I mass media di tutto il mondo ignorano il Paese più grande del continente africano. I corrispondenti di guerra ignorano la più lunga guerra che ancora si stia combattendo.
di Domenico Bonvegna
Sulla rivista Cristianità di Piacenza (n.308 di novembre-dicembre 2001 www.alleanzacattolica.org) è stata pubblicata una intervista a cura di Geoff Metcalf al dottor Peter Hammond, direttore di Frontline Fellowship [associazione di sostegno alle comunità evangelical in difficoltà] che cerca d’informare il mondo sull’oppressione dei cristiani in Sudan. Negli ultimi diciassette anni sono morti due milioni di persone.
E’ una guerra fra il settentrione arabo-musulmano e il Meridione nero e cristiano. Si tratta di due Paesi, due popoli diversi dal punto di vista culturale, religioso ed etnico. Il governo sudanese di Khartum mira a imporre la legge islamica anche ai cristiani del Meridione. E quando i cristiani vi si sono opposti, il governo ha cominciato a bombardarne gli ospedali e le scuole, e a ridurne i bambini in schiavitù.
La situazione è gravissima. Ma di questa tragedia l’opinione pubblica non sa nulla e questo è uno scandalo: come possono i mass-media di tutto il mondo ignorare il Paese più grande dell’Africa? Come possono i corrispondenti di guerra ignorare la più lunga guerra che si stia combattendo ancora? Il governo musulmano ha lanciato un jihad, una guerra santa dei mujahedin(guerrieri santi) contro il meridione del Paese. Per il governo sudanese si tratta decisamente di una guerra di religione e di imposizione di una politica di “arabizzazione” e di “islamizzazione”, tutti devono diventare arabi e islamici, oppure vengono ridotti in schiavitù, uccisi o esiliati.
Il governo islamico per combattere i cristiani del Sud ha provocato addirittura la carestia, la fame. Sono stati date alle fiamme i raccolti del Paese, avvelenati i pozzi e sterminati gli armenti. E’ la politica della “terra bruciata”. Tra l’altro nel Sudan, l’influente leader dei Fratelli Musulmani Hassan al-Turabi, l’architetto della rivoluzione islamica sudanese, nel 1992 ha accolto bin Laden. Il dottor Hammond denuncia l’ONU che dà soccorsi alimentari al governo guidato dagli islamici, che poi dovrebbe distribuirli equamente a tutta la popolazione. Invece il popolo cristiano del Sud per ricevere qualche aiuto deve convertirsi all’islam e quindi mendicare in nome di Allah: chi non lo fa muore di fame.
“Tutte le popolazioni che ho visitato sui Monti Nuba affermano che mai, dico mai, è arrivato loro qualcosa dalle Nazioni Unite […] Se vi è gente che vuole aiutare le popolazioni africane, è necessario che faccia le proprie donazioni direttamente a iniziative private, a gruppi precisi, a singole persone oppure alle Chiese […] invece, dando il denaro ai governi, tutto quello che si ottiene è il foraggiamento della corruzione e dell’oppressione”, afferma il dott. Hammond che è testimone oculare, di diversi episodi sulle atrocità commesse in Sudan, come il bombardamento di una chiesa piena di fedeli, miracolosamente rimasti illesi.
Nel Sudan prospera il commercio degli schiavi, incoraggiato dallo stesso governo, manda nel sud del Paese le truppe arabe, dove è possibile abbandonarsi ai saccheggi e alle razzie di persone di colore per arricchirsi attraverso la vendita o l’asservimento.
Molte sono le personalità politiche internazionali che si sono recati in Sudan, ospitati dagli schiavisti arabi, ma nessuno ha detto nulla sulla tratta degli schiavi. Nel 1998, Bill Clinton, si scusò per la partecipazione americana al commercio degli schiavi avvenuto circa 180 anni prima, ma anche lui non ha detto una parola sull’attuale commercio degli schiavi che si sta consumando oggi. Costa poco scusarsi per i peccati commessi da altri in un altro tempo e in un altro luogo, per poi ignorare quanto accade oggi. La Cina comunista è il primo fornitore di armi al governo sudanese del Fronte Nazionale Islamico.
Il direttore di Frontline Fellowship, afferma: “Le bombe che ci sganciano sulla testa, gli aerei che pilotano e le armi che adoperano provengono tutte dalla Cina comunista”. Inoltre i cinesi estraggono petrolio dal suolo sudanese. Ma non tutto è perduto esiste un Sudan libero, controllato dai combattenti cristiani per la libertà: l’85% del Sud è sotto il controllo della resistenza. I suoi membri stanno combattendo per le proprie vite, per la libertà e per un Sudan meridionale cristiano e indipendente. Che cosa possiamo fare noi lettori per aiutare i cristiani del Sudan? Hammond, risponde che vi è bisogno d’informazione.
Ai grandi Media non importa alcunchè se i cristiani vengono perseguitati, crocifissi o resi schiavi dall’altra parte del mondo in Sudan. Esiste di fatto una congiura del silenzio. Quando ci sono di mezzo i cristiani i media laici riscoprono il proprio becero pregiudizio e non raccontano nulla.
Il Sud non sta ricevendo nessun aiuto né alimentare, né di armi; la gente dice: “se il mondo musulmano aiuta militarmente il governo del Sudan, perché quello cristiano non aiuta noi? Per loro- afferma il dott. Hammond– è molto difficile comprendere perché le nazioni islamiche sono felici di allinearsi al jihad decretato contro i cristiani e perché invece le nazioni cristiane non si schierano a fianco dei cristiani che lottano per la propria sopravvivenza”.
L’ostacolo maggiore per le nazioni cristiane è che non sanno che esiste il genocidio delle popolazioni cristiane nel Sudan.