato nel Terz’Ordine Carmelitano – del quale è stato per molti anni Priore a San Paolo – proprio per riallacciarsi al filone dei seguaci di Elia, egli riteneva questa devozione uno dei capisaldi della spiritualità contro-rivoluzionaria. [Di seguito un testo del prof. Corrêa de Oliveira n.d.r.]

Il mistero di Elia ha inizio col fatto che egli, personaggio dell’Antico Testamento, è tuttora vivo

Rapito dalla terra su un carro di fuoco (2Re 2, 1ss), egli scrisse dal paradiso (o dal luogo dove si trova) una lettera di rimprovero a Joram, Re di Giuda (2Cron. 21, 12). Il suo spirito, comunicato al discepolo Eliseo (Ecc. 48, 12), si è poi manifestato lungo i secoli in diversi personaggi, come S. Giovanni Battista (Matt. 11, 14). Elia apparve a fianco di Nostro Signore nella Trasfigurazione (Mat. 17, 3) e tornerà ancora prima della fine del mondo per fronteggiare l’Anticristo (Mal. 3, 23; Ap. 11, 3-10).

Possiamo dunque dire, seguendo l’esegesi tradizionale della Chiesa, che la missione profetica di Elia abbraccia praticamente tutta la storia dell’umanità. Elia è specialmente ricordato per tre motivi: per la sua devozione alla Madonna; come fondatore dell’Ordine Carmelitano; e per il suo spirito infuocato.

Primo devoto della Madonna

Nel tempo del Re Acab, per punire Israele per la sua idolatria, Elia “chiuse i cieli” nel nome di Dio: “Com’è vero che vive il Signore, Dio d’Israele, al cui servizio io sto, in questi anni non cadrà né rugiada né pioggia, se non quando l’ordinerò io” (1Re 17,1)

Dopo tre anni e mezzo di terribile siccità e carestia, i giudei mostrarono segni di pentimento. Allora Elia impetrò Dio affinché tornasse a piovere: “Elia si recò sulla vetta del Carmelo, ove chino a terra, mettendo la faccia tra le sue ginocchia, disse al suo servo: `Và e guarda dalla parte del mare’. Quello andò e, dopo aver guardato, rispose: `Non c’è nulla’. Elia gli ordinò: `Torna sette volte’. La settima volta il servo disse: `Ecco una nuvoletta, piccola come la mano d’un uomo, si leva dal mare’. (…) Or, ad un tratto il cielo si oscurò di nubi, si scatenò il vento e cominciò a cadere una pioggia dirotta” (1Re 18, 42-45).

I commentatori coincidono nel dire che questa nuvoletta raffigurava Maria Santissima, che avrebbe portato una pioggia di grazie (Gesù Cristo) sul mondo. In altre parole, Elia è stato il primo devoto della Madonna che, proprio sul Monte Carmelo, ha dato inizio al culto mariano che dovrà poi durare fino alla fine dei tempi.

Fondatore dell’Ordine Carmelitano

Elia è poi ricordato come fondatore dell’Ordine Carmelitano.

Attorno a lui e al suo discepolo Eliseo, sul Monte Carmelo sorse una comunità di eremiti conosciuti come “figli dei profeti”. Le Scritture contengono diversi riferimenti a questi eremiti, noti in tutta Israele per la loro pietà e spirito di penitenza.

Dopo Cristo, questa tradizione fu continuata, costituendosi così forse la più antica comunità monastica di cui si abbia notizia. Sulla scia di questi eremiti e richiamandosi alla spiritualità di Elia, nel sec. XII venne costituita una comunità religiosa sul Monte Carmelo che, dopo la caduta del Regno cristiano di Gerusalemme, dovette trasferirsi in Europa. Così nacque l’Ordine Carmelitano d’Occidente.

Molti Papi nelle loro Bolle hanno riconosciuto questa paternità eliatica dell’Ordine Carmelitano, e hanno autorizzato i Carmelitani a rendere culto a Elia come il loro Fondatore. Lo stemma dell’ordine reca, infatti, una frase di Elia: “Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum – Ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti” (1 Re 19, 10).

Spirito infuocato

Ma Elia è ricordato anche per un’altra caratteristica: il suo spirito infuocato. Elia è paragonato al fuoco: “Sorse Elia, profeta ardente como il fuoco, e la sua parola bruciava come fiamma” (Ecc. 48, 1). Il grande esegeta P. Cornelio a Lapide, S.J., lo chiama “l’igneo Elia” (1). Elia infatti fece scendere tre volte fuoco dal cielo; due volte per distruggere i battaglioni inviatigli contro da Re Ocozia (2Re 1, 10), e una terza volta per consumare il sacrificio durante la celebre sfida con i sacerdoti di Baal (1Re 18, 38). Sfida che finì con la decapitazione per mano di Elia dei 450 ministri di Baal e dei 400 “profeti dei boschi”.

“Elia fu ignipotente — riprende l’esegeta — ignea fu la sua mente, ignea la sua lingua, igneo il suo cuore, ignea la sua mano con la quale colpì Israele”. (2)

Questo fuoco corrispondeva alla virtù che, nell’universo delle perfezioni divine, Elia era chiamato a rispecchiare nella maniera più singolare: l’ira santa. “Il Signore assolutamente non condanna che si utilizzi l’ira per risolvere le situazioni quando abbisogna — spiega S. Basilio — l’ira è stata sovente ministro delle buone azioni. Pieno di giusta e sapienziale collera, Elia decretò ed eseguì la sentenza di morte contro i 450 sacerdoti della turpitudine, e contro i 400 profeti dei boschi”. (3)

Molti storici si sono interrogati sulle cause che hanno determinato il crollo della Cristianità medievale. E, in un modo o nell’altro, si ricade sempre sulla stessa risposta: ad un certo punto si è fiaccata la fibra. E’ venuto meno l’antico zelo. Sono andate affievolendosi la serietà e l’austerità dei vecchi tempi. Tutto aveva preso a tendere al gaio, al grazioso, al frivolo.

E’ quindi venuto emergendo uno spirito di irenismo sregolato che ha finito col seppellire qualsiasi manifestazione di fermezza in campo cattolico. Ci siamo dimenticati dell’ammonizione biblica: “La vita dell’uomo sulla terra è una battaglia” (Gb. 7,1).

Conseguentemente, il male ha presso il sopravvento.

Una restaurazione della Cristianità deve passare necessariamente per un  ritorno a questa fermezza, che trova appunto in S. Elia un esponente archetipico. Perciò il prof. Plinio Correa de Oliveira riteneva questa devozione un capisaldo della spiritualità della Contro-Rivoluzione.

Note

1. Cornelio a Lapide, Commentaria in Scripturam Sacram. In Ecclesiasticum, cap. XLVIII, 1-13.

2. bid.

3. S. Basilio, Hom. 20, De Ira.