di Antonio Gaspari
Molti lamentano gli effetti di una crisi che non è solo economica e finanziaria. Eppure, come mostra la storia delle civiltà, è proprio durante le crisi che emergono le virtù, le idee e i grandi propositi che danno vita a nuovi progetti di sviluppo.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. Senza crisi non c’è sfida, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi ogni vento è una carezza”. Per questo, esorta Einstein, “lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi che ci minaccia, cioè la tragedia di non voler lottare per superarla”.
E visto che i problemi sono tanti, ma noi ottimisti scorgiamo tantissime opportunità, basta affrontare il tutto con l’amore e la passione necessaria. Per quanto riguarda le attività lavorative, ad esempio, la crisi può essere uno stimolo forte a tutte quella attività produttive che finora hanno coperto solo il mercato interno. Ora che i consumi nazionali stanno calando, le nostre imprese saranno costrette a entrare nel mercato internazionale, incrementando la produzione e migliorando il rapporto tra qualità e prezzo.
Bisogna infatti considerare che la “crisi” riguarda in particolare l’Europa e gli Stati Uniti, mentre tutti gli altri paesi, come Cina, India, Brasile, Russia, Polonia, Corea del Sud, ecc., sono in una fase di sviluppo impetuoso.
Internazionalizzando i nostri prodotti, abbiamo riconquistato il primato mondiale nella produzione e nella qualità dei vini, incrementato significativamente l’esportazione della birra, e abbiamo conseguito ottimi risultati nel campo dell’occupazione, in agricoltura.
Nel corso dell’assemblea annuale, Sergio Marini, presidente nazionale della Coldiretti, ha rivelato che, nel primo trimestre 2011, l’occupazione in agricoltura è cresciuta del +6%, con un +7,6% al Nord, un +6,6% al Centro e un +5,2% al Sud.
Un risultato molto buono, considerando che, negli altri settori, la situazione è quasi ferma o negativa: +0,5% per i servizi, -0,3% per l’industria, -8,1% per le costruzioni. Secondo le previsioni della Coldiretti, l’agricoltura è in grado di offrire 250mila posti di lavoro nei prossimi 10 anni. Dall’analisi sui dati Istat relativi al primo trimestre del 2011, il valore delle esportazioni fa segnare un aumento dell’11%, con un incremento del valore aggiunto dell’1,2%.
Cresce la domanda di livelli più elevati di professionalità, con particolare riguardo a figure specializzate che vanno dal trattorista al taglialegna fino al potatore, ma anche per i profili innovativi all’interno dell’impresa agricola. Il presidente di Coldiretti ha concluso affermando che il Made in Italy alimentare “è un patrimonio del Paese ed una leva competitiva nel mondo e può offrire un grande contributo all’economia, all’occupazione ed alla sicurezza alimentare dei cittadini”.