Lidenbrok 29 Luglio 2020 d
di Mario Arturo Iannaccone·
Lenin era stato inserito in una rete internazionale di solidarietà rivoluzionaria le cui radici sono ancora oggetto di dibattito e contesa fra gli storici. Ma alcuni punti sono fermi.
Innanzitutto a Ginevra, il rivoluzionario frequentò ambienti «spiritualisti» e teosofici. Ci si può chiedere sino a che punto queste frequentazioni influirono sulla decisione di imbalsamare questo «profeta», nonostante l’opposizione della vedova, nonostante il fatto che il materialismo storico dovesse, in teoria, emancipare dal bisogno di conservare corpi umani di leader morti. Esempio per la nazione? Monito perenne? Non sono sufficienti a spiegare l’enorme dispendio di soldi che costrinse a creare un istituto apposito per la preservazione del corpo e uno per la preservazione del cervello.
Il Mausoleo di Lenin
Lenin fu esposto sin dapprincipio in una struttura architettonica che rappresenta qualcosa di nuovo per i mausolei dei grandi di Russia: prima di legno composto da sei gradoni più un settimo su cui poggia un tempietto a quindici colonne, poi di granito e labradorite, con l’alternanza del nero e del rosso. Questo mausoleo fu un ambiguo segnale che la dirigenza del Partito Comunista Russo diede al mondo. Perché una piramide o piuttosto uno ziqqurat ? Forse perché il triangolo è una forma geometrica semplice e universalmente conosciuta.
Anche in questo caso, è suggestivo il richiamo alle antiche culture mesopotamiche e attraverso queste, alla Massoneria o alla cultura magico-esoterica che si sviluppò all’ombra degli Alti Gradi. Sulle frequentazioni teosofiche e massoniche del giovane Lenin sono stati scritti libri ma il terreno resta insidioso; nonostante quest’insidia storici prestigiosi non esitano ad accennarvi. All’attribuzione a Lenin e a Trotskij di «non dimenticate esperienze massoniche» allude persino il maggior storico della massoneria italiana Aldo M. Mola (Mola A.M. Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani, Milano 1992 2a, p. 463.).
Richiami non massonici?
Però il Partito Comunista non contemplava la possibilità della Massoneria, abolita, proibita, e finalmente «superata» – forse il termine più appropriato – in tutte le terre dell’impero sovietico. Nondimeno, i documenti prodotti soprattutto durante i processi della fine del Settecento e dell’Ottocento intentati a cospiratori aderenti a fratellanze massoniche, rese evidente che la possibilità del comunismo era ben presente in molti raggruppamenti massonici. Lo contemplavano gli Illuminati di Baviera fondati nel 1776, lo contemplavano, come «scopo segreto», da rivelare soltanto agli iniziati giunti ad un certo grado, i gruppi fondati da Filippo Buonarroti, nella cui rete era entrato anche Mazzini.
Superata e raggiunto il comunismo, la rivoluzione avrebbe dovuto bruciare la scala di cui si era servita. Per questo motivo, in linea di principio, alcune di quelle teorie declassate come «teorie della cospirazione», andrebbero recuperate ed esaminate – per lo meno in alcune loro parti – con maggiore serenità. Uno dei più considerati dizionari enciclopedici della Massoneria, il Dictonnaire de la franc-maçonnerie di Daniel Ligou da per certa un’iniziazione di Lenin alla loggia L’union de Belleville del Grande Oriente di Francia poco prima del 1914.
E aggiunge, in modo un po’ enigmatico, che egli fu stato «esposto al Cremlino irrigidito nell’Ordine dell’Apprendista» (Ligou D., cur., Dictonnaire de la franc-maçonnerie, Press Univ. De France Paris p. 714. La fonte è la Revue internationale des Sociétés Secrètes (Vol. VIII, 1919. p. 702). Un’allusione al fatto che l’«apprendista» Lenin avrebbe bruciato le tappe?
Segnali di distacco dalla massoneria esoterica
Le implicazioni di questa notizia, se accertata, sarebbe di straordinaria pregnanza simbolica, ma è impossibile da accertare. Coloro che controllarono le esequie e l’imbalsamazione di Lenin non erano massoni, erano bolscevichi e potevano appartenere, piuttosto, ad altri gruppi settari non massonici. Se poi la circostanza è vera, il fatto che Lenin sia stato irrigidito nella posa dell’apprendista sembra implicare che il rivoluzionario non appartenne mai agli altri gradi dell’istituzione massonica.
La massoneria internazionale (ciò il complesso delle più importanti istituzioni massoniche) era all’epoca di Lenin già una forza moderata, borghese, e Lenin non ne rappresentava sicuramente l’ideologia. Piuttosto, gli studi di Barbara T. Norton, mai confutati, hanno rintracciato nella fondazione della loggia Grande Oriente dei Popoli di Russia, nel 1912, la vera centrale ideologica della rivoluzione pacifica e gradualista di Kerensky, che fu effettivamente un massone appartenente a quella loggia (T. Norton B., cur. The establishment of democracy in Russia: the origins of the provisional governement reconsidered, in«History of European Ideas», v. 11(1989), pp 181-188).
Come sappiamo, la Rivoluzione d’Ottobre scalzò quella borghese di Kerensky. Dunque è tra gruppi settari più piccoli, forse para-massonica, che vanno cercati gli indizi più significativi per comprende come fu inscenata la morte del messia della Rivoluzione.
Il «socialismo vegetariano» di Monte Verità
Lenin e Trotskij parteciparono al gruppo di «socialismo vegetariano» di Monte Verità, presso Ascona, una sorta di comune, di laboratorio di idee e di scambio di esperienze, che coinvolse anarchici, scrittori e pittori d’avanguardia, psicoanalisti come Jung, filosofi come Martin Buber, teosofi come Alice Bailey («Nella geografia sacra dei movimenti magici in genere, Monte Verità ha tutti i requisiti per essere considerato il santuario principale.
Nasce nei primi anni del XX secolo come colonia vegetariana e naturista (nudista) per opera di Henri Oedenkoven (1875-1935) e di Ida Hoffinann (1864-1926), e comincia ben presto ad attirare anarchici, teorici del «ritorno alla natura», teosofi, occultisti e seguaci del movimento della «riforma di vita» (Lebensreform).» Introvigne M. cur. Enciclopedia delle religioni, Ellecidi Leumann-Torino).
Monte Verità che divenne uno dei think-tank del nascente pensiero rivoluzionario («di destra e «di sinistra») e dello slittamento di paradigma che doveva portare a quello che studiosi di diverse amano concordemente indicare come l’epoca di Dioniso (Elémire Zolla da un lato e Michael E. Jones, autore del notevole Dionysos Rising, Ignatius Press dall’altro).
Una parte dei frequentatori di Monte Verità confluirà poi in un’altra «festa rivoluzionaria», quella stabilita a Fiume da Gabriele d’Annunzio, dove la polarità pacifista si era rovesciata nel suo contrario, lasciando intatte però molte delle componenti culturali già operanti a Monte Verità.
Un Lenin sconosciuto
La Svizzera nella quale Lenin e i suoi amici – a Ginevra, a Lugano – erano vissuti divenne, durante la Bell’Epoque, un laboratorio politico avanzato nel quale convivevano istanze «di estrema destra» e «di estrema sinistra» spesso accomunate da idee esoteriche sulla vita.
L’azione di Lenin godette di appoggi e complicità ad altissimo livello, che comprendevano importanti banche d’affari inglesi, americane, prussiane. Fu aiutato da Aleksandr Israel Lazarevich Hel’fand, detto Parvus, trafficante e faccendiere arricchitosi con il mercato del grano e delle armi tra la Turchia e i Balcani. D’altro canto fu il Kaiser a concedere la partenza del famoso vagone piombato che avrebbe portato Lenin il 16 aprile del 1917 a San Pietroburgo, accompagnato da 31 compagni, fra i quali Abramovitch, Rosenblum, Radek e la moglie Kruskaja, assieme a 40 milioni di franchi-oro, una cifra assolutamente enorme per l’epoca. Malato, Lenin verrà curato dal medico dei Krupp, il professor Förster. Delle molte e divergenti ipotesi
Francobollo celebrativo
Su questi fatti, ormai largamente acquisiti dalla storiografia, si possono innestare più ipotesi, del tutto divergenti, la più classica fra le quali sostiene che i poteri occidentali e le loro fonti di finanziamento (l’establishment finanziario, la cosiddetta «Alta Finanza») contribuirono alla distruzione del colosso russo per fiaccare un temibile concorrente militare e economico. È una classica ipotesi funzionalista, che vede nell’economia i principali moventi dell’evoluzione storica, e che sicuramente ha giocato un ruolo importante nel finanziamento dei rivoluzionari (gradualisti e massimalisti).
E non si può, allo stato degli atti, ignorare il contributo che la massoneria internazionale, attraverso suoi esponenti di spicco, diede all’opera di Kerensky (Nemmeno si può ignorare l’attività della pletora di organizzazioni iniziatiche e settarie nelle quali militavano molte persone di cultura ebraica, tradizionalmente associate al radicalismo politico. Secondo una delle principali biografie di Lenin, il nonno di Lenin per parte di madre, di nome Blank, sicuramente di religione non ortodossa come la figlia, era un ebreo di Odessa convertito al luteranesimo. Fischer L., Vita di Lenin, 1, Il saggiatore, tr. it. Il saggiatore Milano 1967, pp. 13-14). In sintesi, varie potenze occidentali, potenze finanziarie, ed élite culturali, contribuirono al successo della Rivoluzione.
L’élite spiritista della Rivoluzione di Ottobre
Ora, la domanda da porre è la seguente: quella parte dell’élite spiritualista, spiritista e probabilmente occultista che aveva favorito la Rivoluzione d’Ottobre, più un complotto internazionale che l’iniziativa di uno sparuto gruppo di idealisti, fu la stessa che gestì la morte di Lenin? Poté influire sulla piccola cerchia di uomini che ne organizzò le esequie e l’esposizione permanente? L’ipotesi non è peregrina vista la vicinanza temporale fra rivoluzione e morte del suo principale artefice, circa sei anni. Se così è, questa élite premette perché Lenin fosse preparazione come una mummia che gli desse l’apparenza dell’eternità. Rispetto alla vicenda di Mazzini, quella di Lenin è stata a lungo meno facile da leggere, perché il «materialismo assoluto» rendeva ciechi gli storici, spesso marxisti loro stessi.
Lenin e lo gnosticismo rivoluzionario
Due studiosi ex marxisti come Luciano Pellicani autore di La società dei giusti. Parabola storica dello gnosticismo rivoluzionario (Etas, Milano 1995) e Giorgio Galli, in varie opere, sono arrivati separatamente alla conclusione (o almeno all’ipotesi) che il bolscevico come si trovò dopo l’Internazionale del 1919 fu un prodotto dello gnosticismo rivoluzionario, un chiliasmo religioso che intendeva rovesciare e poi rifare ogni istituzione umana ab imis le cui origini potrebbero essere definite, molto imprecisamente, «giudaico-cristiane».
Quali che siano le ragioni storiche che l’hanno portato alla vita durante lo scatenamento della Prima Guerra Mondiale il marxismo-leninismo divenne una delle forme storiche della gnosi eterna rappresentata da gruppi particolarmente radicali come gli Illuminati di Baviera (1776) o i Filateti (1773). Queste forme di gnosticismo dividono l’umanità in coloro che hanno ricevuto la luce della conoscenza e in coloro che non la possiedono. Il passaggio dall’una all’altra forma è dato unicamente dalla gnosis, la conoscenza.
È anche l’opinione anche di uno dei più grandi studiosi di gnosticismi, Ioan Couliano, cui si rifà anche Pellicani: Lo gnosticismo è quella tradizione di pensiero soteriologico, formatasi nei primi secolo dell’era cristiana, che ha attraversato, (…) il sottosuolo della civiltà occidentale. Esso ha avuto un carattere così proteiforme da indurre Ioan Couliano a scrivere che lo gnosticismo, seguendo una semplice “regola di riproduzione”, ha sviluppato tutte le possibilità logiche contenute nelle sue sequenze, combinandole quasi sempre in modo originale”. Il che gli ha permesso di essere al tempo stesso uno e molteplice, cioè sempre identico a se stesso pur nella varietà delle sue manifestazioni dottrinarie. In effetti, esiste un complesso di elementi tipici e fortemente caratterizzanti che, correlati, formano una specifica e inconfondibile “sindrome gnostica”. (Pellicani L., La società dei giusti. Parabola storica dello gnosticismo rivoluzionario, Etas, Milano 1995, p. 180).
Il vero scopo del Bolscevismo?
Pellicani svolge con logica serrata questo «complesso di elementi tipici» che ha avuto prima del Bolscevismo, la sua più completa manifestazione nel Manicheismo. Il Bolscevismo, però, «sapere soteriologico» che mira alla salvazione del mondo attraverso il suo capovolgimento, divenne un’Internazionale potente, al cui centro si era stabilita una vera e propria gerarchia sacerdotale, una casta inflessibile, che si autopurificava con il sangue, ogni volta che qualcuno deviasse dalla linea e che non esitava a eliminare popolazioni intere per far sprizzare la Luce. Il programma di Marx fu definito una «ri-escatologizzazione del Cristianesimo» (L’espressione è di H. Desroche).
O del Giudaismo nella forma frankista. Engles arrivò a scrivere parole che sono lampanti atteggiamenti neo-gnostici: Ci siamo svegliati (…), l’incubo che ci opprime il petto è svanito, ci sfreghiamo gli occhi e ci guardiamo intorno sorpresi. Tutto è cambiato. Il mondo che ci era così estraneo, la natura, le cui forze nascoste ci atterrivano come spettri ora ci è familiare. Il mondo che ci appariva come una prigione si mostra nella sua vera figura come una magnifica reggia; ogni disordine, ogni angoscia, ogni scissione è sparita.
I templari di Engels
La liberazione, aggiunge Engels, viene raggiunta grazie al «nuovo Graal, l’autocoscienza dell’unità»; la vocazione è «diventare templari di questo Graal, cingere ai fianchi la spada per esso e rischiare lietamente la vita nell’ultima guerra santa, alla quale seguirà il Regno millenario della libertà» (Ibidem, p. 189). Sono parole impressionanti tratte da Schelling e la rivoluzione di Engles, che fanno il paio con altre, e numerosissime, che possono essere tratte da Marx e altri teorici del marx-leninismo. Anche perché vengono toccati anche alcuni tipici punti dello neo-gnosticismo dell’ultimo secolo, che comprende il Graal e il Regno Millenario. Anche per la singolarissima assonanza con quel Reich Millenario che sarà proclamato da quello che Pellicani chiama il «contro-gnosticismo nazista» (Ibidem, p. 371-383).
I «sacerdoti» bolscevichi
Innegabilmente, il Bolscevismo russo si organizzò come una casta sacerdotale di sacrificatori e auto-sacrificatori, «gnostici» inflessibili, messianisti di un messianismo puramente terreno. Si può dire che, al crollo dello zarismo, Lenin mise al servizio della causa «la sua fede fanatica» e il «suo genio politico» cogliendo l’occasione del vuoto di potere. Lenin divenuto improvvisamente leader carismatico convertì alla sua fede ascoltatori anche poco coinvolti, come raccontarono Suchanov e Goldenberg.
Fu aiutato da un’internazionale finanziaria che comprendeva molti elementi importanti dello stesso establishment occidentale, compresa la Prussia. Il che colloca questo avvenimento molto più vicino di quanto per decenni si sia ammesso al «contro-gnostico» Hitler che godette non soltanto di una simile solidarietà finanziaria, ma persino della solidarietà degli stessi elementi che favorirono Lenin. Questo è il cuore rovente della contemporaneità, il sole nero difficile da fissare.
Le oscure connessioni del male
I due rivoluzionari, falliti sino a pochi mesi prima, assurgono al potere per loro genio politico, per la capacità di saper cogliere, macchiavellicamente, l’occasione. Ma assurgono al potere anche grazie ad insospettate collusioni con i padri oscuri dei totalitarismi del Novecento. E costruiscono le due più spietate macchine di distruzione di vite umane della storia. Prima fra tutte i ordine di tempo, la Ceka, «una delle più formidabili istituzione di omicidio statalmente organizzato che il mondo abbia mai visto» (Ibidem, p. 217.L’espressione citata è di Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, II, p. 295).
Non diversamente da quanto aveva fatto Mazzini (con maggiore moderazione, s’intende). Già nel 1918 Lenin parla esplicitamente della necessità del «terrore di massa», delle «deportazioni» e degli omicidi degli «uomini nocivi». I capi bolscevichi erano pienamente consapevoli della natura carismatica del loro movimento e non perdevano occasione di sottolinearla. “Lenin fu considerato come il capo…di una gerarchia sacerdotale”, mentre Stalin già nel 1921 parlava esplicitamente del Partito Comunista come di “una specie di Ordine dei Cavalieri Portaspada in seno alla stato sovietico, del quale dirigeva gli organi e ispirava l’attività”. In aggiunta, il partito si elevava al rango di istituzione “infallibile”, padrona assoluta della Storia e destinata ad estendere la sua giurisdizione potestatica al mondo intero. (Ibidem, p. 227).
Il Partito dei «risvegliati» Propaganda americana (?)
Grigory Lukaks svilupperà in modo impeccabile lo gnosticismo rivoluzionario. In esso, scrive Pellicani, «vengono sviluppati come meglio non si potrebbe tutti i corollari impliciti nell’immanentizzazione dell’eschaton giudaico-cristiano compiuta da Marx sulla scia di Hegel». È una perfetta rielaborazione della visione gnostico-manichea della storia: due principi in lotta; la reintegrazione attraverso tre tempi, un soggetto-paria «carismaticamente eletto dalla storia – il proletariato concepito come Messianklasse» e un Paracleto, il partito dei risvegliati (Ibidem, p. 230). Il fondo culturale, insomma, è simile a quello dei tanti movimenti dello spiritualismo gnostico.
La diversità sta nell’immanentismo, nell’identificazione della classe operaia nel Messia storico; nel Partito come Paracleto. È il capo carismatico chi era? Il Precursore, equivalente al Giovanni Battista? Sicuramente, egli era visto come un sacerdote-re, simile a quelli che governavano gli imperi degli assiro-babilonesi o degli egizi. Ma è possibile spingere queste analogie oltre, rinvenendo delle credenze annidiate nel materialismo storico che potessero giustificare la per molti versi misteriosa decisione di imbalsamare Lenin e di porlo sotto ad uno ziqqurat, cioè una piramide a gradoni?
La scelta fu, in altre parole, motivata soltanto dall’esigenza di suggestionare il popolo o da credenze letterali che una larva di Lenin poteva esercitare se il suo corpo non veniva distrutto? L’implacabile anticristianesimo di Lenin (continuato poi da quello di Hitler) lo vedrà giacere in un bagno chimico perennemente rinnovato di fronte ad una delle poche chiese sopravvissute alla centinaia rase al suolo (circa 600 nella sola Mosca): la Cattedrale di San Basilio: un’opposizione significativa. Questa collocazione, il modo e il luogo del riposo di Lenin richiedono una spiegazione.
Vai a “La mummia di Lenin: la morte dell’immortale”
Bibliografia
- Pellicani L., La società dei giusti. Parabola storica dello gnosticismo rivoluzionario, Etas, Milano 1995.
- Fischer L., Vita di Lenin, 1, Il saggiatore, tr. it. Il saggiatore Milano 1967.
- Michael E. Jones, Dionysos Rising, Ignatius Press.
- Ligou D., cur., Dictonnaire de la franc-maçonnerie, Press Univ. De France Paris p. 714. La fonte è la Revue internationale des Sociétés Secrètes, Vol. VIII, 1919.
- Mola A.M.Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani, Milano 1992.
- Zbarsky I. – Hutchinson S., All’ombra del mausoleo. La storia dell’uomo che imbalsamò Hitler, Bompiani, Milano 1994.
- Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, II.