Il ricordo delle atrocità compiute nella Germania nazionalsocialista ancora scuotono gli animi ma le nostre società “democratiche”, sensibilizzate dai filantropi promotori dei diritti civili che si servono al solito dei casi pietosi, si stanno trasformando sempre più in un lager. [n.d.r.]
di Rossella Rumore
Forse non tutti conoscono questa storiella orientale, apparentemente senza senso; tutti però conoscono la storia e soprattutto certi orrori del secolo scorso, quali ad esempio quelli perpetrati da Hitler e i suoi seguaci nei confronti di persone innocenti, non rane.
Giustamente i suoi atti furono ritenuti crimini contro l’umanità, i capi nazisti processati e condannati, tutti inorridirono e continuano a condannare tali crimini, tali atti diabolici e folli. Ancora oggi ci si chiede come sia potuto accadere ciò, come sia stato possibile che una moltitudine di persone, tra cui anche e soprattutto uomini di cultura e scienziati, abbia seguito e assecondato le folli idee di un pazzo indemoniato, fissato con la purezza della razza ariana, senza nessuna pietà verso altri esseri umani.
Eppure filosofi e scienziati elaborarono addirittura teorie filosofiche e “scientifiche” per rendere davvero credibili quelle affermazioni sulla razza, volevano dimostrare la ragionevolezza delle loro tesi anche attraverso esperimenti “scientifici” in cui però non c’era traccia di un briciolo di umanità e razionalità, bensì soltanto di perversa follia.
Come non inorridire pensando a quello che dovettero patire tante povere donne ebree, carne da macello e non persone, in nome del “progresso” della medicina nazista? Donne ferite di proposito con armi da taglio o da sparo alle gambe, infettate con colture di batteri e, per rendere la ferita ancora più grave, scheggiate con pezzettini di vetro o legno, tutto questo per simulare le ferite da guerra e trovare la cura più adatta per i soldati tedeschi.
Oppure pensando ai poveri bambini gemelli, ebrei o di qualche altra etnia scomoda, sottoposti ad esperimenti, vere e proprie torture, senza nessuna base scientifica, come ad esempio le iniezioni di metilene blu agli occhi per trasformarli da scuri ad azzurri; ai bambini venivano inflitte tali atroci sofferenze, ovviamente senza nessun risultato “scientifico”, non si otteneva nessun cambiamento del colore degli occhi, in nome della razza ariana pura, di cui gli occhi azzurri erano una caratteristica.
Com’è noto, infatti, il governo nazista era molto interessato alla “politica demografica”, intesa come sviluppo della popolazione tedesca e “miglioramento” della stessa, a discapito ovviamente delle “razze inferiori” (ebrei, zingari…), scomode, o comunque degli stessi cittadini tedeschi ma con “caratteri ereditari sfavorevoli e pericolosi per la razza ariana pura” ( disabili fisici o psichici).
I mezzi ideati per conseguire questa politica furono: sterilizzazione, aborto, eutanasia e naturalmente i campi di concentramento, su cui tutti ovviamente concordano circa la loro disumanità e crudeltà e sperano che mai più si ripetano i crimini lì commessi. Stesso ragionamento non vale invece per sterilizzazione, aborto ed eutanasia, pratiche giudicate mostruose se pensate ed attuate dai diabolici nazisti, ma giuste, conquiste di civiltà, fondamentali diritti umani, se a legalizzarle sono i moderni stati democratici, sensibili, compassionevoli ed attenti ai bisogni delle persone, dei malati soprattutto, e non insensibili e spietati verso i disabili fisici e psichici come invece lo era la Germania hitleriana.
Solo un essere malvagio sostenuto da altrettanti esseri senza cuore e senza senno poteva giudicare quali vite fossero degne di essere vissute e quali no, riuscendo pure ad essere convincente e “ragionevole” appoggiandosi anche a studi e teorizzazioni di autorevoli studiosi come lo psichiatra Alfred Hoche e il giurista Karl Binding.
Essi, nel loro libro pubblicato nel 1920, “L’autorizzazione all’eliminazione delle vite non più degne di essere vissute” , teorizzarono un’ “eutanasia di Stato”: lo Stato doveva farsi carico della soppressione delle vite non degne di essere vissute, affinché le risorse a loro destinate fossero poi utilizzate per le persone sane, degne di vivere; inoltre l’eliminazione del malato sarebbe stato un bene anche per lui, smettendo così di soffrire, e per la famiglia, che avrebbe avuto un peso in meno.
Calcoli economici dunque, a cui poi si aggiunsero motivazioni “scientifiche” (la salvaguardia della purezza della razza), e “pietà” verso i malati incurabili, che avrebbero così smesso di soffrire, alla base dell’ordine di Hitler del 1° settembre 1939:
“Il ReichsleiterBouhler e il dottor Brandt sono incaricati, sotto la propria responsabilità, di estendere le competenze di alcuni medici da loro nominati, autorizzandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l’umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia”.
Se non fosse per la firma e la data e se non fosse un ordine, bensì una concessione, sembrerebbe quasi una moderna legge che concede liberamente il diritto all’eutanasia dei malati “incurabili”, come ad esempio quella promulgata nel 2002 dal parlamento del Paese più all’avanguardia nel campo dei diritti umani, i Paesi Bassi, i primi a legalizzare l’eutanasia, a cui guardano come esempio di civiltà e grande umanità tutti i sostenitori del “diritto alla morte” anche in Italia.
Certo, penserebbe qualcuno, non si possono paragonare le leggi e le intenzioni di uno Stato totalitario come quello nazista a quelle dei democratici Paesi contemporanei che hanno a cuore la vita (e la morte) umana; le intenzioni di Hitler invece non erano buone, a lui importava portare avanti il suo diabolico piano di “igiene razziale”, il progetto di eugenetica, di miglioramento della razza ariana, selezionando i caratteri ereditari favorevoli e scartando quelli sfavorevoli, ossia eliminando i portatori di tali caratteri oppure sterilizzandoli (la “Legge sulla Sterilizzazione” del 14 aprile 1933 obbligò alla sterilizzazione circa 400.000 cittadini tedeschi ritenuti portatori di malattie ereditarie).
Sono ben note, ad esempio, le sterilizzazioni e le soppressioni fisiche dei malati mentali, ritenuti anch’essi dalla psichiatria tedesca portatori di malattie ereditarie, con una vita non all’altezza della dignità umana e causa solo di gravi preoccupazioni per i loro familiari e per le casse dello Stato.
Il popolo tedesco, ormai indifferente alla cultura di morte nazista, si lasciò convincere della necessità e bontà di tali pratiche grazie ad un’efficace propaganda fatta tramite mostre, riviste, film ecc… Una grande attenzione fu rivolta ai giovani, il futuro della società, per cui intensa fu la propaganda nelle scuole. I tempi son cambiati, ma non l’uomo (sempre facile ad ingannarsi), i metodi e i risultati.
Proseguendo su quella strada di “selezione artificiale”, l’8 ottobre 1935 venne emanata la legge per “La salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco” con la quale veniva autorizzato anche l’aborto nel caso in cui uno dei genitori fosse affetto da malattie ereditarie (ossia nel caso di “previsioni di anomalie o malformazioni del concepito”).
Eugenetica dunque, sempre e comunque, oggi condannata dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Carta di Nizza, all’art. 3) e vietata anche nelle odierne leggi sull’aborto, come ad esempio in quella italiana (194/78) che all’art 1 afferma che“L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non e’ mezzo per il controllo delle nascite.”e non permette che vengano sterminati i pericolosi feti malati o deformati per un futile quanto crudele motivo, quale potrebbe essere “la salvaguardia della salute ereditaria del popolo italiano”, ma per un motivo evidentemente più nobile agli occhi dei civili sostenitori dell’aborto quale la salvaguardia della “salute fisica e psichica della donna”, che può quindi “volontariamente interrompere” la gravidanza anche“in relazione (…) a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito”(legge 194/78 art 4).
Viene chiamato “aborto terapeutico”, ma non è l’unico mezzo usato per “selezionare” le persone degne di esistere. Hitler e i suoi scienziati sconoscevano ancora le moderne tecniche eugenetiche incruente di fecondazione assistita con relativa diagnosi pre-impianto e ricorrevano quindi alla più semplice uccisione dei neonati deformi o affetti da gravi malattie fisiche o psichiche (rientrava nel programma eutanasico hitleriano denominato Action T4) con una iniezione di scopolamina o lasciati progressivamente morire di fame (ai genitori i medici dicevano che avrebbero curato i loro figli con un metodo sperimentale, con cui però c’era una bassa possibilità di riuscita).
Le moderne scoperte scientifiche invece avrebbero permesso di manipolare il patrimonio genetico dell’embrione al fine di predeterminare le caratteristiche genetiche (come sarebbe stato contento Hitler se l’avesse potuto fare!) oppure sarebbe stata possibile la clonazione riproduttiva (fortunatamente vietata anche dalle leggi degli Stati più “aperti”, mentre al contrario è permessa la clonazione “terapeutica” in alcuni Paesi come la Spagna, dov’è possibile in pratica la creazione di “bebè medicinali”) o ancora si sarebbero potuti scartare sin dall’inizio gli embrioni “difettosi” e scegliere quelli sani da impiantare nell’utero tramite fecondazione artificiale, risolvendo così alla radice il problema. Ma non si tratta di eugenetica, dicono, e gli embrioni sono solo “ammassi di cellule”.
Non c’entra nulla l’eugenetica e nemmeno la crudeltà di hitleriana memoria con la “buona morte” che in una clinica universitaria olandese (nella città di Groeningen) si può procurare ai bambini e ai neonati che soffrono di “patologie incurabili e che non son degni di vivere secondo i criteri annoverati dal pediatra Eduard Verhagennel nel Protocollo di Groeningen, pubblicato nella rivista NEJM del 10 marzo 2005: povera qualità di vita, mancanza di autosufficienza, mancanza di capacità di comunicazione, dipendenza ospedaliera, aspettativa di vita.
Perché far soffrire inutilmente tanti poveri bambini? Non è infanticidio se la magistratura riscontra il pieno rispetto del protocollo! Ciò che muove il Protocollo di Groeningen è la “pietà”, così come l’Action T4 nazista. Concedere l’eutanasia è segno di civiltà, soprattutto se serve ad evitare una vita piena di sofferenze a dei poveri bambini inadatti alla vita; sì, come a quelli spartani sul monte Taigeto.
Pare che al giorno d’oggi la “pietà” si manifesti “liberando dal dolore” le persone, almeno quelle che hanno avuto la “sfortuna” di nascere. Strano modo per dimostrarlo, in altri tempi questi gesti “altruistici” si sarebbero chiamati omicidi o, date le enormi proporzioni, genocidi. Come, ad esempio, nel caso dei milioni di bambini uccisi nel grembo delle loro madri; certi disabili, bisognosi di cure o semplicemente di alimentazione ed idratazione, lasciati morire di fame e di sete o uccisi per non vederli soffrire…
Eh sì, la sofferenza fa paura e suscita la compassione della gente, soprattutto se “sensibilizzata” dai filantropi promotori dei diritti civili che, come sempre, si servono dei soliti “casi pietosi” per raggiungere i loro scopi, ossia la legalizzazione dei diritti-delitti contro l’umanità più disparati, facendo leva sulle emozioni della gente. Chi si ricorda il povero Welby inchiodato sul letto? O la povera Eluana, una giovane piena di vita, che mai avrebbe voluto ridursi così!
“C’era una volta una rana che… morì bollita senza nemmeno accorgersene”… Quante rane farebbero ancora in tempo a saltar fuori dal pentolone, se solo si svegliassero…