di Aldo Ciappi
Vi sono vari modi di attuare un colpo di stato. Quello accaduto in Italia è la versione più soft quanto alla forma ma non è detto che sia anche la più indolore quanto alla sostanza.
Il Big-Ben ha detto stop. Non c’è più tempo per le chiacchiere: è necessario far dimagrire rapidamente il mastodontico debito pubblico accumulato dal nostro Stato per evitare il tracollo e se la nostra classe politica si perde in infiniti dibattiti senza decidersi a svoltare drasticamente pagina è inevitabile che altri decida per noi (sulla spinta degli Stati economicamente più stabili che acquistano il nostro debito), col risultato che l’Italia, ufficialmente da oggi, non è più un paese sovrano e non si sa fino a quando questa condizione perdurerà.
Qualcuno potrebbe dire: ben ci sta! Per anni non siamo stati capaci neppure di appendere un chiodo ad una parete senza sottostare al diktat degli anarco-comunisti e dunque era l’ora che qualcuno ci imponesse di porre fine alle giuggiole: da oggi si fa sul serio.
Quasi un senso di liberazione: via alla linea ad alta velocità, via allo stretto di Messina, via alle altre infrastrutture necessarie, stop allo strapotere dei sindacati nelle fabbriche, stop alla miriade di enti inutili e costosi, niente più imboscati nella scuola e nell’università… E a chi non ci sta, olio di ricino in abbondanza, così anche quei poveri poliziotti che finora ne hanno buscate di brutto potranno rispondere con qualche sacrosanta manganellata in testa ai black-blok armati fino ai denti.
Se fosse in gioco solo questo non nego che, sotto sotto, provo un certo senso di masochista soddisfazione; non se ne poteva più delle piroette di tanti politici col mal di pancia che, invece di appartarsi per il disbrigo fisiologico, si affannavano piegati e mugulanti davanti a un microfono o a una telecamera pur di farsi notare. Per non parlare, poi, dei soliti livorosi con la bava alla bocca che pur di far fuori il loro avversario (anzi: l’Avversario) hanno alla fine fatto come quel marito che si evirò per far dispetto alla moglie.
Hanno addirittura brindato a champagne (ma non erano tutti alla canna del gas?).
Se dunque noi italiani – malati di faziosità e incapaci di isolare e neutralizzare i disfattisti che non sono (solo) quelli che danno fuoco alle città ma, piuttosto, chi, dalle cattedre universitarie o da qualche altro comodo pulpito, li arma ideologicamente, e per i quali il ’68 non è mai passato e non ha mai fatto abbastanza danni – non siamo stati in grado finora di prendere ed attuare le decisioni divenute improcrastinabili per la stabilità dei nostri conti pubblici, verrebbe da dire che non tutto il male vien per nuocere. La ricreazione è finita; ora ci si rimbocca le maniche; zitti e mosca!
Purtroppo, il timore è che questo gran putiferio scatenato in sede di U.E. dal duo Merk-kozy (la Francia, che ci aveva fatto recentemente un altro “scherzetto” sottraendoci il petrolio libico, ci ha preso gusto) non si limiti soltanto a problematiche di natura economica ma vi sia anche dell’altro.
“A pensar male….”, diceva Andreotti.
Come è noto, si chiamano “tecnocrati” quei grigi personaggi, poco noti al pubblico ma molto influenti, che agiscono a Bruxelles per conto di agenzie e società internazionali (banche, holding finanziarie e lobbies di vario genere) dettando le linee, se necessario, anche ai governi nazionali all’interno dei quali hanno ben collocati loro pedine, spesso non accontentandosi di far tornare i (loro) conti.
Si dà il caso, infatti, che non di rado si preoccupino anche di fare in modo che nei paesi che si riconoscono in quell’ area geografico-politica, prevalga una certa visione della società e dell’uomo: una visione efficientista e… orizzontale.
In sostanza, ai “tecnocrati” non interessa solo che i conti dei paesi dell’area euro siano in ordine, ma interessa anche, ad esempio, che vengano applicate all’interno dei singoli stati Direttive o Risoluzioni o anche Raccomandazioni che, poniamo, riguardino aspetti che attengono alla sfera lato sensu “culturale” di un certo popolo ai quali, però, detto popolo è legato da secolari tradizioni.
Mi spiego meglio: i “tecnocrati”, oltre a dettare le misure massime del diametro dei cetrioli per non falsare la libera concorrenza dei produttori nei vari paesi, non disdegnano affatto di rivolgere pressanti indicazioni ai legislatori nazionali sul concetto di famiglia, secondo gli stessi, oggi più in voga o sul metodo per avviare all’educazione sessuale i bambini, “suggerendo” talune scelte piuttosto che altre.
E qui cominciano le perplessità: vuoi a vedere che questi “tecnocrati” (anni fa qualcuno preferiva chiamarmi “gnomi”, non perché erano piccoli ma perché agivano senza farsi vedere) vogliono imporci, oltre al modo di stare a tavola o come spendere i nostri soldi, anche i modelli di “famiglia” al plurale, o il distributore di climax alle medie, o come disfarsi silenziosamente del nonno anziano e malmesso che la mutua non vuole più accollarsi perché fa sballare il bilancio?
Se va a finire così (e c’è motivo di temerlo, visto che qualcuno ha già ipotizzato il “tecnico” Veronesi, uomo da sempre di sinistra, già ministro di Amato e parlamentare PD, al dicastero della salute), ecco che i “tecnocrati” del Pensiero Unico Relativista si avviano a prendere (inaspettamente?) due piccioni con una fava.
Infatti, si doveva ben ridimensionare un paese che, da qualche tempo a questa parte, aveva preso un po’ troppo “gallo” con la presenza, dapprima invadente poi ingombrante, del Cavaliere di Arcore.
Un “parvenu”, il Berlusca, mal sopportato nei salotti che contano e al di fuori di ogni “protocollo”, anche per una certa sua malcelata simpatia per quell’Uomo vestito di bianco che dal balcone di S. Pietro continua instancabilmente a richiamare, maternamente, la figlia prediletta; quella splendida creatura che fu un tempo l’Europa cristiana, frutto della predicazione evangelica di generazioni di Santi, che, ormai decrepita e sorda, continua a ballare come una bagascia sull’orlo di un precipizio che presto la cancellerà dalla storia; insomma un fastidioso Grillo Parlante, quel vecchio Papa, al quale è giunta l’ ora di dare una lezione.
Ce la farà quel “bivacco di manipoli” che è diventato ormai il Parlamento italiano ad impedire queste losche manovre a danno della maggioranza degli italiani, popolo davvero riottoso a far sacrifici in nome del dio “Mercato” ma straordinario nel rifiutare, fino ad oggi, la dittatura del relativismo etico di cui i “tecnocrati” sono subdoli mentori? Angosciosa domanda.
Se l’umana ragione sembra tarpare ogni speranza, noi, alla luce dei molti precedenti storici (1948, 1994) in cui ogni più nera previsione è stata ribaltata, vogliamo confidare ancora una volta sull’aiuto della Madonna, con la quale gli italiani, alla faccia di tanti moderni teologici progressisti, hanno sempre mantenuto un filo diretto.
Virgo Lauretana, ora pro nobis!
P.S.: dimenticavo di ringraziare “Silvio” per averci regalato qualche anno di libertà (per quanto vigilata) dai “tecnocrati”, cui certa sinistra, da tempo, faceva, e tuttora fa, da sgabello (do you remember Ciampi?). Non hai fatto molto, è vero, ma hai impedito che certi farabutti facessero ben peggio; altro che bunga bunga!