16 Luglio 2020
Il vicepresidente della Regione Calabria: «La vera omofobia è definire le persone in base a categorie sessuali»
Federico Cenci
È omosessuale dichiarato, ma non ama essere considerato solo per quelle che definisce le proprie «costumanze intime». È autoironico, a tal punto da aver pubblicato, nel 2012, un libro dal titolo Diario di una vecchia checca. Lui è Nino Spirlì, scrittore e autore di format televisivi, da marzo vicepresidente e assessore alla Cultura della Regione Calabria. Come racconta in un’intervista a “iFamNews”, è contrario al ddl Zan contro l’omofobia, che approderà in aula della Camera dei deputati il 27 luglio. Teme infatti che anche la sua autoironia possa essere bandita.
Il suo Diario di una vecchia checca finirà nell’Indice dei libri proibiti?
Se passasse questa legge, il mio “Diario” non sarebbe l’unico libro a rischiare metaforicamente di essere bruciato. Dovrebbero gettare al rogo tutta la produzione di Oscar Wilde (1854-1900): penso per esempio al De profundis.
Ma il titolo De profundis non contiene parole potenzialmente offensive…
La parola non deve spaventare, ognuno si esprime e si definisce come sa e come vuole. Se si bandiscono le parole, siamo sull’orlo dell’abisso.
Tante persone omosessuali si sentono però insultate da definizioni come «checca»…
È fondamentale svolgere un lavoro culturale per insegnare che non è la parola che offende, ma l’intenzione. «Checca» è un termine presente nel lessico sia locale sia nazionale ormai da qualche secolo. Credo che sia molto più volgare parlare di “discoteca gay”, di “locale gay”: parole che sottolineano un’appartenenza, una sorta di ghetto nel quale rinchiudere una categoria di persone.
Non c’è un’emergenza omofobia in Italia?
Ripeto: la vera omofobia è la costruzione di ghetti riservati ai gay, sia nel linguaggio sia nel comportamento. Seguendo questo principio, si finirà per creare supermercati e negozi riservati ai gay. Questa è la vera omofobia: la segregazione, il marchio da appiccicare addosso alle persone.
Gli onorevoli Alessandro Zan e Laura Boldrini hanno garantito che la libertà di opinione non sarà toccata: si fida di queste rassicurazioni?
Assolutamente no. Non mi sono mai fidato di una certa Sinistra che indossa l’abito della tutela dei diritti degli omosessuali “impastandoli” a una serie di altre specificità che non c’entrano nulla con l’omosessualità: la sigla LGBT si è arricchita di altre iniziali a formare una stringa lunga dalla quale manca però la “E” di eterosessuali. Sembra che tutti debbano avere diritti, tranne gli eterosessuali.
Si sente sotto il tiro della comunità LGBT per le sue posizioni politicamente scorrette?
Vorrei che la mia risposta venisse riportata così, letteralmente: “Io me ne straf…. di ciò che può pensare di me la comunità LGBT”, perché sono una persona a prescindere dalle mie costumanze intime.
Un anno e mezzo fa la Commissione Cultura della Regione Calabria aveva approvato una legge contro l’omofobia. Cosa ne sarà di quel testo?
Un anno e mezzo fa passeggiavo tra gli ulivi e gli aranci della mia terra, e mi dedicavo alla mia attività di scrittore. Oggi che sono in Commissione posso assicurare che non sosterrò mai una legge simile.
Sostiene invece #restiamoliberi, l’iniziativa di dissenso al ddl Zan che prevede manifestazioni in tante città italiane?
Sostengo qualsiasi manifestazione che contrasti questa legge e che difenda la famiglia tradizionale. Se riesco, sarò presente a uno degli appuntamenti previsti in Calabria.
Difende la «famiglia tradizionale»: ho fatto bene a definire politicamente scorrette le sue posizioni …
Sono felice quando vedo due persone che decidono di condividere assieme un cammino, a prescindere dalla loro appartenenza sessuale, religiosa o etnica. Ma la famiglia è una sola, ha un significato preciso che non può essere declinato in base alle mode del momento o alle forzature ideologiche.